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Il Figlio
Un'attrice di successo e l'ossessione di esistere: "Audizione", di Katie Kitamura
Una donna di mezza età, un'artista di successo, ma dalle molte inquietudini represse in un passato più o meno indefinito all'interno di una vita borghese. Una domanda: dov'è la salvezza? Recensione
La protagonista dell’ultimo romanzo di Katie Kitamura, Audizione (traduzione di Costanza Prinetti, Bollati Boringhieri) è una donna di mezza età, un’attrice di successo, ma dalle molte inquietudini represse in un passato più o meno indefinito. Sfoggia una rassicurante vita borghese: un marito critico d’arte affettuoso e sempre comprensivo, una casa di proprietà nel West Village a New York e un lavoro ricco di soddisfazioni. Tuttavia qualcosa all’interno di questa mansueta coppia borghese non sembra funzionare del tutto. Si avvertono piccoli scricchioli che riportano a galla dolori sottaciuti. Disaccordi lasciati cadere, ma che alla prima occasione potrebbero esplodere.
La protagonista sa della propria impulsività che spesso negli anni si è tradotta in un’ossessione compulsiva. Una ricerca di accettazione, consenso e piacere che più volte l’ha portata anche a tradire il marito, ma sente di aver superato quella fase, così come avverte che anche il marito, Tomas, ha saputo andare oltre una ricerca del consenso che più volte lo ha reso ostile e arrogante verso il mondo e verso di lei.
Tuttavia l’incontro con il giovane Xavier sembra rimettere in gioco la stabilità così tanto duramente conquistata. Kitamura con Audizione prende spunto - in particolare per la strutturazione della protagonista femminile - dalla narrativa di Rachel Cusk, soprattutto dalla Trilogia dell’ascolto. La narrativa di Cusk ha influenzato fortemente la letteratura angloamericana degli ultimi anni, in particolare nella definizione di quello spazio sentimentale dentro al quale la realtà si mischia facilmente con il sogno. E questo sembra fortemente accadere alla protagonista di Audizione nel momento in cui riconosce Xavier non certo come un amante, ma come un simile. Un ragazzo bellissimo e abituato a sedurre da sempre chiunque grazie alla sua avvenenza, ma sopratutto un uomo che riproduce - forse artatamente - anche nei minimi movimenti, come nei gesti più banali una famigliarità che le riporta alla mente il padre e non solo: "Mi voltai verso Xavier e la vidi - vidi la somiglianza tra di noi, che andava oltre la razza, era come un’eco, un rispecchiarsi dei nostri lineamenti che non aveva spiegazione, non aveva un proposito. In quel momento riuscii a captare il margine più esterno del suo pensiero, della sua personale illusione, mi sembrò quasi di agguantarla".
Si apre così un varco dentro al quale la protagonista scivola. Quella illusione che sembra all’inizio solo di Xavier diviene anche sua, e quell’assenza di spiegazione una nuova ossessione. Audizione richiama anche l’ambientazione teatrale - un lavoro che obbliga a stare fianco a fianco la protagonista e Xavier -, Dopo la prova di Ingmar Bergman, solo che qui non ci sono più maestri o amanti dei genitori in lotta con i figli, qui ci sono solo madri e padri mancati e figli presunti. Un gioco delle parti che non ha più alcuna parte di gioco, ma solo una forma di sadismo che l’illusione sembra poter levigare. Kitamura non accompagna la sua protagonista verso una possibile via d’uscita, ma la pone di fronte a una realtà che contiene obbligatoriamente una parte irriducibile d’inganno, un peccato originario.
Non esiste una salvezza possibile, perché non esiste in fondo nulla da cui la protagonista si debba salvare. La percezione delle cose e del mondo recupera infatti una parte di sé che anche se non ha sostanza nel reale è fondamentale, qualcosa che non può essere rimosso o cancellato, ma che permane come un istinto o come un desiderio: "Essere vista era quasi il mio vero scopo, perché mi rendeva certa di esistere, mi assicurava che i miei arti fossero veri quando li toccavo, che il mio essere fosse intatto quando si affacciava sul mondo".