Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Cupio dissolvi

Umberto Silva

Il Pd litiga alla morte pur di darla vinta all’eterno nemico. Il Cav. guarda e non crede ai propri occhi

Strano che un Pd di quelli veri, di quelli che non essendolo sono quel che dovrebbero essere se fossero, e così via per l’eternità, insomma questo gruppone litiga fino alla morte pur di darla vinta al nemico, vale a dire all’amico, che poi è l’altro da se stesso, o meglio l’amico dell’altro e così via, che ci sarebbe da pescarci all’infinito nel verbo lacaniano, sennonché uno dopo poco si rompe le palle un po’ su tutto, a cominciare da se stesso, che è un rompipalle pazzesco. Si è parlato tanto del cupio dissolvi del Pd, di cui peraltro, ormai direi, è accertato al di fuori di ogni al di dentro, ma ora davvero eccede, davvero la sua-loro-nostra-vostra pazzia sembra aver preso una solita via, quindi assolutamente insolita e insolida e per niente assoldata, semmai solitaria e scarsamente soldifera, una cosa ancora più pazza, qualcosa che deve avere turbato lo stesso Cavaliere che si starà chiedendo: ma questi davvero sono così, così mi guardano notte e dì, così mi pensano e mi odiano, a fare che poi non si sa, se nemmeno io so, perché loro lo sanno essendosi… spremuti? E’ talmente perplesso il Cavaliere di Arcore che guardandoli guarda, ma non crede ai propri occhi e nemmeno a quelli che tante gentili signore gli porgono, e si chiede come gli altri possono essere. Anche a me costoro paiono un po’ pazzi, se non fosse che appunto lo sono, in onore di un odio per l’amico nemico così forsennato, l’odio e l’amico, da non avere fine ma nemmeno inizio, perché se non si vogliono bene nemmeno si vogliono male, nel senso che non si vogliono ma a loro modo anche sì, sempre che davvero si vogliano in quel modo che non è poi volente né vogliante o voluto ma forse volato, velato e venoso. Sennonché questo si è detto, e si dice e ridice, tra una rottamata e l’altra, e non si capisce chi tiene il bastone in mano, rotta ma amata, amata perché rotta, e la si rompe per amarla, e la si ama per romperla onde poterla amare in una rottura che ve la raccomando e lei comanda, sa che la mia raccomandazione è una mozione d’ordine più ritta di una mano rotta. Ma non si può nemmeno dire che sono pazzi perché in effetti lo sono, e tutti lo sanno, stupiti, al punto che non lo sono più, stupiti, e neppure pazzi, perché a quel livello sono altro, che però è difficile capire cosa, e questo forse è la cosa più interessante, e tutti in effetti s’interessano ma senza arrivare a coglierla, la qualcosa, appunto, rimane non dico misteriosa ma… Non dico perché non mi viene in mente, certo qualcosa è, prima e poi verrà alla luce, la tenebra, che la stessa cosa proprio per questo…

 

Insomma, nel racconto di Schnitzler, Casanova, Cavaliere de Seingalt, dopo la gozzoviglia di denari e la strepitosa notte con Marcolina vorrebbe amnistiare l’impoverito Lorenzi: si spoglia nudo, gli si offre in tutto quel che può, niente da fare, il giovane capitano preferisce morire. Casanova si rattrista della propria vittoria, lo avrebbe aiutato o perlomeno salvato, così, come immagino tante volte il Cavalier Berlusconi ha fatto con gente in difficoltà, giovanotti, uomini anche dubbi. Ma stavolta il Cavaliere, che non è di Seingalt ma di Arcore, non perdona, vuole far fuori definitivamente il giovane Renzi che ha un fioretto penzolante. Non più il successore del Cavaliere quanto la sua vittima designata. Morirà Renzi, e il Cavaliere lo guarderà; implacabile come implacabile è quella morte che un giorno lontano anche Lui prima o poi dovrà incontrare, diciamo evitare, e che probabilmente comincia a innervosirlo ma anche a conferirgli uno di quei napoleonici toni, sguardi, volti, ciglia e sopracciglia, faccia rotonda e direi cosmica, che, in poche ma precise e decise parole dice la Sua. Ma è davvero possibile che il giovane Lorenzi non sappia farci di spada riconquistando il bel denaro e la splendida Marcolina? E’ così rimbambito? Non posso crederci, qualcosa accadrà, qualcosa che arditamente aprirà le chiuse sconvolgendo il caso, le chiese e le cose.

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