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Il Foglio internazionale

Houellebecq e il mondo che non è più Charlie

“Lo spirito del nostro tempo è: non bisogna esagerare, questo merita rispetto, non bisogna esagerare con la libertà di espressione”, parla lo scrittore e saggista francese

Quando Michel Houellebecq (1958) entra nella stanza cala il silenzio, un silenzio come di apparizione: è lui, un uomo che assomiglia alla sua immagine, non tanto alla sua leggenda. Indossa un parka superfluo che gli va largo, saluta educatamente e senza parole, si siede con una parsimonia quasi cerimoniale, senza fare rumore, come se avesse paura di rompere qualcosa, forse l’aria. Ha le unghie del colore della nicotina e lo sguardo allucinato e penetrante, non sempre in quest’ordine; è lo sguardo di qualcuno che ha guardato a lungo l’abisso, e al quale l’abisso ha restituito qualcosa. Houellebecq mantiene quell’atteggiamento atemporale quando inizia a parlare”. Così il media spagnolo ABC presenta lo scrittore francese con cui è a colloquio.

 

In un’ampia intervista pubblicata a giugno sul giornale danese Information, Houellebecq diceva: “Tutto è iniziato con le vignette danesi. Oggi, non ci sono francesi che ritengano appropriato pubblicare questo tipo di vignette. I giovani, in particolare, sono molto critici; non vedono alcun motivo per criticare l’islam e trovano assolutamente insensibile che qualcuno lo faccia comunque. In questo modo, gli assassini hanno vinto. Vignette di questo tipo semplicemente non si fanno più. E’ un processo lento, ma le cose stanno andando così”. 
 

"E’ che è vero” dice ad Abc. “L’idea che la gente di Charlie Hebdo fosse andata troppo oltre è molto diffusa in Francia, sempre di più. E’ quasi maggioritaria. Gli assassini di Charlie Hebdo hanno vinto”. Non confida che questa situazione possa invertirsi e si torni a difendere il valore centrale della libertà di espressione. “Credo che non sia lo spirito del nostro tempo. Lo spirito del nostro tempo è: non bisogna esagerare, questo merita rispetto, non bisogna esagerare con la libertà di espressione… E’ un punto di vista che si può difendere, ma è un grande cambiamento”.

 

Teme per l’America. “Gli Stati Uniti sono un paese capace di svolte rapide ed estreme, molto più che l’Europa, dove le cose cambiano lentamente. Quindi sì, è possibile che gli Stati Uniti stiano andando in quella direzione… In Francia a volte si dice – lo dice la sinistra, in realtà – che la destra abbia vinto la battaglia delle idee, cosa che è totalmente falsa. Ma se questo fosse vero, finiremmo per vedere che la destra può arrivare a essere tanto intollerante quanto la sinistra. Non è impossibile. Ma non ci siamo ancora arrivati”.

 

In Spagna da diverse settimane, mesi, Gaza è uno dei temi centrali della conversazione pubblica. “La Francia non si può paragonare con altri paesi su questo tema, perché ci sono più musulmani che negli altri paesi europei. E anche più ebrei. Quindi la situazione è molto tesa, estremamente tesa, tanto che la cosa più semplice è non dire nulla. Poco tempo fa sono stato in Israele, e al mio ritorno in Francia ho avuto molti problemi. Il solo fatto di andare in Israele è stato percepito come un’abominazione, come un consenso al genocidio. Poiché avevo smesso di seguire l’attualità, non mi ero reso conto che la situazione si fosse così inasprita, tanto e così rapidamente”.

(Traduzione di Giulio Meotti)

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