I populisti e la casta: storia di un'alleanza presto in mondovisione

Al direttore - Prima gli eatalyani!

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Perché spostare il Turismo dal Mibact al Mipaaf è un errore politico, culturale e industriale che farà male al Mipaf, al Mibact e al turismo: 1) Il referendum ha abrogato il ministero del Turismo ridimensionando fortemente il suo valore in forza anche delle, purtroppo, competenze esclusive assegnate sul tema dalla improvvida riforma costituzionale del 2001 alle regioni. 2) Il suo declassamento a dipartimento della presidenza del Consiglio ne ha con il tempo manifestato tutta la sua debolezza e incapacità di incidere sia nei confronti del sistema regionale sia della stessa Enit con le conseguenze evidenti a tutti, debolezza acuita e non ridotta anche quando vi era un ministro con delega esclusiva senza portafoglio che poco o nulla ha potuto fare, a prescindere dalla sua volontà, per i limiti imposti dalle leggi alle sue possibilità di azione. 3) Quando si decise per l’accorpamento con il Mibact lo si fece per valorizzarne e sfruttarne al massimo le potenzialità nell’ambito di quello che giustamente è stato definito il ministero economico più importante del paese. Con risultati importanti sia in termini di riacquistata forza e autorevolezza nei confronti del sistema regionale sia di spesa che di riqualificazione dell’Enit e del sistema industriale e aziendale del settore. 4) Comprendo la logica che sottintende il suo passaggio al Mipaaf ma la ritengo insufficiente ed estremamente debole rispetto a quella che motivava il suo accorpamento al mibac. Le politiche agricole sono state trasferite per competenza alle regioni, anche quel ministero fu abrogato dal referendum,  la forza però del sistema imprenditoriale del comparto agroalimentare e della pesca si è imposta e, a ragione, ha tenuto viva e fortissima la struttura ministeriale specie per i poteri di controllo e regolazione della materia e per i rapporti con l’Ue. Il Mipaaf è un granitico corpo monolitico difficilmente penetrabile che risponde a logiche e politiche non solo economiche da tempo strutturate e certamente poco duttili o “piegabili” all’esigenze del comparto turistico. Introdurre una debolezza all’interno di una struttura forte rischia di soffocare la prima e di non far funzionare al meglio l’altra. 5) Se proprio si vuole smontare quanto fatto, errore gravissimo,  allora lo si riporti alla Presidenza e si faccia una battaglia per restituire poteri veri al ministero del Turismo autonomo e forte. 6) L’optimum sarebbe la creazione di un grande importante ministero per lo Sviluppo e la tutela culturale, agroindustriale, del turismo e dello sport che, come quello del Lavoro e dello Sviluppo economico, accorpi le competenze dei quattro i ministeri, Mibact, Mipaaf, Turismo e Sport che rappresentano i settori trainanti del paese, per definire una strategia unica forte e autorevole dei comparti culturali, economici e strutturali che fanno dell’Italia ancora oggi e nonostante tutto una potenza mondiale riconosciuta come eccellente, innovatrice e meritevole. Non discuto le qualità e le capacità del ministro Centinaio, esperto della materia, che vedremo presto all’opera e a cui auguro ogni successo per il bene del paese. Il tema è giuridico e sostanziale.  La legge assegna ampi poteri sulle politiche del Turismo alle regioni. Coordinarle è un lavoro esclusivo e sfibrante.  Spero di essere smentito dai fatti e se dovesse accadere ne sarò felice e lo dirò apertamente. Oggi esprimo le mie preoccupazioni e timori per evitare di commettere errori difficilmente riparabili come quelli commessi con la frettolosa riforma del 2001. Come Cultura Italiae apriremo sul tema uno specifico “Fuoco” sul tema a cui invitiamo fin da ora i ministri competenti del Mipaf e del Mibact per un confronto serio e alto che possa essere di reciproco aiuto.

Angelo Argento

 


 

Al direttore - Elsa Fornero, da ministro della Repubblica, viaggiava su voli di linea in classe turistica anche quando si recava in missione ufficiale all’estero. Matteo Salvini non ha esitato a postarsi in rete a bordo di un aereo di Stato. E per darsi importanza con gli avventori dei bar Sport della Pianura padana ha riprodotto e diffuso  anche i documenti riservati che stava consultando.

Giuliano Cazzola

Il momento spassoso sarà quando tutti si accorgeranno come i populisti diventeranno i migliori amici della casta che volevano combattere. Con le prime nomine, e i primi capi di gabinetto, tutto sarà chiaro.

 


 

Al direttore - Scriviamo in relazione al vostro articolo pubblicato su www.ilfoglio.it il 6 maggio 2018 e intitolato “L’epica della caffettiera”. Vi informiamo che l’articolo summenzionato a firma di Michele Masneri, il quale riporta dichiarazioni di Chiara Alessi Angelini, contiene diverse inesattezze per le quali la scrivente società ha già inoltrato diffida per diffamazione alla predetta. Ai sensi dell’art.8 della Legge 47/1948, con la presente intendiamo esercitare il nostro diritto di replica, chiedendovi di pubblicare la seguente dichiarazione: “I giudizi utilizzati dalla Sig.ra Alessi risultano a noi del tutto incorretti e inopportuni, considerando il fatto che, dalla data di acquisizione del marchio Bialetti avvenuta nel 1993, il Gruppo Bialetti – che ha sede centrale in Italia (precisamente a Coccaglio, in provincia di Brescia), ed impiega alle sue dipendenza quasi un migliaio di persone residenti nel nostro paese – ha tutelato, investito e promosso la Moka Bialetti. Si noti che, negli ultimi 25 anni, il Gruppo Bialetti ha articolato l’offerta delle caffettiere su 16 linee, la cui produzione giornaliera è di circa 25 mila pezzi, per un totale di oltre 5 milioni di pezzi prodotti all’anno. I ricavi in termini di valore hanno consentito al Gruppo Bialetti di raggiungere una quota di mercato nel segmento delle caffettiere non elettriche pari al 65 per cento, registrando ampio gradimento in Italia e all’estero. Il raggiungimento e il mantenimento nel tempo di una quota di mercato così elevata è la conferma dell’impegno costante che il Gruppo Bialetti profonde nel proporre prodotti caratterizzati da fattori distintivi quali tradizione, riconoscibilità, alto grado di innovazione e ampiezza della gamma. Teniamo infine a far presente che, grazie all’iniziativa del Gruppo Bialetti, la Moka Express Bialetti è presente nel Museum of Modern Art di New York, rappresentando l’Italia nel mondo. Tale nostra richiesta di giustifica dal fatto che la Sig.ra Alessi ha utilizzato nei confronti della nostra società un termine fortemente offensivo e ingannevole, causando seri danni d’immagine al Gruppo Bialetti, per i quali ci siamo già riservati nei suoi confronti di adire le opportune sedi giudiziali. Ciò anche alla luce del fatto che il commento offensivo proviene da una persona fortemente legata a una nostra società concorrente. Distinti saluti.

Egidio Cozzi, Direttore generale Bialetti

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