Lo psicologo Jordan Peterson (Ansa)

Un Foglio internazionale

Ecco chi non si farà cancellare

Lo psicologo Jordan Peterson, star di YouTube, è la nemesi del politicamente corretto

Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere


 

"Il termine 'cancel culture', così come il 'politicamente corretto' è un’espressione comica per una brutta patologia culturale", scrive Barton Swaim sul Wall Street Journal: “Essere cancellati significa vedere la propria persona o influenza aggredita, tipicamente da una folla numerosa, per qualche offesa vera o presunta all’ortodossia progressista. Per fare in modo che ciò accada, devi disporre di una certa forma di autorità in primo luogo: una posizione accademica, un incarico politico, un ruolo nell’industria dell’intrattenimento, un impiego con una testata ‘mainstream’. Molto spesso i bersagli della cancellazione non sono molto bravi a difendersi, e nemmeno a capire ciò che gli è successo. Un’eccezione è Jordan Peterson, lo psicologo clinico dell’Università di Toronto e divulgatore su YouTube.

 

Se sei una persona normalmente curiosa, Peterson non ti sembrerà un bersaglio facile per l’indignazione morale. Non condivido tutte le premesse filosofiche di Peterson, e sono in disaccordo con alcune delle cose ha scritto, ma non c’è nulla di sinistro. Vent’anni fa in pochi lo avrebbero visto come l’intellettuale sovversivo e il mostro morale che molti lo considerano oggi. Ecco alcune regole di vita dal suo ultimo libro: ‘Non fate ciò che odiate’, ‘Lavora più che puoi su una cosa e vedi cosa succede’, ‘Prova a rendere una camera della tua casa più bella che puoi’.

 

Perché la sinistra ti disprezza così tanto? "Gran parte della mia popolarità deriva da YouTube – dice Peterson al Wsj – e YouTube si rivolge soprattutto agli uomini, che rappresentano gran parte dei miei ascoltatori". I detrattori di Peterson sostengono che sia un esponente "di destra" o persino "di estrema destra". E in effetti è vero che esprime dei punti di vista conservatori su alcune tematiche culturali, come l’opposizione alle adozioni gay e le differenze tra uomini e donne. Ma ciò che rende Peterson lo spauracchio dei giudici culturali americani è la sua opposizione all’identity politics. Per questo viene denunciato come un razzista, un fascista, un misogino o un transfobo. Peterson spiega che il ‘disprezzo dell’élite americana’ verso la working class è una delle ragioni principali della sua popolarità. “Non ci sono tante persone che provano a incoraggiare – dice l’accademico – Molte delle idee che provengono dagli intellettuali sono critiche. Guarda cosa stai facendo al pianeta… Guarda ciò che la tua ambizione ha fatto al pianeta… Come ti permetti!’. Peterson non contesta la sostanza di queste tristi critiche. Piuttosto, sostiene che siano innaturali e malsane. ‘L’atteggiamento giusto verso i giovani è l’incoraggiamento’.

 

Secondo Peterson, i suoi ammiratori e i suoi detrattori non sono poi così diversi gli uni dagli altri. Entrambi comprano i suoi libri o ascoltano le sue lezioni perché cercano una struttura e un significato. Ciò che anima questi giovani moralisti, sostiene Peterson, è la visione disperata e catastrofista della sinistra contemporanea. Quando vedi quel disprezzo, o quel desiderio di flagellare e distruggere, ti devi chiedere: quanto è profondo? L’idea che siamo un cancro sul pianeta – beh, cosa puoi fare con il cancro? Lo distruggi. Questo è ciò che dicono molti ambientalisti, ed è orrendo’. L’ambientalismo non è un culto del progressismo moderno, che ha un suo fondamento spirituale? ‘Penso di sì’, dice Peterson: ‘Il problema è che gli intellettuali dell’illuminismo moderno, molti dei quali sono conservatori e disprezzano il politicamente corretto, sono tutti atei e non offrono alcuna mitologia, alcuna avventura. Questo nulla nichilista fa in modo che i loro figli sentano il fascino del politicamente corretto radicale. Loro si aspettavano che questi ragazzi si accontentassero del loro razionalismo insipido’.

 

Questa ricerca di una teleologia metafisica, secondo Peterson, è anche ciò che anima antifa, Black Lives Matter, il nazionalismo bianco e tante altre ribellioni romantiche e rivoluzionare. Questi movimenti offrono un senso di eroismo e avventura. Peterson ricorda la famosa frase di George Orwell nella sua recensione del ‘Mein Kampf’ nel 1940: ‘Mentre il socialismo, e anche il capitalismo in modo più riluttante, hanno detto alla gente ‘io ti offro il benessere’ Hitler gli ha detto ‘io vi offro lotta, pericolo e morte’ e di conseguenza tutta la nazione si inchinata ai suoi piedi’. Peterson pensa che il materialismo ateo non abbia nulla a che spartire con la visione del mondo religioso. Anziché dire alla gente di non fare il male, lui dice che ‘l’approccio migliore è dirgli: ecco un’avventura migliore. Adesso vai a conquistare i tuoi demoni’. Alla fine, gli avversari di Peterson non sono riusciti a cancellarlo. Lui conserva la sua posizione accademica; le sue lezioni su YouTube e i suoi podcast non sono stati rimossi dalla rete e i suoi editori continuano a pubblicare i suoi libri, che sono a disposizione di tutti.

 

Questo è successo per due ragioni. Primo, lui ha provato a comprendere i suoi censori potenziali e li considera quasi come dei pazienti clinici. Peterson descrive in modo garbato e comprensivo un giornalista che ha scritto un articolo su di lui intitolato ‘Jordan Peterson, il custode del patriarcato’ e successivamente ha postato su Twitter quella che era sembrata una confessione (‘Il ruggito di Twitter a mio favore ha giustificato l’uccisione’). Vi posso assicurare che a Peterson questo giornalista fa realmente pena. Il secondo motivo deriva dal primo. Le strane fissazioni dei cancellatori significano che scusarsi con loro è una follia. Peterson non ha mai chiesto scusa o rinnegato ciò che ha scritto. Ecco una nuova regola per il suo prossimo libro: non chiedere scusa se non hai fatto nulla di male”.

(Traduzione di Gregorio Sorgi)