Ivanka Trump (foto LaPresse)

Le figlie del Re

Umberto Silva

Ivanka è triste e delusa, e adesso Trump dovrà scegliere il suo amore: lei oppure Bannon?

Ivanka, chi è questa bella donna che un paio di settimane fa sorrideva beata al fascinoso Trudeau solo per essere, la notte, ancora più innamorata del suo bel maritino? È una giovane donna fortunata, ha tre bambini molto belli e un padre di cui andare fiera, almeno fino a una settimana fa, quando pensava che Trump avrebbe accondisceso, come gli antichi re, alle sue richieste, nobili e sagge per di più, nessuna testa di Giovanni Battista in gioco, quanto il volare degli uccelli e la castità dei fiumi. Ma proprio sulla saggezza e nobiltà la figlia è andata a schiantarsi, poiché al Re piace fare il folle, il Re Lear. Chissà se la misteriosa Melania avrà sorriso soddisfatta, per l’insuccesso della sua rivale.

   

Ora Ivanka è triste, il padre l’ha delusa, era entrata fiera in Casa Bianca portando con sé un famoso artista, DiCaprio, altro gran seduttore, e il climatico Al Gore. Papà Trump li ha congedati ridendo. Che abbia torto o ragione qui non interessa, la domanda è un’altra: cosa comporta una delusione paterna? Prima ancora però chiediamoci: chi è Ivanka? Qual è il suo dovere? Ha un dovere? Esiste ancora il dovere? Ogni giovinetta che al liceo incontra la fortuna di tradurre Antigone, a un certo punto, chiudendo il libro con impeto, si domanda perché costei non abbia scelto l’amore e sposato l’adorato adorante Emone, preferendogli invece impiccarsi. L’audacia di Ivanka è una delle immagini tragiche e ieratiche del nostro tempo: dopo averlo a lungo coccolato nella sua ascesa, per la prima volta la figlia si dimostra pronta a contrastare la faccia folle e irosa del padre. Tante sono le figlie in questa nostra Terra prolifica e selvaggia: figlie uccise e che si sono uccise, figlie che se ne sono andate, lontano, figlie responsabili, badanti, martiri, figlie taumaturghe, figlie che hanno imparato a ridere. Bel gesto quello di Ivanka, la figlia del Re, la sua preferita, e che al pari di Antigone, e Cordelia, osa resistere all’imposizione paterna, che vede orrida di cieli tenebrosi e tristi lune. Ma diversamente da Antigone, Ivanka si sottrae alla morte. Fuggendo dalla reggia insieme allo sposo, simbolicamente dona al padre Trump quel che i suoi dignitari gli hanno tolto: la bellezza del creato, la possibilità di crearne ancora, di bellezza. In tal modo Ivanka resta fedele al cielo azzurro, all’aria respirabile, ai suoi figli ma anche al padre, di cui attende il ritorno. Sì, è Trump il figliol prodigo, lo scapestrato, quello che dà retta ai Bannon di turno, e con loro passa le sere a ubriacarsi di maligni Twitter. Lei, Ivanka, è la Regina, lui è lo smarrito, il re senza corona. Lei, Ivanka, ora è Padre, colei che con saggezza offre, Trump viceversa è diventato un senzapadre, senza amore, senza se stesso, si è venduto a Satana, il Satana dei neri oceani di petrolio, quelli che Obama, jeunesse dorée, osservava istupidito e che Trump porta in dono ai propri padroni, laddove pensa d’essere il Re e invece è caduto così a terra al punto che persino un demonietto come Putin ha scosso la testa e ha detto no, tu non sei Padre, tu sei un pasticcione: che ti costa dare qualche soldino ai raccatta sigari e lasciare l’occidente unito?

  

Antigone aveva qualcosa di molto urgente da fare, cambiare per sempre la storia della Legge, divenire Padre, che tale diventa solo colui o colei che ne ha l’ardore. Ivanka ci prova a essere Padre, non solo per tutelare la legge del cuore, o per dare degna sepoltura ai morti, come toccò a Antigone, ma per proteggere i figli dalla propria isteria. Anche per Ivanka si propone la scelta: lottare per i propri e altrui figli minacciati dalle Camel, o asservirsi all’ordine imposto da Trump e dai suoi padroni? Non si sa se Ivanka sia tornata alla Casa Bianca, certo in una foto il suo volto è bianchissimo, tristissimo. Niente di più terribile per un padre del vedere la sua amata figliola delusa; se è un altro a farlo potrebbe anche ucciderlo, ma Trump è il genitore, sa di non essere nel giusto ma solo in una squallida arena, un’allucinante lotta omosex con Obama, un combattimento fra galli nella testa, chi sceglierà Trump alla fine, la figlia amata o Bannon o Obama? O uno tsunami di paranoia lo porterà sul terrazzo a sfidare Dio ballando nudo?

  

Quanti bei cazzi d’acciaio intanto Trump ha offerto al re Saudita Salman, il misogino che impedisce alle donne di fiatare, uno con cui non si dovrebbe neppure parlare. Nell’accerchiato e vituperato Qatar le donne circolano liberamente, tutte quante assai agiate, tanto che la sorella del re ha acquisito Rothko, Cézanne, Gauguin e tanta altra arte, ben più visibile e confortante delle galere egiziane.

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