Una storia su Grillo e Zingaretti contro Parisi

Al direttore - Ultimo tango a Parisi.

Giuseppe De Filippi


 

Al direttore - Sulla lettera di Marcenaro a Renzi. Potrebbe, pro veritate dire, far capire, che quell’Italia che poteva far debito emettendo spensieratamente, titoli di stato per coprire le spese, correnti e aggiuntive, ripianare bilanci di aziende pubbliche, sanità, comuni, province e regioni e, fare interventi “sociali”, non esiste più? Sarebbero occorse le palle del Colleoni. Già. Il movente del 60 per cento del No, pensava invece esistesse ancora e che la riforma avrebbe leso gli adorati “costumi”. Se fosse stato possibile estendere gli 80 euro a tutti i pensionati fino 1.500, agli statali, a tutti, insomma e magari gratificare anche le pullulanti caste corporative, non saremmo qui a discettare. La realtà ci racconta che ci siamo trovati sul groppone debiti e “costumi” consolidati, prodotti dai debiti stessi, senza la possibilità di farne ancora. Povera politica, cioè poveri noi, tra l’incudine e il martello del macigno trasversale del “non voglio rimetterci nulla”. Conveniamone, è un bel casotto.

Moreno Lupi


   

Al direttore - Come non condividere Marcenaro. Ha individuato il motivo per cui il consenso del Pd è in caduta libera, l’abbandono del progetto riformista. Renzi era nato come l’innovatore di una politica ormai incapace di modificare lo status quo, dal 4 dicembre tutto questo è stato abbandonato. Come biasimare chi non sia convinto da questa nuova retorica immobilista?

Michele Marroni

  

Non sappiamo se il Pd riuscirà a tornare al 40 per cento sognato da Marcenaro (è dura eh). Sappiamo però che per puntare al 40 per cento, piccola notizia, il Pd vuole candidare, tra gli altri, un giornalista di un grande giornale: si chiama Tommaso Cerno è il condirettore di Repubblica. Chissà.


  

Al direttore - Ho stima delle idee di Parisi: spero che nel suo futuro impegno, in caso di vittoria, sia coerente, compresa l’abolizione delle province e tanto altro ancora sulla strada delle riforme, come dalle sue dichiarazioni a suo tempo, quando doveva diventare leader dell’area di centrodestra, secondo Berlusconi. Quello che non mi convince sono le strategie del centrodestra, sempre confusionarie. Così abbiamo Parisi, prima candidato a sindaco di Milano e poi a presidente della giunta regionale del Lazio.

Giovanni Attinà

 

Tutto molto bizzarro, ma Zingaretti contro Parisi sarà una bella sfida. Ai tempi della sfida tra Sala e Parisi, avevamo scritto: vi prego, dateci per Roma chiunque arriverà secondo. Parisi è arrivato secondo e ora eccolo qui. Ci divertiremo.


 

Al direttore - Cosa è successo tra Grillo e Casaleggio? Davvero Beppe vuole rottamare il M5s?

Luca Maffei

Non esageriamo. La storia però c’è ed è diversa e secondo quanto risulta al Foglio la rottura è nata così. A inizio gennaio. Quando il comico genovese, che della piattaforma Rousseau è il titolare del trattamento dei dati, è venuto a sapere dai giornali, e non da Davide Casaleggio, dell’indagine del Garante della privacy sulla piattaforma Rousseau. Grillo, in passato, ha scelto di essere domiciliato per le questioni legali presso la sede della Casaleggio Associati, ma dalla Casaleggio Associati nessuno aveva avvertito Grillo dell’indagine in corso. La pentola era già piena, il coperchio è saltato più o meno così. Ma la storia di Rousseau ha altri dettagli inediti che meritano di essere raccontati. Abbiamo novità gustose, che leggerete nei prossimi giorni sul Foglio.


  

Al direttore - L’olocausto va ricordato in tutte le scuole della Repubblica. Seminari, incontri, immagini di Mauthausen e proiezioni di Schindler’s List. Si rispolverano i centenari scampati all’Orrenda strage: testimonianza lesta utile a versare due lacrime e tanti saluti. La memoria nostra è lacunosa e imperfetta: discreta a lungo termine, inesistente a breve. Sicché si commemorano i nonni e si uccidono i nipoti, negando Israele.

Jori Diego Cherubini

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