Ministro francese dice “terroristi” alle milizie libiche antiterrorismo
Roma. Sabato il quotidiano Figaro ha intervistato il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, che sostiene, come dice il titolo, che “la Francia è impegnata in Libia contro il terrorismo”. Il ministro finge di essere equidistante fra le due parti in lotta, le milizie del generale Khalifa Haftar e le milizie del premier Fayez al Serraj, ma la Francia è schierata con Haftar. Il governo francese ha bloccato la mozione di condanna europea contro il generale e ora il suo ministro definisce criminali pericolosi e jihadisti quelli che difendono Tripoli. La politica funziona così, ma come è possibile dimenticare che tre anni fa gli stessi combattenti di Misurata che oggi difendono la capitale libica contro Haftar hanno combattuto – e hanno perso centinaia di uomini – contro lo Stato islamico in Libia per cacciarlo da Sirte, che era l'equivalente libico di Mosul e Raqqa? Tre anni fa gli uomini di Misurata hanno espugnato la centrale dei terroristi in Libia – facendoci anche un gran favore, perché è davanti alle coste italiane – perdipiù coperti dai bombardieri americani e oggi lasciamo che siano definiti “terroristi”? Le Drian non dice una parola su quella campagna, come se Haftar fosse il solo che si è occupato di lotta ai fanatici in Libia – lo stesso Haftar che fra i suoi battaglioni irregolari conta numerosi salafiti e qualche criminale accusato di crimini di guerra (vedi Mohammed al Warfalli). L'unica azione antiterrorismo sensata oggi è fermare i combattimenti, perché è un dato di fatto che lo Stato islamico in Libia sta approfittando del fatto che le due forze militari più grandi del paese sono impegnate in una guerra fratricida. A gennaio, febbraio e marzo il gruppo terrorista non ha fatto nulla in Libia, ma da quando Haftar ha attaccato Tripoli ha già compiuto tre operazioni, incluso un attacco a una base militare per liberare alcuni prigionieri dello Stato islamico e uccidere nove soldati – ad alcuni è stata tagliata la gola.
Daniele Raineri


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