“C'è una questione cattolica, ormai, e mette tutti in imbarazzo”

A Parigi i partecipanti a una processione di ricordo ai preti assassinati vengono insultati al grido di “A morte i fascisti!” e malmenati. Perché la politica si è disinteressata dell'evento?

Donne, bambini, scout, preti, anziani stanno partecipando a una processione per rendere omaggio ai preti assassinati durante la Comune, al ritmo dei cantici e su invito della diocesi di Parigi, quando vengono violentemente aggrediti. Vengono trattati come integralisti, insultati al grido di “A morte i fascisti!”, alcuni vengono picchiati, e i social network diffondono le immagini, di una brutalità inaudita, dando la colpa… a questi fedeli, che avrebbero provocato i loro interlocutori. E’ quanto accaduto nel pomeriggio di sabato 29 maggio, nel centro di Parigi. I fatti sono indiscutibili: questi parrocchiani tranquilli sono stati presi di mira da alcuni militanti dell’estrema sinistra antifascista. Le immagini sono violente. Ma hanno forse suscitato la riprovazione, un’indignazione collettiva o una ferma condanna da parte della classe politica, dei procuratori mediatici o delle vedette impegnate? No. Solo, un piccolo tweet del ministro dell’Interno… Una mancanza di reazione costernante, come sottolinea Jean-Pierre Denis, giornalista, cattolico impegnato e saggista, che ha appena pubblicato “Les Catholiques, c’est pas automatique” (Éditions du Cerf).

 

Le Point Pochi politici hanno condannato l’attacco ai danni della processione cattolica verificatosi il 29 maggio. Come spiega tale silenzio?

Jean-Pierre Denis – La questione cattolica, perché ormai c’è una questione cattolica, mette tutti in imbarazzo. Il cattolicesimo è considerato maggioritario, dunque si pensa che non abbia bisogno di protezione; ma quando i cattolici prendono la parola, viene subito ricordato loro che sono minoritari. Per i cattolici, è una doppia pena. A ciò si aggiunge la decomposizione politica. Per una parte della sinistra in pieno smarrimento ideologico, è semplice indossare un costume e rimettere in scena per folklore i versagliesi contro i comunardi. E’ più delicato invece riconoscere questi fatti: dei bravi parrocchiani sono stati aggrediti da un gruppuscolo di estremisti, dinanzi allo stupore beffardo di alcuni spettatori seduti al sole. Dall’altro lato, una parte della destra, il cui disorientamento intellettuale non è inferiore, ha troppo paura di essere etichettata come “cattolica”, dunque “conservatrice”, dunque “reazionaria”, dunque “retrograda”. Risultato: si rischia veramente di lasciare il monopolio dell’indignazione all’estrema destra o a una frangia identitaria che è marginale nel paesaggio cattolico. O al ministro dell’Interno, la cui indignazione rituale fa un po’ sorridere. Perché è proprio il suo prefetto di polizia che ha sottovalutato, per ragioni che ignoro, il rischio cui andava incontro questa processione, la quale avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Tutto ciò è fastidioso perché, di questo passo, alcuni fedeli finiranno per chiedersi se i cattolici sono cittadini come gli altri. Col rischio di sprofondare nella paranoia o di scegliere l’avventurismo politico, loro che da decenni sono legittimisti e moderati. 

Come cattolico, è scioccato dal fatto che ci siano così poche reazioni da parte dei responsabili pubblici? Hanno paura di gettare benzina sul fuoco?

Mi disturba profondamente in quanto cittadino che tiene alla libertà pubbliche e le vede ogni giorno erose coi più svariati pretesti. Vorrei ricordare che una processione non è una manifestazione, ma l’esercizio di un altro diritto, spirituale e non politico, altrettanto fondamentale e riconosciuto dalle leggi della Repubblica.  Per quanto riguarda il resto, come cattolico, mi fa un po’ sorridere la condanna formale che avrebbe come obiettivo quello di rassicurare una comunità considerata come una sorta di riserva dei Moicani, per non dire… di Amish, cui rendere visita prima delle elezioni. Ciò si chiama comunitarismo. Preferirei che i politici e i giornalisti lottassero contro qualsiasi forma di violenza nello spazio pubblico. Perché questo incidente non è altro che l’ultima conferma, cronologicamente parlando, di un aumento dell’intolleranza. L’impressione è che ogni evento possa degenerare molto rapidamente, che non si sopportino più le convinzioni degli altri, che si voglia spesso ridicolizzarle o intimidirle. I politici dovrebbero prendere coscienza che non è una questione di comunità, che non si limita alla questione cattolica di cui ho parlato. Si tratta di un’urgenza civica che dovrebbe riunirci tutti, credenti o no, di sinistra o di destra.

 

(Traduzione di Mauro Zanon)

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