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La Cina vuole dominare il mondo e ci sta riuscendo. L'unico freno è l'invecchiamento demografico

L'analisi di Thierry Moulonguet sulla Revue des deux monde: "La Cina rappresenta un terzo della produzione industriale globale. Nel 2040, se non si interviene, ne rappresenterà la metà. Spaventoso"

"Nel 2049, la Cina festeggerà il centenario della nascita della Repubblica popolare cinese, anno in cui vuole tornare a essere la prima potenza mondiale” scrive sulla Revue des deux monde Thierry Moulonguet, alto funzionario di lungo corso, ex direttore finanziario di Renault e Nissan, e presidente del cda della Revue des deux monde. A 24 anni dall’obiettivo prefissato, i dati sembrano indicare che la Cina è sulla buona strada per raggiungerlo. Possiamo dunque cercare di valutare i punti di forza che ha messo insieme per vincere questa scommessa, ma anche le debolezze che sono emerse nel tempo e che potrebbero mettere in discussione questa traiettoria.

 

Christophe Périllat, ceo di Valeo, ha recentemente spiegato su France Inter che “la Cina rappresenta attualmente un terzo della produzione industriale globale e sta guadagnando un punto percentuale ogni anno. Nel 2040, se non si interviene, ne rappresenterà la metà. Questo è spaventoso in termini sociali e di sovranità”. Il direttore di Bpi Francia, Nicolas Dufourcq, ha fatto eco a questo punto di vista: “La sfida che ci troviamo ad affrontare oggi equivale a 30 volte quello che rappresentava il Giappone negli anni Novanta. La Cina ha oggi più robot ogni 10.000 lavoratori rispetto alla Germania. Questo dimostra quanto sia avanzata l’attuazione del piano ‘Made in China’ lanciato 10 anni fa, con l’obiettivo di soddisfare il 70 per cento del fabbisogno nazionale con prodotti progettati, sviluppati e industrializzati sul proprio territorio.

 

Una delle espressioni più evidenti di questo progresso è la svolta dell’industria automobilistica cinese. Nel 2015, i veicoli ibridi o elettrici cinesi rappresentavano solo il 3 per cento del mercato di questo tipo di veicoli in Cina; entro il 2025, questa cifra salirà a oltre il 50 per cento”. Nicolas Dufourcq la mette così: “Oggi la Cina ha fabbriche di dimensioni colossali. Lo stabilimento Byd, ad esempio, si estende per sei chilometri per sette, ovvero sette volte le dimensioni dello stabilimento Tesla in Texas. Acciaio, prodotti chimici, automobili, macchine utensili, apparecchiature energetiche, energia nucleare, sanità, elettronica: la Cina sta crescendo in potenza e termini di volume. Nel settore strategico delle batterie, sta dominando i suoi concorrenti. Come ha spiegato Yann Vincent, responsabile dell’azienda Acc (Automotive Cells Company), ai membri del Parlamento francese: “Siamo passati dall’essere insegnanti all’essere allievi”, facendo leva su un commento di Nicolas Dufourcq: “L’Europa è ora il paese emergente che deve affrontare una Cina sviluppata. Questa realtà, che fino a poco tempo fa era considerata eretica, comincia a essere ampiamente riconosciuta”.

 

Alla Cina non mancano i modi per esercitare la propria influenza nei negoziati tariffari con gli Stati Uniti. La sua posizione dominante nel settore delle terre rare ne è un esempio. Le forniture di magneti permanenti alle industrie automobilistiche americane ed europee sono fortemente razionate. Notevole è anche la velocità con cui la Cina ha intrapreso la transizione energetica, con il rapido sviluppo dell’energia nucleare e delle energie rinnovabili. Può inoltre contare sull’ecosistema costruito negli anni con i paesi del sud globale, di cui è il perno: grandi progetti infrastrutturali, interazioni commerciali, investimenti diretti, la Cina è presente in tutti i continenti e dispone di un mercato molto profondo.

 

Questa nuova “lunga marcia” è dunque irresistibile? La prima osservazione è che la crescita cinese sta rallentando dal 6-7 per cento annuo a meno del 5. Questo rallentamento rende più difficile finanziare lo sforzo di sviluppo cinese, che ora si concentra sulle nuove tecnologie. Secondo Robin Xing, uno degli economisti di Morgan Stanley, “la Cina dovrebbe optare per una strategia 2030 che dia priorità al mercato interno e ai consumi, sostituendo gli investimenti”. Questo spostamento verso i consumi comporta riforme sociali, riducendo la necessità di accumulare un risparmio precauzionale. Questo sviluppo è naturalmente reso più difficile dalla tendenza al ribasso della demografia cinese, che sta mettendo sotto pressione l’intero sistema economico e finanziario del paese. La capacità di risolvere questa equazione è una delle grandi incertezze dei tempi a venire.

 

Allo stesso tempo, gli investimenti necessari per raggiungere il livello di autonomia tecnologica desiderato restano ingenti. Nell’industria aeronautica, uno specialista ha osservato che in questa fase l’aereo cinese è “un aereo occidentale con intorno acciaio cinese”. Sappiamo anche che la Cina rimane fortemente dipendente dai più potenti semiconduttori utilizzati negli sviluppi avanzati dell’intelligenza artificiale, con un accesso molto limitato e controllato a questi componenti prodotti in particolare a Taiwan. Lo stesso vale per i cuscinetti a sfera più sofisticati, prodotti in particolare in Germania e Giappone. La Cina ha dimostrato in passato di essere in grado di elevarsi ai massimi livelli, come dimostra la sorprendente ascesa di DeepSeek nell’Ai. Questa mobilitazione di risorse per progredire in tutti i settori sta esercitando una forte pressione sulla società, che è costantemente sotto pressione. Il paese dovrà anche fare i conti con gli eccessi del passato, come la bolla immobiliare, che ha dato origine a un massiccio eccesso di debito ancora lontano dall’essere eliminato, e la sovraccapacità industriale, ulteriormente aggravata dalle incertezze tariffarie. Al di là delle sfide economiche, ci sono una serie di questioni chiave che vanno oltre l’analisi strategica.

 

La più ovvia riguarda la successione di Xi Jinping, per la quale non c’è alcuna certezza. Ma anche il futuro di Taiwan incombe, così come le ripercussioni del confronto tra Stati Uniti e Cina. Possiamo quindi constatare che, se da un lato la Cina è una nuova potenza industriale che ha trasformato il sud globale nel suo hinterland e la cui ambizione è quella di tornare a essere la prima potenza mondiale, come lo era il “Regno di Mezzo”, dall’altro è ancora molto difficile proiettarsi nel 2049, date le numerose incertezze dei prossimi 24 anni.

 

(Traduzione di Mauro Zanon)

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