
Fauna d'arte
Chiara Enzo e il corpo come manifestazione di ogni esperienza di vita
“Il taglio dell’immagine è sempre pensato per restituire un punto di vista ravvicinato e intimo, a tratti soffocante: una prospettiva non neutra, un corpo a corpo, dove la troppa vicinanza finisce spesso per togliere chiarezza, più che rivelare”. Il racconto dell'artista e due mostre previste in autunno
Nome e cognome: Chiara Enzo
Luogo e anno di nascita: Venezia, 1989
Galleria di riferimento: ZERO…
Sito web www.chiaraenzo.it
Instagram www.instagram.com/chiara.enzo
L'intervista
Com’è organizzata la tua giornata?
Mi alzo, cerco di capire come sto, e mentre faccio colazione decido a cosa destinare il mio tempo. In un modo o in un altro lavoro. Ho uno studio, ma conservo uno spazio di lavoro anche a casa, e mi piace portare avanti lavori diversi in contemporanea. Se durante il giorno sento di avere lavorato a sufficienza, o se finisco le energie, faccio altro, ultimamente ho guardato molti film.
Quali sono i tuoi riferimenti visivi e teorici?
Sono tanti e disparati, in ordine casuale faccio qualche nome: Jacques Derrida, Rebecca Horn, Felix Gonzales Torres, David Cronenberg, Throbbing Gristle, Claire Denis, David Lynch, Jean-Luc Nancy, Susan Sontag.
Il corpo, inteso sia come presenza fisica che come memoria, affiora spesso nel tuo lavoro in modo frammentato o traslato. Che ruolo ha per te nella costruzione dell’immagine?
Il corpo mi interessa come manifestazione tangibile e sensibile di ogni esperienza di vita. Nel mio lavoro è centrale non solo in quanto rappresentato, e quindi osservato, ma anche come osservante e agente. Il taglio dell’immagine è sempre pensato per restituire un punto di vista ravvicinato e intimo, a tratti soffocante: una prospettiva non neutra, un corpo a corpo, dove la troppa vicinanza finisce spesso per togliere chiarezza, più che rivelare. La frammentazione e la chiusura esprimono la limitatezza della capacità umana di comprendere il sé e la realtà in cui si è immersi, sia dal punto di vista percettivo che del pensiero. Il desiderio del contatto e il desiderio di conoscere il mondo sono per me corrispondenti, e in quest’ottica ogni superficie diventa un’entità viva e sensibile.
A che cosa stai lavorando?
Al momento sto lavorando a due mostre che apriranno in autunno, una in Italia e una in Germania. Sto anche studiando una serie di materiali che ho raccolto nel corso di un recente viaggio in Cina.
Il gesto del disegno appare come qualcosa di primario, quasi pre-linguistico. Che rapporto hai con l’errore, l’imprecisione, l’accidente?
La perfezione non mi comunica molto, e non la cerco. Ogni lavoro è molto stratificato e i tempi sono volutamente molto estesi. Darmi più tempo del necessario mi permette di arrivare a una fittissima tessitura di segni, apposti però non metodicamente. Ogni segno corrisponde al percorso ripetuto dello sguardo, che percorre il soggetto guardato come se lo toccasse. A volte lo sguardo è freddo, in altri momenti è più coinvolto emotivamente, a volte quasi violento, la mano scivola, o insisto troppo e graffio irreparabilmente la carta. Se il difetto non inficia troppo la lettura dell’immagine lo accetto di buon grado.
Le resistenze e i problemi della materia creano spesso delle occasioni per insistere un po' di più, per costringermi a soffermarmi. Per questo motivo vario spesso la tipologia, la grammatura e il colore delle carte che uso. In questo modo riesco a mantenere un buon grado di imprevedibilità. Questo mi comporta sempre anche molta più fatica, ma con il tempo ho capito che proprio la fatica contribuisce in modo decisivo a creare un’intensità che è fondamentale perché le mie immagini funzionino.
In che modo hai iniziato a fare l’artista?
Ho sempre disegnato tanto. Il disegno è stato fin da bambina uno strumento conoscitivo fondamentale per me, tanto da diventare anche un vero e proprio dispositivo relazionale. Per la maggior parte della mia vita ho svolto lavori diversi, ma sempre per sopravvivenza e mai per scelta.
Che cos’è per te lo studio d’artista?
Condivido da anni un ambiente open-space con altre quattro artiste, che sono anche le mie più care amiche. Le nostre pratiche sono molto diverse, anche se siamo tutte pittrici, ma l’abitudine al dialogo ha generato un incessante confronto sui processi, sui metodi e sulle motivazioni, dove il lavoro di ciascuna, fin nelle sue prime fasi viene messo in relazione e in discussione. Per me, come per le mie compagne, il confronto è preziosissimo, perché ci dà la possibilità di testare in che modo determinati contenuti e forme espressive possono essere letti da persone diverse da chi li ha generati, ed evitare così di cadere in linguaggi solipsistici.
Le tue opere sembrano spesso dialogare con un silenzio di fondo, una dimensione contemplativa. Credi che l’arte debba ancora avere uno spazio per il non-detto?
Sì. L’intimità che fa parte dell’esperienza del mio lavoro e le tensioni che questa porta con sé generano dei silenzi. Le opere richiedono attenzione e tempo. Tengo a precisare che per me quella della contemplazione non è una dimensione passiva. Nella mia esperienza la contemplazione – ovvero l’attenzione - è una delle più alte forme di ricerca, probabilmente la più difficile in questo preciso momento storico-culturale.
Qual è la funzione dell’arte oggi?
Deve aprire porte ed essere in grado di scalfire la superficie sorda della coscienza, a costo di provocare dolore.
Le opere
Chiara Enzo, Mano, 2025. Acquerello, pastello, matite colorate su carta applicata su tavola,
10 x 15 cm. Courtesy l’Artista e ZERO…, Milano.
Chiara Enzo, Senza titolo (Scarico), 2014. Tempera gouache, pastello, matite colorate su carta applicata su tavola,
14,8 x 17,7 cm. Collezione Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa.
3
Chiara Enzo, #76, 2019. Grafite su carta bianca Seawhite of Brighton,
14 x 14 cm. Tony and Trisja Podesta Collection, Washington DC.
4
Chiara Enzo, Un istinto II (Brividi), 2021. Tempera gouache, pastello, matite colorate su cartoncino incollato su tavola, 19,1 x 13 cm. By Art Matters Collection, Hangzhou.
5
Chiara Enzo, #61, 2018. Grafite su carta bianca Seawhite of Brighton,
14 x 14 cm. Collezione privata, Venezia.
6
Chiara Enzo, Visceri IX, 2023. Acquerello, pastello, matite colorate su carta applicata su tavola,
15 x 29 cm. Jeremy Achkar Collection.
7
Viscere, ZERO…, Milano, 2023. Courtesy l’Artista e ZERO…, Milano. © Foto Roberto Marossi
8
Chiara Enzo, #159, 2024. Grafite su carta bianca Seawhite of Brighton,
14 x 14 cm. Collezione Freschi & Vangelisti.
9
Chiara Enzo, Chest, M., 2024. Acquerello, pastello, matite colorate su carta applicata su tavola,
21,9 x 24,5 cm. Collezione Privata, Londra.
10
Chiara Enzo, Lenzuolo scuro, 2024. Pastello e matite colorate su carta applicata su tavola, 10 x 15 cm. Tony and Trisja Podesta Collection, Washington DC.