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un foglio internazionale

Quando i progressisti trasformano il dissenso in crimine ideologico

In Francia è in corso un grave attacco alla libertà di espressione che dovrebbe indignare tutti i difensori della democrazia liberale. L'articolo del Figaro

"Il tentativo di censurare la conferenza dei nazional-conservatori a Bruxelles, cui avrebbe dovuto partecipare Éric Zemmour, e le conferenze di Jean-Luc Mélenchon, ha posto la questione della libertà di espressione al centro del dibattito pubblico, a tal punto che Emmanuel Macron ha ritenuto doveroso sottolineare che in democrazia è meglio combattere politicamente un’idea che vietarla” scrive Mathieu Bock-Côté. “Il che è semplice buon senso, ma è poca cosa, se si presta attenzione alle notizie. Perché nello stesso momento, una campagna per censurare la pubblicità di un libro è stata condotta su Twitter da personalità di spicco del comune di Parigi, senza suscitare la minima reazione. La campagna era rivolta a ‘Transmania’, di Marguerite Stern e Dora Moutot, un libro che indaga sull’ideologia trans e sui pericoli che essa rappresenta per le giovani generazioni. E’ il caso di Emmanuel Grégoire, primo vice sindaco, che ha twittato: “La transfobia è un crimine. Non c’è spazio per l’odio dell’altro nella nostra città. Parigi non è una vetrina per questo odio crasso”. Grégoire ha annunciato l’intenzione di intraprendere un’azione legale contro la società che ha esposto il manifesto “per chiedere il ritiro di questa pubblicità”. E il giorno dopo ha aggiunto. “Invocare la libertà di espressione per giustificare discorsi di odio è una specialità dell’estrema destra, ed è come sempre insopportabile e ridicolo. Parigi è e rimarrà una città-rifugio per tutte e tutti. Non lasciamo la vittoria ai fomentatori di odio”. 

 

David Belliard, un altro membro del Consiglio comunale di Parigi, non è stato da meno: “Questa pubblicità per un libro transfobo contribuisce alla normalizzazione dell’odio verso le persone trans. Un’ideologia mortifera, lontana anni luce dai valori di Parigi. Questa pubblicità deve essere ritirata”. I manifesti pubblicitari sono stati rimossi. La campagna per censurare la pubblicità del libro ha funzionato. Conteneva tutti gli elementi che oggi giustificano l’estensione del dominio della censura. In primo luogo, la critica al progressismo è stata equiparata a un discorso di odio, odio che consiste nel non aderire alla grande narrazione della diversità felice. In questo caso, sono la teoria del gender e l’ideologia trans a dover essere idolatrate spiegando che la loro critica non è una questione di opinione, ma di crimine e odio verso l’altro: si parla allora di transfobia.

 

Si potrebbe anche dire che la critica della teoria del gender è ora un reato di opinione, anzi una bestemmia, che il regime della diversità ha secolarizzato. Si invita dunque a vietare tali affermazioni. Ciò può assumere la forma di un classico appello all’invisibilizzazione di colui che viene trasformato in un deviato ideologico, in un criminale del pensiero. Ma può anche assumere la forma di procedimenti giudiziari, condotti da associazioni militanti, spesso finanziate con fondi pubblici, che si lanciano in un accanimento giudiziario nei confronti di chi si ostina a pensare male. 

 

L’obiettivo è sempre lo stesso: associare un epiteto calunnioso a un avversario politico, di solito facendolo condannare da un tribunale a sua volta ideologizzato, e ridurre il contraddittore a questa condanna, trasformandolo in un delinquente ideologico, e in un delinquente plurirecidivo se le condanne si accumulano. La narrazione mediatica consentirà di presentare il condannato come un emarginato. Non appena un individuo viene associato all’“estrema destra”, al “razzismo”, alla “transfobia” o a termini simili, sarà considerato… radioattivo. Tutti capiranno che è meglio non essere associati a lui, pena l’essere contaminati dalle stesse etichette.

 

E’ la condanna a una morte sociale, che può assumere la forma di una messa al bando dai social network, di un’incapacità di tenere una conferenza (perché gli antifascisti minacceranno di disturbarla, il che giustificherà il divieto per evitare il minimo disturbo dell’ordine pubblico) e molti altri metodi che condannano a una vita di dissidenza.