Roma. Il famoso Club del libro di Oprah Winfrey, una scrittrice di origini portoricane, un romanzo sull'immigrazione al confine con il Messico, la storia di un libraio che col figlio tenta invano di entrare negli Stati Uniti. Si poteva sperare in un quadro più politicamente corretto, più inclusivo e celebrativo della diversity americana? No, non è ancora abbastanza. Anzi, tutto questo è molto “razzista”. Così è nato il caso del romanzo del momento, “American Dirt” di Jeanine Cummins. L'autore e traduttore messicano-americano David Bowles ha definito il romanzo un “porno-trauma”, mentre la scrittrice Myriam Gurba ha condannato Cummins per i suoi “stereotipi messicani” e lo “sguardo bianco”, partendo dall'assioma che dei messicani possano scrivere solo i messicani, non degli immigrati assimilati. In nome dell'antirazzismo letterario si sdogana il razzismo tribale. Kate Horan, direttrice della Biblioteca pubblica McAllen, al confine tra Stati Uniti e Messico, ha rifiutato di collaborare con il Club di Oprah per celebrare il romanzo. Decine di librerie stanno aderendo al boicottaggio. Attori di origine messicana che avevano celebrato il romanzo, come Salma Hayek, hanno ritrattato e chiesto scusa. Ora il romanzo è tacciato di “white saviorism”, complesso dell'uomo bianco salvatore. E' sotto accusa anche l'imprimatur più significativo che un libro in America possa ottenere, la selezione di Oprah, che dal 1996 sceglie cinque libri all'anno. Secondo Bloomberg Businessweek, la scelta di Oprah ha dimostrato di essere la maggiore spinta sul mercato.
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