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un foglio internazionale

La nuova matrice dell'antisemitismo è la giudeofobia islamista

Niente più ideologie cattoliche o nazionaliste, oggi l’odio per gli ebrei lo alimenta l’islam politico. Ma il pol. corr. nasconde i motivi religiosi, scrive Le Figaro (18/2)

Nel suo nuovo saggio, “Sortir de l’antisémitisme?”, lo storico e filosofo francese Pierre-André Taguieff continua la sua riflessione sulla giudeofobia e sulle sue trasformazioni. Se da un lato constata che il vecchio antisemitismo di tradizione cattolica sta scomparendo, dall’altro nota che la crescente islamizzazione dell’odio verso gli ebrei è la grande sfida della nostra epoca.

Le Figaro Magazine – “Si può mettere fine all’antisemitismo e in che modo?”, è la domanda che lei avanza nel suo nuovo saggio. Ma anzitutto qual è la situazione dell’antisemitismo in Francia?

Pierre-André Taguieff – Ormai, in Francia così come nella maggior parte delle democrazie occidentali, i produttori, i costruttori e i propagatori del discorso antiebraico globalizzato, che si diffonde principalmente su internet, formano tre gruppi relativamente distinti, ma per nulla chiusi su se stessi: l’estrema destra plurale, l’estrema sinistra anticapitalista e la nebulosa islamista (Fratelli musulmani, salafiti, jihadisti). Nello spazio dell’estrema destra, bisogna distinguere i neonazisti, che professano un razzismo antiebraico, e i nazionalisti, che invocano un antisemitismo di stato: gli uni e gli altri versano nel cospirazionismo. Esistono dei ponti tra alcuni movimenti di estrema destra e alcune correnti dell’islamismo, poiché il loro nemico comune è il presunto “sionismo mondiale”, potenza occulta malefica che dominerebbe i media e la finanzia internazionale. Il sito dell’associazione Égalité et Réconciliation di Alain Soral è un esempio lampante in tal senso. Convergenze e alleanze sono ugualmente identificabili tra i milieu di estrema sinistra e i milieu islamisti, in particolare sulla base dell’antisionismo radicale, che nega il diritto all’esistenza dello stato di Israele e predica un antirazzismo che si riduce alla “lotta contro l’islamofobia”. Lo dimostrano per esempio gli islamogoscisti del partito degli Indigeni della Repubblica, così come alcune reti che si richiamano al “pensiero decoloniale”. Se da una parte il mito del “complotto sionista mondiale” è l’oggetto di fede più condiviso dalle tre principali popolazioni antiebraiche, dall’altra il negazionismo svolge parallelamente il ruolo di segno identificativo per la maggior parte delle correnti giudeofobe.

Secondo lei, tra l’affaire Dreyfus e l’affaire Sarah Halimi, l’antisemitismo non è cambiato in maniera considerevole?
Ma certo! La grande trasformazione risiede nell’islamizzazione crescente della giudeofobia, attraverso lo spazio occupato dalla fine degli anni Sessanta da parte della “causa palestinese”, innalzata a “causa universale” nel nuovo immaginario antiebraico condiviso ormai da musulmani e non musulmani. Dall’inizio degli anni Duemila, gli assassinii di francesi di confessione ebraica in quanto ebrei non sono commessi da estremisti di sinistra o di destra ma da giovani musulmani, spesso delinquenti o ex delinquenti, siano essi o no jihadisti in missione – come Mohammed Merah o Amedy Coulibaly. Dal 2003, quelli che, in Francia, hanno assassinato degli ebrei in quanto ebrei si sono tutti richiamati all’islam. Tutti sono stati indottrinati dalla propaganda dei Fratelli musulmani o dai salafiti, così come dalla propaganda “antisionista”. Ma il politicamente corretto, su questo punto, sta nell’evitare di caratterizzare gli assassini di ebrei come musulmani e, così facendo, nasconde le loro motivazioni a carattere religioso o politico-religioso. Mentre dalla fine degli anni Settanta del Diciannovesimo secolo alla metà del Ventesimo secolo la giudeofobia militante aveva abbracciato i presupposti della secolarizzazione e il razzismo scientifico, rompendo con l’antigiudaismo religioso di origine cristiana – da cui ha ereditato, tuttavia, la visione satanizzante del nemico –, in seguito è entrata nel vasto contro-movimento della desecolarizzazione, ritrovando una base religiosa in un islam bellicoso che possiamo caratterizzare come un islam politico, che si nutre del risentimento e di una volontà di vendetta – contro gli ebrei e i “crociati” – così come di un desiderio di conquista del mondo.  

Oggi, l’antisemitismo tradizionale è dunque marginale in Francia?
L’antisemitismo dottrinale, legato a organizzazioni cattoliche o nazionaliste a base razziale, è effettivamente marginale. Fortemente impregnata di complottismo, la giudeofobia islamista è ormai la matrice della giudeofobia globalizzata che, a suo modo, contribuisce al “reincanto” negativo del mondo. La fine della dimensione politico-religiosa non si è verificata. Ma la pagina dell’antisemitismo stricto sensu sembra essere stata voltata. Nonostante alcuni residui ai margini dello spazio politico (neonazisti, suprematisti di ogni colore, etc.), la giudeofobia razzializzata e “scientifica” chiamata “antisemitismo”, fondata sull’idea della lotta tra “semiti” e “ariani”, appartiene al passato. 

(Traduzione di Mauro Zanon)

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