“Aiutare l'Armenia a proteggersi oggi significa proteggere noi stessi  domani”

Nel libro “Arménie. Les Enfants de la guerre”, Jean-Christophe Buisson racconta che a perseguitare gli armeni sono i nostri nemici, scrive Le Figaro (9/12)
 

Le Figaro – Lei ha firmato la prefazione di un bel libro che mette assieme i disegni dei bambini e i testi impegnati di alcune personalità di origini armene o pro Armenia per denunciare la guerra del Nagorno-Karabakh. Lei dice che quando è iniziata la guerra, nel suo cervello si è accesa una piccola luce rossa dell’infanzia. Come mai?

Jean-Christophe Buisson – Nei miei viaggi in Armenia e nel Nagorno-Karabakh prima di questo conflitto scatenato dall’Azerbaijan nel 2020, non potevo fare a meno di osservare la gioventù di questo popolo armeno che è fra i più vecchi al mondo. Portatori di una lunga e dolorosa storia segnata in particolare da un genocidio, i bambini armeni sono comunque animati da una felicità, da una gioia di vivere, da un ottimismo di cui i nostri bambini, che vivono in un paese più agiato, più ricco, più benestante, sono spesso incapaci. Quando è scoppiata la guerra il 27 settembre 2020, ho pensato anzitutto a loro, e in particolar modo nel momento in cui sono venuto a sapere che le scuole venivano bombardate. Erano raggiunti da quel destino a cui speravano di sfuggire: quello dei loro antenati. Tutti, direttamente o indirettamente, erano colpiti da quello che stava accadendo. Tutti avevano un fratello, un padre, un cugino, uno zio, un vicino mobilitato sul fronte. Nei disegni realizzati su richiesta dei loro professori durante il conflitto e che Marie-Claire Margossian ha riunito, ce n’è uno in particolare, toccante, struggente, che riassume questa situazione: si vede la testa di un bambino (l’autore del disegno) che spunta dalla tasca della tuta mimetica di un giovane soldato. La sua tasca sinistra. All’altezza del cuore. 

 

A un anno dall’inizio del conflitto, a che punto siamo?

La guerra continua. In sordina. Come un supplizio cinese. Sulle zone di contatto, i civili armeni – uomini, donne, bambini, anziani – sono continuamente molestati e minacciati. A poche decine di metri da loro, oltre i loro campi e le loro vigne, gli azeri fanno finta di prenderli di mira con i loro fucili. Talvolta sparano persino qualche colpo… Le connessioni telefoniche e le connessioni internet sono regolarmente disturbate o interrotte. I fiumi vengono prosciugati o inquinati da quando le loro fonti sono in zona azera. Si fa di tutto per incitare i 120 mila armeni del Nagorno-Karabakh (erano 150 mila prima del conflitto) ad abbandonare il loro paese. Inoltre, gli azeri non rispettano il trattato firmato il 9 novembre 2020 sotto l’egida della Russia. Violano senza sosta il cessate-il-fuoco: da un anno a questa parte, decine di civili e di soldati armeni sono vittime di spari o di attacchi talvolta mortali. A inizio dicembre, per esempio, un allevatore di 65 anni, le cui bestie avevano superato la frontiera virtuale, è stato catturato mentre tentava di recuperarle. E’ stato in seguito ucciso senza alcuna forma di processo. Inoltre, contrariamente all’articolo 7 del trattato, i prigionieri di guerra armeni non sono stati tutti liberati – ne restano ancora diverse decine nelle prigioni di Baku, secondo la Croix-Rouge.
 

Lei continua a fustigare il silenzio dei paesi occidentali. Perché l’Armenia non beneficia della compassione accordata ad altri?

Questo piccolo paese di 3 milioni di abitanti ha come ricchezza solo alcune miniere d’oro (nel Syunik e nel Gegharkunik, appunto), la sua storia, la sua fede, la sua cultura, la sua lingua. Ciò non ha alcuna rilevanza rispetto ai giacimenti di gas e di petrolio azeri… Peggio, è lo stato cristiano più vecchio del mondo. Tuttavia, e in particolar modo in un occidente che non smette di pentirsi di essere stato un carnefice in occasione delle Crociate o della colonizzazione, essere cristiano vi proibisce di essere una vittima. Le buone vittime sono gli uiguri e i rohingya musulmani. Gli armeni, in maggioranza membri della loro Chiesa apostolica, non hanno dunque lo stesso diritto alla compassione dei capi delle altre Chiese cristiane. Avete letto molti comunicati di papa Francesco o anche di patriarchi ortodossi che mostravano compassione per i loro fratelli religiosi vittime delle violenze turco-azere? Hanno avuto un pensiero per le chiese, per i monasteri, per i cimiteri e per i khachkar vandalizzati o distrutti? E da un punto di vista diplomatico, avete per caso sentito l’Alto commissariato per i rifugiati, l’Osce, l’Onu, l’Unione europea o il gruppo di Minsk protestare contro ciò che subisce il popolo armeno che non è nient’altro che un’epurazione etnica soft? No. L’Armenia è disperatamente sola al mondo (…). I valori universalisti e umanistici che difende (includo il cristianesimo perché è un universalismo e un umanesimo) sono i nostri. Ciò che incarna dinanzi alla barbarie dei suoi vicini turchi, è semplicemente la civiltà. Aiutare l’Armenia a proteggersi oggi, significa proteggere noi stessi per un domani, perché i nostri nemici sono gli stessi”.

(Traduzione di Mauro Zanon)

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