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Un foglio internazionale

Ma quale un per cento: anche l'upper middle class è lontana dal cittadino medio

Come ideologia e tenore di vita, l’alta borghesia è più vicina ai vituperati super ricchi che al resto della società, scrive il Financial Times (3/1)

"C’è il tipico tycoon russo di nome Dimitry sullo yacht. Insieme a lui un tipo strambo che è un pezzo grosso del tech. Infine, cosa poco originale, c’è una coppia di trafficanti d’armi in una fase decadente della propria vita. Quando una tempesta affonda questa barca di sciocchi, confinandoli su un’isola deserta, l’equipaggio assume il dominio sui passeggeri. Vedi, quando si tratta di abilità di sopravvivenza, i ricchi sono completamente inetti”. Nelle prime righe del suo commento per il Financial Times, Janan Ganesh parte dal film Triangle of Sadness per esprimere la sua tesi sui super ricchi: questa categoria viene spesso denigrata, ma le sue abitudini non sono granché diverse da quelle dell’alta borghesia (che lui chiama “upper middle class”). Il punto di svolta nella piramide sociale – sostiene Ganesh – arriva molto prima di quanto comunemente si pensi. “Succede qualcosa di drammatico tra, diciamo, le 30 e 130 mila sterline all’anno: un cambiamento più radicale rispetto a quello che avviene tra 130 mila e un milione. Il primo scatto condiziona quello che puoi fare. Il secondo tende a condizionare solamente come lo puoi fare”. 

 

Il commentatore dell’FT fornisce alcuni esempi: “L’upper middle class può affittare una casa nei quartieri più belli delle metropoli. I ricchi possono comprarla. Il cittadino medio non può fare né l’uno né l’altro. L’upper middle class può prendere un volo intercontinentale. I ricchi possono volare in business. La persona media deve pianificare e risparmiare per fare ciascuna delle due”. Avendo frequentato le stesse università, l’upper middle class e i ricchi parlano nello stesso modo, hanno le stesse idee e frequentano la stessa gente

 

La nostra ossessione con i super ricchi ha un effetto “distorsivo” sulla vita pubblica, sostiene Ganesh. Innanzitutto, siamo convinti di potere finanziare lo stato sociale tassando solo i plutocrati ma la realtà è ben diversa: le tasse scandinave prevedono aliquote molto alte anche per i benestanti. Secondo, molta dell’arte contemporanea critica l’avarizia dei mega ricchi – ovvero gli unici in grado di acquistare le opere – tralasciando il fatto che i curatori e gli agenti vivono una vita molto diversa dal cittadino medio.

 

Ganesh torna al punto di partenza: perché il film Triangle of Sadness dà un messaggio sbagliato? Criticando l’arroganza dei super ricchi stiamo assolvendo tutti gli altri anche se il maltrattamento degli inservienti non è una prerogativa dei milionari. Ganesh propone di girare un film sui bar di Londra. “Scena di apertura: due genitori yuppie mollano il loro bimbo a un cameriere, trattandolo come una tata ambulante. Quando l’upper middle class è maleducata lo è precisamente perché vuole differenziarsi dagli inservienti. Con i più ricchi, il divario è troppo ovvio per necessitare di essere sottolineato. A volte, pare che le buone maniere costino”.

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