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innamorato fisso

L'anziano che sparava ai custodi notturni

Maurizio Milani

Ieri un signore si reca al depuratore comunale e dice al custode: “Scusi, gli orari di visita? Gentilmente”. Custode: “Il depuratore non è aperto al pubblico”. Pum! Secco. Abbiamo ricostruito la spiacevole vicenda

Un uomo anziano (sessantaquattro anni) va in comune a lamentarsi. Non viene ricevuto. Ieri si reca al depuratore comunale e dice al custode: “Scusi, gli orari di visita? Gentilmente”.
Custode: “Il depuratore non è aperto al pubblico”.
Uomo anziano: “Il depuratore non è aperto al pubblico”.
Uomo anziano: “Ah, non è aperto alla cittadinanza?”.
Custode: “No! Da sempre”.

L’uomo anziano gli spara. Aveva una vecchia rivoltella. Abbiamo ricostruito il percorso dell’arma. Quando Togliatti (ministro della Giustizia) ha ordinato di consegnare tutte le armi che giravano durante la guerra civile, alcuni (tantissimi) ne hanno nascoste in cantina. Quella rivoltella era una. Non aveva più sparato dal 1943, era del nonno dell’anziano. Avvertito, il comune ha subito provveduto insieme alle autorità giudiziarie a indirizzare l’anziano a un corso di teatro e ceramista. Si tengono nel carcere di Caronno Pertusella, struttura modello per riabilitare. Interrogato dalla psicologa del carcere, l’anziano ha così deposto: “Ero andato in comune in quanto hanno affittato una casa popolare sul mio pianerottolo una coppia di maschi. Non sopportavo che notte e giorno urlavano ‘Ti amo!’”.

A seguito di questo spiacevole episodio, come responsabile della consulta rom, ho fatto questa proposta all’autorità di pubblica sicurezza: “Quando c’è un regolamento di conti fra bande di nomadi, qualcuno finisce al pronto soccorso. Ferite da taglio, armi da fuoco, ecc. Sarebbe bene destinare tali combattenti in pronto soccorsi distanti almeno centocinquanta chilometri l’uno dall’altro. Infatti nello stesso pronto soccorso arrivano i parenti dei feriti che giustamente proseguono la faida nella struttura dell’emergenza sanitaria. In pratica spaccano fuori tutto (macchinari da milioni di euro), fanno spaventare personale e pazienti che giustamente vengono minacciati”.

L’assistente sociale e l’assessore alla sicurezza mi ha risposto: “La ringrazio per la bellissima segnalazione. Tenga però che in una metropoli come Milano non è raro disfare i pronto soccorso. Se lei pensa che gli americani usavano le bombe al fosforo per stanare i vietcong, lei capisce che abbiamo problemi ben più grandi di cui occuparci. Distinti saluti tramite rutto”.

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  • Maurizio Milani
  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E' fidanzato con Monica.