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Lettere rubate

La dedizione di Roth per il suo lavoro e quella del suo biografo per lui

Annalena Benini

La biografia dello scrittore è un magnifico esaltante lusso. Crediamo di sapere tutto su di lui ma questo libro è di più: è la materia su cui Roth ha costruito la sua letteratura

Ogni tanto facevamo una pausa per andare in bagno e sentivamo, attutito attraverso la porta, l’uno il fiotto dell’altro. Un bellissimo pomeriggio assolato sedevo sul divano del suo studio, ascoltando il nostro più grande romanziere vivente che si svuotava la vescica, e pensai che nessun biografo letterario americano avrebbe potuto chiedere di meglio.
Blake Bailey, “Philip Roth, la biografia” (Einaudi, 1.040 pp.)

 

Questo è soltanto un consiglio, non una recensione. È una breve indicazione, una proposta, è l’invito a godersi il magnifico esaltante lusso della biografia di Philip Roth. Mille pagine, quindi potreste programmarlo per qualche ponte, vacanza, reclusione da Covid, oppure fare come me e leggerlo quando assolutamente non ne avreste il tempo, dopo aver deciso che è impossibile resistere e che questa vita di uomo e di scrittore, di immenso scrittore, è troppo interessante, troppo significativa per rimandare. 

 

Crediamo di sapere tutto di Philip Roth perché lui è stato così ossessivo da servirci grandi pezzi di sé nei suoi romanzi, ma quella è una piccolissima parte, quella è letteratura. Questa invece è la materia su cui Roth ha costruito la sua letteratura. La materia famigliare, sessuale, politica, le persone di Newark, la disciplina, l’ira, il genio, gli altri scrittori su cui ha fondato tutto. Le donne naturalmente: un uomo che ha passato la vita a respingere gli ostacoli per scrivere e a studiare le donne, e che ha finito per sposare le due più disastrosamente inadatte (rifiutando quelle adatte) per il semplice motivo che loro insistevano perché lui lo facesse. Un figlio ubbidiente, per la maggior parte dei suoi giorni Roth è stato questo. Ma appunto è impossibile riassumere, semplificare, credere di avere individuato la chiave o l’interpretazione sorprendente. La chiave è fatta di molte cose e di trentun romanzi, di un sobborgo di New York e di un’esistenza quotidiana dedicata quasi completamente alla letteratura. Non era un monaco, ma era anche un monaco. La sua dedizione era totale. La dedizione del suo biografo (e del traduttore Norman Gobetti) è stata totale, e anche l’umiltà di non mimetizzarsi dentro Philip Roth ma di lasciarci sentire la differenza. Quando ci sono virgolettati tratti dai romanzi, dagli appunti, dagli scritti di Philip Roth, la pagina vola.

 

C’è tutto qui dentro: tutto quello che serve per capire, per ammirare, per sentire profondamente e nel dettaglio anche quanto può essere microscopica la vita di un genio, ma continuamente illuminata dalla grandezza dell’ironia. Verso la fine della sua vita, Roth faceva spesso una passeggiata (molto lenta) dal suo appartamento al museo Natural History e ritorno, fermandosi su quasi tutte le panchine lungo il percorso, inclusa una panchina accanto a un pilastro rosa con l’elenco di tutti gli americani che hanno vinto un Nobel. Una sua amica, commentandone la bruttezza, disse: “E perché l’hanno piazzato proprio qui?”. Roth rise: “Per farmi dispetto”. Avrei voluto che questo libro non finisse mai, perché a ogni pagina sembra svelare qualcos’altro, spingersi più avanti, in questo continuo ritornare laggiù, a Newark, e poi ritornare dalle donne, a cominciare da Bess, la madre: sognate amate disprezzate subite immaginate fuggite erotizzate fino alla fine. “Sono giovane, ubriaco (di sesso) e non morirò mai”, era il mantra di Roth nell’estate del 1956. In fondo, ha avuto sempre ragione lui.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.