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Il Foglio internazionale

Perché Margaret Thatcher protesse Rushdie

Nel 1989 l'ayatollah Khomeini emise una fatwa contro lo scrittore indiano. La posizione della Gran Bretagna fu chiara: nessuna sottomissione ad attori stranieri che minacciavano di uccidere per ottenere la censura. L'articolo dello Spectator

Nel romanzo satirico ‘Sottomissione’ di Michel Houellebecq, l’élite francese si sottomette al governo islamico piuttosto che accettare un governo del Fronte Nazionale” scrive Ayaan Hirsi Ali sullo Spectator. “Nove anni dopo la sua pubblicazione, la sottomissione sembra più imminente da questa parte della Manica. Il governo ha annunciato la sua intenzione di eliminare l’Higher Education (Freedom of Speech) Act. La Segretaria all’Istruzione Bridget Phillipson ha affermato che la legge, che richiede alle università e ai sindacati studenteschi di proteggere la libertà di parola e la libertà accademica, avrebbe imposto un peso eccessivo alle università e le avrebbe esposte a costose azioni legali.

Quando sono arrivata in occidente nel 1992, la libertà di parola sembrava una questione risolta. Dalla diffamazione alla frode, dalla falsa testimonianza alla diffamazione, dall’insulto all’incitamento, i limiti legali erano stati ampiamente decisi. Alcuni paesi europei mantennero leggi sulla blasfemia, ma erano lettera morta. Ma un triplice colpo verso la fine del XX secolo ha capovolto tutto questo: l’arrivo dell’Islam fondamentalista in Occidente, l’ascesa delle teorie critiche di estrema sinistra sulla giustizia sociale e l’avvento di Internet come piazza pubblica. Lo scontro tra l’Islam fondamentalista e i moderni valori britannici divenne chiaro nel 1989, quando l’ayatollah Ruhollah Khomeini, il leader supremo dell’Iran, emise una fatwa contro Salman Rushdie per ‘I versetti satanici’.

All’epoca, Margaret Thatcher fornì a Rushdie una protezione finanziata dai contribuenti. Il messaggio era chiaro: la Gran Bretagna non si sarebbe sottomessa ad attori stranieri che minacciavano di uccidere per ottenere la censura. Non era abbastanza. La minaccia a Rushdie continuò, arrivando quasi a reclamare la sua vita due anni fa. Coloro che esprimevano preoccupazione per le differenze culturali con l’Islam fondamentalista vennero condannati come xenofobi. Persino la polizia temeva di affrontare uomini musulmani che gestivano bande di adescamento per paura di essere visti come razzisti. La seconda tendenza fu l’ascesa di idee di estrema sinistra all’interno del partito laburista. Ora Keir Starmer sembra intenzionato a sancire una definizione di islamofobia nella legge.

La terza forza all’opera è Internet, che ha dato agli islamisti e alla sinistra radicale la possibilità di raggiungere giovani impressionabili. Ovviamente, una certa regolamentazione di Internet è necessaria per evitare che diventi un bazar per pornografia infantile, droga e armi. Ma i conservatori hanno sottovalutato come la regolamentazione potrebbe trasformarsi in un regime di sorveglianza e censura. I perdenti in tutto questo non sono gli sventurati sciocchi che languono in prigione a causa dei loro rozzi post online. I perdenti sono i milioni di persone che credono che il governo esista per proteggerci dai nemici stranieri e dai criminali, non per proibire idee, parole o immagini che potrebbero offendere. I vincitori? Quella alleanza empia di islamisti e sinistrorsi che vogliono usare lo stato per imporre i loro dogmi a tutti gli altri”.

(Traduzione di Giulio Meotti)

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