IL FIGLIO
È arrivato quel momento, non fingete di non accorgervene
Con tutte le preoccupazioni che abbiamo già, possibile che sia io a dovervelo dire? Un sedicenne che non è mio figlio, purtroppo, ha chiesto se domenica si può fare l’albero. Non prendetelo in giro, perché mancano pochissime domeniche a Natale
È arrivato quel momento. Possiamo fingere di non accorgercene, e andare in giro, molti di noi, con delle specie di abbronzature estive residue, a chiazze, giallognole, possiamo addirittura postare foto di ultimi bagni in mare o, peggio, pubblicare foto in bikini per dire: quanta nostalgia, adesso sono qui al computer ma poco fa ero una sirena, poco fa ero un’isolana, poco fa ero una creatura nuda e avventurosa piena di sogni, se non rispondo alla mail di lavoro è perché rivendico il mio diritto di sognare ancora. In questi casi bisogna sospendere il senso del ridicolo e comprendere che la creatura ha quasi sicuramente un terribile raffreddore con catarro, oppure come me una sciarpa arrotolata in testa per evitare gli spifferi in treno, e la conversazione più avvincente avvenuta in tutta la settimana è stata quella sui pro e contro del vaccino antinfluenzale. Chi l’ha fatto, chi non lo vuole fare, chi l’ha fatto tre anni fa ed è quasi morto di tosse, chi dice: se non lo fai poi non ti lamentare, quest’influenza è brutta. Chi ritiene che basti un uovo crudo tutte le mattine. In realtà io sono pazza di queste discussioni, le trovo molto più utili e appassionanti delle chat di classe in cui il genitore x si lamenta del carico dei compiti e il genitore y si lamenta della gita di classe in un posto poco interessante e il genitore z propone riforme del sistema scolastico da effettuare sotto il suo diretto controllo solo nella classe del figlio. Quindi io capisco le foto in bikini, i tramonti, i tuffi in novembre, il sale sulla pelle, sapore di mare, assurdi cocktail pieni di ghiaccio, tutto pur di fuggire dalla misera realtà del buio alle cinque del pomeriggio. Ma quel momento è arrivato, lo sanno tutti anche se si fotografano ancora mezzi nudi. Forse è un atto scaramantico, il tentativo di negare a sé stessi quel che l’aria della sera porta con sé, il lieve pizzicore del cambiamento, un profumo come di legna appena tagliata: so che nessuno vuole parlarne, ma qualcuno deve pur farlo.
È quasi Natale. Un sedicenne che non è mio figlio, purtroppo, ha chiesto se domenica si può fare l’albero. Non prendetelo in giro, perché mancano pochissime domeniche a Natale, gli imprevisti sono dietro l’angolo, poi non lamentatevi se avete sia l’influenza brutta sia nessun regalo comprato. E’ cambiata la vibrazione delle strade. In certe chat segrete si discute del menù della vigilia e dei posti a tavola, e tutti, ma lo saprete già, hanno già ordinato il panettone senza conservanti in quel posto che ne fa solo settemila. Chi non fa i tortellini in casa, li ha prenotati con due mesi di anticipo, e il negoziante ha detto: appena in tempo. Non è per mettere ansia, è per avere qualcosa da aspettare. Io ad esempio ho deciso di non mangiare niente, al massimo una fetta di prosciutto, fino alla prima cena di pre Natale, che di solito avviene intorno al dodici dicembre, e poi da lì non smettere mai di mangiare, bere, impacchettare e nascondere pacchetti e fare scorta di noci e mandarini.
E mi rendo conto, già da qualche giorno di camminare per strada in modo diverso: le vetrine che mi erano totalmente indifferenti adesso hanno qualcosa di sensuale, anche il ferramenta mi attrae, e dall’interno dei negozi sento provenire una musica simile alla voce delle sirene di Ulisse: mi ricordano che non è per niente facile azzeccare i regali, e che una mia amica ha già preparato tutto. So che non avevamo bisogno di altre preoccupazioni, ma quarantotto giorni volano: meglio cominciare subito a essere più buoni.