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un foglio internazionale

Se l'occidente si riprende, potrà resistere meglio alle dittature

Dinanzi agli attacchi violenti dei regimi autoritari, le democrazie liberali devono riaffermarsi, dice Francis Fukuyama. L'articolo del Point

E’ la storia di un malinteso. Nel 1989, poco prima della caduta del Muro di Berlino, un giovane docente americano pubblica un articolo che fa molto parlare di sé sulla rivista National Interest. Il suo titolo: “La fine della Storia?”, con, ci ritorneremo, un punto interrogativo. L’autore è relativamente giovane: 36 anni. Ma la sua analisi colpisce nel segno. Tutti la commentano e sfocerà tre anni dopo in un libro che riprende il titolo originale dell’articolo, ma senza il punto interrogativo. Renderà il suo autore una star. Così si è forgiata la leggenda di Francis Fukuyama! Molto più di un laureato di Cornell (Lettere classiche), Yale (Letteratura contemporanea) e Harvard (Scienze politiche), nato a Chicago da genitori di origini russo-giapponesi. Molto più dell’ennesimo specialista di questioni internazionali nell’epoca burrascosa del crepuscolo della guerra fredda. Quasi un oracolo. Colui che ha annunciato, con tempismo perfetto, pochi mesi prima dello sfaldamento sovietico, che l’ideologia occidentale aveva trionfato sul contro-modello comunista. E che il suo sistema di governo, la democrazia liberale, era la forma finale del governo umano (…). La fine, veramente? Naturalmente no. Perché, come previsto dal professore di Harvard Samuel Huntington nel suo “clash of civilisations” fin dalla metà degli anni Novanta, le culture ancestrali (islamica, confuciana) non avevano ancora detto la loro ultima parola. E la sua risposta “realista” al suo ex allievo Fukuyama fu considerata come premonitoria quando nel 2001 due aerei di linea si fracassarono contro le Torri gemelle di New York. L’oracolo Fukuyama era allora considerato un pensatore superato.

 

Gli ultimi due decenni, che hanno visto il ritorno delle guerre e l’espansione dell’odio dell’occidente, non hanno facilitato le cose. Solo che oggi è giusto riabilitare Fukuyama. Anzitutto perché questo insegnante di Stanford, la più prestigiosa delle università californiane, è stato vittima di una caricatura. Nel 1992, è il suo editore che per fare il buzz (anche se questo termine non era ancora utilizzato all’epoca) ha ritirato il punto interrogativo dal titolo della sua opera. E la sua tesi – i regimi autoritari finiscono sempre per crollare e il sistema politico liberale, alla fine, ha la meglio – è da prendere in considerazione sul lungo periodo. E poi ha appena scritto un libro tonico: “Libéralisme. Vents contraires (Saint Simon). A settant’anni, il professore combatte ancora contro i regimi “illiberali”, anche se ammette: “Il liberalismo indietreggia”. I diritti politici e le libertà civili hanno prosperato tra il 1974 e l’alba degli anni Duemila. Ma “hanno subito in seguito un’erosione, per quindici anni, fino al 2021, nel corso di un periodo qualificato talvolta come recessione, se non addirittura come depressione democratica”. L’Ungheria di Viktor Orbán, la Turchia di Recep Tayyp Erdogan… una serie di stati che erano liberi fino a non molto tempo fa sono stati ribaltati. Certo, il Brasile ha sostituito Jair Bolsonaro con Luiz Ignacio Lula da Silva. Ma è lo scambio tra un populista e un altro. Siamo d’accordo, le istituzioni americani hanno resistito nonostante gli attacchi violenti di Donald Trump e della sua orda di fanatici. Ma il tribuno dalla criniera bionda potrebbe veramente tornare. Il nuovo saggio di Fukuyama deve dunque essere preso come un vademecum per tutti quelli – e sono numerosi! – che vogliono vivere in dei paesi liberi, con delle istituzioni che funzionano e garantiscono le libertà individuali.

 

Dunque, cosa fare per scongiurare l’ascesa degli anti liberali? Secondo l’accademico americano, i regimi democratici devono anzitutto fare pulizia davanti alle loro porte. E scartare il falso liberalismo che li consuma, sia a destra che a sinistra (…). La democrazia liberale merita che ci si batta per essa, esorta Fukuyama. Esiste forse un’alternativa auspicabile? Una dopo l’altra, elenca le numerose obiezioni dei suoi detrattori. Questo governo non rispetta abbastanza le religioni, è inefficace, tollera troppo le diseguaglianze, etc. Ma si potrebbe rivolgere queste stesse critiche alla Cina di Xi Jinping o alla Russia di Vladimir Putin! Poi giunge alla seguente conclusione, un richiamo alla celebre formula di Winston Churchill: “Il liberalismo è la peggior forma di governo ad eccezione di tutte le altre” (…). Salvaguardare l’ideale liberale, ma senza distruggere lo stato, che garantisce le libertà individuali. Vivere da uomo libero, ma senza egoismo né comunitarismo. Se l’occidente si riprende, potrà resistere meglio alle dittature.

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