Emmanuel Macron (Ansa)

Foglio internazionale

Riconoscere lo stato palestinese, un gesto  che finisce per premiare il terrorismo

Jonathan Sacerdoti: “Non esiste alcun movimento politico  che incarni le responsabilità che ci si aspetta da uno stato degno di questo nome”, scrive L’Express (26/7)

Dopo che il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato di voler riconoscere a settembre lo stato palestinese, l’Express ha intervistato il giornalista dello Spectator Jonathan Sacerdoti.


L’Express – La decisione francese “è una ricompensa al terrore”, ha tuonato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo l’annuncio di Emmanuel Macron, riferendosi ai crimini del 7 ottobre. Come interpreta l’annuncio del presidente francese?

Jonathan Sacerdoti – Tendo a condividere la posizione di Netanyahu. Questa decisione è, in generale, estremamente imprudente. Da un lato abbiamo un territorio, Gaza, governato da un gruppo terroristico che ha scatenato una guerra genocida di una brutalità inaudita, e dall’altro una plutocrazia corrotta in Cisgiordania, dove le ultime elezioni risalgono a vent’anni fa. Anche quello che viene definito il campo moderato continua a versare pensioni a persone proprio perché hanno ucciso ebrei in attentati terroristici. In altre parole, a mio avviso non esiste alcun movimento politico palestinese dominante che incarni le responsabilità che ci si aspetta da uno stato degno di questo nome. Riconoscere un tale stato equivale quindi, a mio avviso, a far passare paesi come la Francia per ingenui, se non addirittura ridicoli, facendo loro riconoscere un’entità che non manifesta nessuno dei comportamenti che ci si aspetta da uno stato. E tutto questo era già chiaro prima di quella data nel 2023. Ci si deve quindi chiedere: perché questo annuncio proprio ora? Emmanuel Macron pensa probabilmente che questo riconoscimento sia una risposta adeguata alla crisi umanitaria a Gaza. Tuttavia, questa crisi è la conseguenza diretta di un atto terroristico atroce. E’ proprio il terrorismo la causa di tutto questo. Se due anni fa la soluzione dei due stati e il riconoscimento della Palestina non sembravano possibili, cosa è cambiato da allora? Nulla, se non questo atto terroristico mostruoso. Si finisce così per premiare il terrorismo. Il segnale inviato ai palestinesi è anch’esso molto problematico: equivale a dire loro che per ottenere qualcosa il mezzo migliore non è la diplomazia – che l’Autorità palestinese ha comunque tentato, senza successo – ma il ricorso al terrorismo .

Il prossimo settembre, la Francia diventerà la prima grande potenza dell’Europa occidentale  a riconoscere l’esistenza di uno stato palestinese. Secondo lei, quale impronta lascerà questa decisione nel quinquennio di Macron?

Debole e insensata: è così che, secondo me, la storia ricorderà questa decisione. Affronto la questione come osservatore esterno, come esperto di questioni israeliane in un certo senso e come cittadino britannico. Macron cade nella stessa trappola che molti leader nel Regno Unito stanno per ripetere: quella di cercare di adulare o placare una parte della popolazione nazionale che temono profondamente, che non capiscono e che non sanno assolutamente come gestire. A mio avviso, Macron agisce o per ignoranza o per codardia. Non vedo come questa politica possa essere una risposta produttiva o benefica, né per la Francia, né per la stabilità del medio oriente.

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