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Perché Mattarella ha voluto parlare della Rai

Nel discorso di fine anno il Presidente inserisce il servizio pubblico dentro il racconto della Repubblica. Non è una parentesi culturale: è un avvertimento politico sul pluralismo, sul potere e sui limiti della maggioranza

Quando Sergio Mattarella parla della RAI nel discorso di fine anno, non sta facendo un omaggio rituale alla cultura né una carezza al mondo dell’informazione. Sta compiendo un atto politico, nel senso più alto e più quirinalizio del termine. La Rai entra nel discorso non come azienda, ma come infrastruttura democratica.

Mattarella colloca il servizio pubblico dentro la storia della Repubblica: accanto alla cultura, all’arte, alla letteratura, alla musica. Non per nostalgia, ma per ricordare che l’identità nazionale non si costruisce solo con le leggi e con i governi, bensì con il racconto condiviso del Paese. E qui arriva il punto centrale: senza pluralismo non c’è racconto comune, senza racconto comune non c’è partecipazione, senza partecipazione le istituzioni si svuotano.

Il Presidente sceglie con cura le parole: la Rai è “garanzia del pluralismo”, che a sua volta è “presupposto essenziale del coinvolgimento popolare attorno alle istituzioni della Repubblica”. È una frase apparentemente neutra, ma politicamente molto esigente. Significa che il servizio pubblico non appartiene a chi governa, non è un premio elettorale, non è un megafono della maggioranza del momento. Appartiene alla Repubblica, cioè a tutti.

Perché dirlo ora? Perché Mattarella sa che il tema Rai è sempre un termometro del rapporto tra potere e democrazia. Ogni volta che la politica considera normale piegare il servizio pubblico a un equilibrio di parte, sta implicitamente dicendo che il pluralismo è negoziabile. Il Presidente, invece, ricorda che non lo è. Non è un favore, è un dovere costituzionale, anche se la Costituzione non lo nomina esplicitamente.

C’è poi un altro livello, più sottile. In un discorso che insiste sulla violenza delle parole, sulla polarizzazione, sugli estremismi, la Rai viene indicata come antidoto possibile: uno spazio che dovrebbe tenere insieme il Paese, non dividerlo ulteriormente. Non un luogo di neutralizzazione del conflitto, ma di rappresentazione equilibrata del conflitto.

In sintesi, Mattarella parla della Rai perché sta parlando della qualità della democrazia. E perché sa che, quando il pluralismo si indebolisce nei media pubblici, il logoramento delle istituzioni non è più una possibilità teorica, ma un processo già avviato.

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