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il figlio
“Julian Barnes non è mio padre, è mio zio”. La mia famiglia e altri animali
Nel suo romanzo d'esordio "Il solito desiderio di uccidere", Camilla Barnes racconta con ironia e acutezza la sua famiglia, tra la decadenza di un manoir francese, nevrosi quotidiane e il confronto con genitori anziani, tra aneddoti divertenti e risate amare
Da piccoli i tuoi genitori sono come sono, punto e basta: non si discute cosa c’è per cena, dove abiti o come ti parlano. Le cose stanno così”, dice la narratrice di Il solito desiderio di uccidere, il romanzo d’esordio di Camilla Barnes (nella traduzione di G. Scocchera, edito da Einaudi), un tempo “vedevamo tutto sotto un’altra luce”, continua. Solo dopo, quando si cresce e si visitano altre case, ci si rende conto che alcune cose “non erano normali”. Miranda, la voce narrante, ha vari elementi in comune con Camilla Barnes: circa cinquant’anni, inglese ma di stanza a Parigi, autrice di opere di teatro e due genitori ormai anziani che vivono in una casa nella campagna francese – il padre è un filosofo che insegnava a Oxford, spesso presentato come pedante ed erudito, ma anche tenerissimo con gli animali domestici. Sarebbe stato lo zio di Camilla, il famoso romanziere Julian Barnes, fratello di suo padre, a spingerla a trasformare in fiction le storie della propria famiglia, di cui lui aveva già accennato nel memoir Nothing to be Frightened Of.
E così Camilla Barnes ci regala pezzi di divertentissima quotidianità in questo manoir decadente non lontano da Poitiers, distillando negli aneddoti tutta l’energia passivo-aggressiva che può scaturire da un matrimonio, o dal rapporto con la propria prole. Miranda ha una sorella che vive in Inghilterra, e una figlia, ma ci sono anche vari animali che spuntano e diventano causa di dispute: gatti, polli e anatre da mettere a letto la sera, e pure due lama, uno “di nome Lorenzo (di solito abbreviato in Lollo) e Leonora”, che vanno a guardare le partite di tennis tra Miranda e la sorella. La casa è anche piena di roba, la madre accumula e accumula, e in una stanza si trovano vecchi barattoli vuoti di gelato e “17 rotoli di carta da forno (tutti semiusati)”, spaghi di ogni genere, “un vecchio ferro da stiro con la spina inglese e un asciugacapelli senza spina”. A un certo punto mentre lava i coltelli dopo il pranzo – i coltelli non si possono mettere in lavastoviglie perché “rovina i manici”, dice la madre – Miranda si gratta l’occhio col sapone. La madre le porta una pomata “che fa proprio al caso tuo”. Miranda leggendo l’etichetta vede che è una vecchia medicina di un loro gatto morto da almeno cinque anni. “Mettila via e dille che l’hai usata, ringraziala e tanti saluti. E’ molto più semplice così, fidati. Molto più semplice”, le consiglia il padre. Padre che invece, ormai parzialmente sordo, usa l’apparecchio acustico a suo favore, spegnendolo quando non vuole essere disturbato. Ecco, Il solito desiderio di uccidere, arricchito anche da scambi di messaggi o da vecchie lettere, ci fa vivere piccole scene nevrotiche e piene di fastidi, sfide ma anche scene di amorevolezza, forse ribaltando un po’ l’incipit di Anna Karenina – “Tutte le famiglie felici si assomigliano, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” – facendoci notare che le infelicità hanno spesso nature comuni. Sarà che l’autrice lavora da decenni come autrice teatrale, ma questo viene perfettamente fuori, con spiritosa acutezza, dai dialoghi. Se non altro, dice lei, almeno quando torno a casa dopo aver visitato i miei genitori, per quanto faticoso, mi restano parecchi aneddoti. Dopo la presentazione di un libro, ha raccontato Camilla Barnes, un uomo si è avvicinato e le ha detto: “Sono un grande fan di suo padre”, e lei ha risposto: “Julian Barnes non è mio padre, è mio zio”, ha detto lei piccata. L’uomo ha risposto: “No! Intendo suo padre, il filosofo!”. Dice anche che la madre, dopo la pubblicazione di questo libro esplicitamente autobiografico, non ne ha voluto parlare. Lei ha provato a chiederle se le era piaciuto mentre mangiavano del formaggio e la madre ha risposto: “Vuoi altro formaggio?”.