CANCELLARE IL TRUCISMO
Non dice mai emergenza, non parla mai di allarme, non usa i numeri per fare propaganda, non ha un account Twitter, non ha un profilo su Facebook, non ha una galleria su Instagram, non ha una Bestia da alimentare, non ha un partito a cui rispondere, non organizza comizi nel ministero, non gioca con la xenofobia, non usa gli sbarchi per conquistare voti, non si traveste da poliziotto, non fa sciacallaggio sui carcerati, disprezza gli estremismi, non infierisce sui suoi avversari e nel giro di cinque mesi, il ministro forse più importante e meno conosciuto del governo, è riuscito in un piccolo miracolo: far tornare a essere il suo ministero non più il simbolo di una paura ma il simbolo di una speranza. C'è un processo non politico che forse Matteo Salvini potrà vincere nei prossimi mesi e quel processo ha a che fare con i reati molto severi di cui l'ex ministero dell'Interno è accusato per il caso della Gregoretti e presto capiremo se davvero il leader della Lega dovrà temere o no le accuse formulate contro di lui dal Tribunale dei ministri – sequestro di persona aggravato da abuso di poteri nei confronti di minori. C'è però, poi, un altro processo, questo sì tutto politico, che Matteo Salvini difficilmente potrà vincere e quel processo riguarda un terreno che non ha a che fare con il terreno giudiziario ma ha a che fare con il terreno della realtà. E se ci si pensa bene le accuse dalle quali Matteo Salvini, nel futuro, avrà più difficoltà a difendersi sono quelle che hanno a che fare non con il suo possibile abuso di potere ma con ciò che all'epoca del governo Salvini ha fatto con i suoi poteri. Di là, nel mondo di Salvini, l'idea di governare l'immigrazione ha coinciso con l'idea di rendere credibile uno scenario non credibile, ovvero fermare l'immigrazione, e per provare a rendere verosimile quello scenario l'ex ministro dell'Interno ha alimentato in tutti i modi una retorica farlocca: chiudere idealmente i porti, chiedere all'Europa di disinteressarsi del Mediterraneo, disinteressarsi alla modifica del Regolamento di Dublino, fottersene della redistribuzione dei migranti in Europa, al punto da costruire alleanze con tutti i paesi disposti a fare di tutto pur di trasformare l'Italia nell'imbuto dell'Europa, e considerare infine la presenza del ministro in Libia meno importante della presenza del ministro nello studio di Giletti. Di là, nel mondo di Salvini, c'è l'idea dell'immigrazione utilizzata per alimentare la paura e per consolidare i sondaggi. Dall'altra parte, nel mondo post Salvini, c'è un'idea diversa, non utopistica ma pragmatica, portata avanti da un ministro che ha tutte le caratteristiche per provare a essere anche nel futuro il simbolo di ciò che può significare essere degli anti salviniani non a parole ma con i fatti. Abbiamo passato un'ora al Viminale con il prefetto Luciana Lamorgerse, già prefetto di Venezia, già capo di Gabinetto al Viminale nel 2013, con Angelino Alfano, e successivamente, nel 2017, con Marco Minniti, prima di diventare prefetto di Milano nello stesso anno e prima di essere nominata consigliere di Stato, nel 2018, da Giuseppe Conte, e in un'ora di chiacchiere con il ministro abbiamo provato a capire meglio cosa vuol dire oggi sicurezza in Italia, a che livelli è la percezione dell'insicurezza, cosa c'è da aspettarsi dal processo al leader della Lega, cosa c'è da aspettarsi dal processo al governo, cosa c'è da augurarsi sulla prescrizione, cosa c'è da temere quando si parla di antisemitismo. Il ministro ha risposto a tutte le nostre domande, ci ha offerto numeri interessanti sui rimpatri, i ricollocamenti, sui nuovi meccanismi dell'Europa, dove si dimostra che il muro contro muro non porta risultati ma porta problemi, e la nostra conversazione con il ministro parte da qui. Da una curiosità, che poi coincide in modo plastico con l'essenza della discontinuità tra il ministro truce e la ministra non truce: i tweet.
CC: Ministro, ma in questi cinque mesi non ha mai avuto voglia di fare un tweet?
LL: Guardi, abbiamo nostri mezzi di comunicazione, e direi che va bene così.
CC: Davvero non ha mai avuto la tentazione di misurare sulla rete il suo consenso per un qualche risultato conseguito?
LL: Mi sembra che il paese sia piuttosto consapevole dei nostri risultati, anche senza tweet.
CC: E allora quali sono i risultati più significativi che ha raggiunto finora?
LL: Il maggiore coinvolgimento dell'Europa nella gestione del fenomeno dell'immigrazione è stato il risultato più importante. Mi sono impegnata molto per raggiungere l'accordo di Malta del 23 settembre, i cui effetti sono stati visibili a partire dal mese di ottobre.
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