Per una nuova classe dirigente

    E' il regista molto silenzioso che ha coadiuvato l'ambasciatore Varricchio nella recente visita di Mattarella in Silicon Valley (erano quarant'anni che un presidente della Repubblica italiana non metteva piede nel più ricco e popoloso stato americano). Pur provenendo da una delle più illustri dinastie degli Esteri – suo nonno Egidio, ambasciatore a Washington, fu uno degli italiani che ristabilirono le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti nel dopoguerra – da giovane aveva altri programmi, ma poi ha ceduto al richiamo della feluca. Ora si sta battendo per l'apertura a San Francisco di un centro per le startup italiane, anche con astuto soft power (spesso cucina personalmente per ospiti come il fondatore di Twitter Jack Dorsey). Bonus: l'adorabile moglie, la newyorchese giornalista Sheila Pierce.

    Claudio Monteverde (1980)

    Tecnologico. Da novembre è capo della comunicazione globale di Gucci, ma viene dal mondo delle telecomunicazioni. E' stato infatti in Vodafone, dove si occupava dell'ufficio stampa italiano e poi a Google: dove negli ultimi otto anni si è occupato di comunicazione per il Sud Europa. E' un bocconiano e uno yogi convinto.

    L'Estetista cinica (1974)

    Nome d'arte di Cristina Fogazzi, quarantacinque anni, probabilmente sconosciuta ai più ma non al mercato: col suo marchio Veralab fa “ventuno milioni di fatturato solo online, ma il mio obiettivo è venticinque”. Vende creme e saponi, tutto col suo logo, tutto soprattutto online, con trenta dipendenti e trentamila spedizioni al mese. Fogazzi arriva dalla non ridente Sarezzo, centro della produttiva Valcamonica. Dopo un diploma al liceo classico è diventata un'influencer riluttante, famiglia operaia, un anno a Lettere, e poi ha cominciato col centro estetico, ma tutto inizia perché cerca di introdurre nella retorica estetistica un po' di ironia. “Un rimedio immediato contro la cellulite?”, si chiede sul suo sito. “Chiama la fata madrina”; “noi estetiste parliamo di cellulite e rughe, per fortuna, e non di malattie, quindi va bene essere competenti e preparate, ma bisogna anche essere leggere, perché per fortuna di cellulite, rughe e peli superflui non si muore e la nostra vita è già talmente infarcita di questioni serie che almeno sull'estetica spero ci possiamo permettere di scherzare”. Con Instagram le spedizioni passano da 30 a 30.000 l'anno, e il fatturato totale da 30 mila a 30 milioni (un numero da media impresa, da imprenditori riuniti a Capri, anche se nel mondo anziano analogico pochi la conoscono). Manda pacchi di prodotti agli influencer famosi che poi la ripostano, e ha inventato una maglietta con scritto “Who the fuck is Estetista Cinica”, che ha impazzato per Milano. “Basta copiare gli altri. La maglietta era copiata da Keith Richards (Who the fuck is Mick Jagger) e il mandare pacchi lo fanno quelli “grossi”, come Netflix che ti manda il mug o il cappellino per pubblicizzare le sue cose”. Insomma gli influencer lei li usa: “Pensare che oggi si possa fare a meno di loro è come negli anni Ottanta non capire il potenziale della pubblicità in tv”.

    Jannik Sinner (2001)

    Promessa alpina. E' il più giovane tennista italiano della storia ad aver vinto un torneo Challenger. Mamma cameriera, papà cuoco, è cresciuto come in una fiaba tra le montagne. Giustamente a 13 anni era già campione italiano di slalom gigante. Nel frattempo, però, si appassiona a quello che all'inizio è solo un hobby, il tennis. Poi lascia lo sci, pare perché fosse troppo pericoloso, e l'hobby diventa così il centro della sua vita. Agli Internazionali Bnl d'Italia ha conquistato la prima vittoria in una main draw Masters 1000 battendo Steve Johnson.

    Massimo Lapucci (1969)

    La finanza dal volto umano. E' il più grande di questa lista e sforerebbe un po' i termini, ma si chiude un occhio. Laurea in Economia e commercio alla Sapienza di Roma, poi London Business School e Yale. Inizio carriera alla Ernst&Young per poi passare, tra le tappe più importanti, alle Ferrovie dello Stato dove è il gran capo della finanza. L'ultima incarnazione è quella di segretario generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (Crt) che lo porta a capo dello European Foundation Centre (Efc), il centro europeo della filantropia con base a Bruxelles. Ma non ci sono solo le opere buone: ci sono anche le Ogr, di cui Lapucci è direttore generale. La realtà più interessante di Torino, ex officine di riparazione dei treni che oggi, sull'esempio di Station F a Parigi, diventano incubatore per le startup più tecnologiche. Insieme a un epicentro di dibattiti, incontri, arte, eventi, cibo, socialità, come si è visto durante l'ultima Artissima.

    Daniele Ferrero (1970)

    L'uomo del cioccolato. Nato a Milano, laureato a Cambridge, inizia la sua carriera a McKinsey a Londra. Ma da due anni è il responsabile del rilancio della Venchi, celebre azienda italiana del cioccolato (i più arbasiniani ricorderanno il cacao Due Vecchi). Il marchio decotto, comprato all'asta fallimentare e tirato a lucido è ora presente in tutte le stazioni e aeroporti italiani e internazionali. Ecco così che nel 2018, in coincidenza con i 140 anni del marchio fondato nel 1878, l'Italia è invasa di punti vendita Venchi: da Porta Nuova a Milano alla stazione Termini all'aeroporto di Fiumicino: punti vendita che siano “la quintessenza del Made in Italy”, ha detto (in effetti, a Porta Nuova il negozio Venchi sta vicino a quello di Chiara Ferragni). “Con un'idea in più: oltre al cioccolato, offrire anche il gelato artigianale, per allungare la stagionalità dei prodotti e aggiungere un altro forte connotato di italianità, riconoscibile soprattutto all'estero”. Oggi i monomarca Venchi sono 88, di cui 47 in Italia, e l'obiettivo è arrivare a 100 milioni di fatturato annuo e un giorno andare in Borsa. L'ispirazione è stata la belga Godiva, nata come pasticceria artigianale e diventata gigante del cioccolato di qualità. I modelli imprenditoriali di Ferrero invece sono Gianluigi Aponte, l'armatore di MSC Crociere, dove ha fatto uno stage a diciott'anni, e naturalmente Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly di cui è seguace; “ci ha aperto gli occhi sul made in Italy”, ha detto. Bonus: non ha nessuna parentela con i celebri Ferrero della Nutella.

    Irene Graziosi (1991)

    Agitatrice e instagrammatrice culturale, è autrice di “Venti”, canale YouTube e format che sta agli anni Venti come “Avere vent'anni” stava ai 2000 (scusate la confusione lessicale), condotto da Sofia Viscardi (se questi nomi non vi dicono niente, probabilmente non siete di Milano o siete vecchi).