Ansa
Il Figlio
L'ansia, il senso della cura, i figli che restano sempre, anche se sempre più lontani
"Nostra solitudine" è un racconto di Daria Bignardi fortemente autobiografico eppure proprio per questo meravigliosamente condiviso perché dentro alla sua narrazione nessuno viene dimenticato. Come in un’esplosione in cui tutti gli oggetti volano per aria e divengono frammenti di una vita
Arrivata a Can Tho, sul delta del Mekong, dopo una chiacchierata con un pappagallo cenerino ecco palesarsi davanti ai suoi occhi quello che sembra a tutti gli effetti un pasticcio di maccheroni alla ferrarese, un pateso vietnamita. Lo stupore è tale che Daria Bignardi, autrice e protagonista di "Nostra solitudine" (Mondadori) subito scrive sulla chat di famiglia dell’incredibile scoperta. Quel carretto alimentare di un ambulante vietnamita la riporta ai Natali ferraresi, a un un’intimità familiare ora lontana chilometri e anche anni. Nostra solitudine è un vagare volutamente, ma anche obbligatoriamente frammentato in una quotidianità che ha totalmente trasmutato il senso del rito in un rischio perenne, in un’eccezione continua. Non resta così che tentare di tendere fili e mantenere rapporti restando aperti a quel che viene, senza pregiudizi, che sono sempre tantissimi come le rimprovera il figlio, Ludovico, un Virgilio un poco distratto e molto ghiotto che accompagna Daria nel suo viaggio asiatico.
E’ in Vietnam dove prese corpo la più grande sconfitta militare americana che Bignardi prova a rileggere il mondo, la globalizzazione, il potere degli oligarchi digitali, dando fiducia ai suoi occhi e rivendicano i limiti di chi ha trasformato le sconfitte e l’ansia – tutta occidentale – di perdere, riconoscendo in sé una forma di stabilità condivisa e comune. Una solitudine che non è quella della negazione e del privarsi degli altri, ma è quella della libertà di uno spazio tutto nuovo da esplorare passo a passo. Uno spazio che taglia il passato e il futuro illuminando i segni di un presente troppo spesso confuso con l’attualità. Il presente sono i gesti e le relazioni e tutto quello che quei gesti e quelle relazioni nascondono. Bignardi compie un prezioso lavoro su di sé e lo condivide con i lettori portando a galla l’ansia ereditata dalla madre e un senso della cura che diviene un obbligo faticoso ereditato invece dall’essere donna, e poi i figli che restano sempre, ma che sono sempre più lontani. Gli amori, quelli passati e caduti come una casa che crolla sulla testa, ma che restano nei frammenti e nei pezzi sparsi come un eterno presente molto più rassicurante degli amori nuovi che invadono con i vizi e vezzi tipici dei maschi. Troppa fatica e subito chiarisce che “non lo diventerà mai. Né marito né fidanzato”. Il mondo attorno a Bignardi si agita oltre il limite della follia, anche se le batte in testa il dubbio che sia solo lei a non capire. Viaggia molto, lavora moltissimo, porta cura e attenzione là dove sembra avere luogo solo una violenza insensata da Gaza all’Uganda. Nostra solitudine ha il passo inquieto eppure leggero di Mickey Sachs (Woody Allen) mentre cammina per Central Park in Hannah e le sue sorelle, ma anche la rabbia nevrotica di Michele (Nanni Moretti) che viene sbattuto fuori da un bar in Ecce Bombo, un po’ come capita a lei, aggredita verbalmente senza motivo da un barista cafone.
Riferimenti maschili perché del maschile Daria Bignardi contiene un seduttivo erotismo da cui lei stessa – come davanti a uno specchio – si sente attratta osservando un sé maschio invecchiato prodotto dall’IA che le piace tantissimo. Nostra solitudine è un racconto fortemente autobiografico eppure proprio per questo meravigliosamente condiviso perché dentro alla sua narrazione nessuno viene dimenticato. Come in un’esplosione in cui tutti gli oggetti volano per aria e divengono frammenti di una vita. Come nell’immaginazione di un’altra Daria che vede esplodere la casa mentre sullo sfondo si staglia il cielo di Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni. Nel film Daria se ne va via, in Nostra solitudine Daria Bignardi invece decide di restare e in alcuni casi anche di ritornare (come al bar). Cerca spiegazioni, amore e una solitudine che le tenga compagnia e la protegga dagli abbandoni, dalle separazioni e dai finali che nessuno desidera mai per davvero.