ansa

Il Figlio

Melissa P. e la storia dei suoi soldi

Giulio Silvano

Melissa e Clara fanno un gran parlare di denaro, desiderio e maternità. A vent’anni da "Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire" l'autrice fa i conti con il suo passato, senza nostalgie o recriminazioni

Non è stato facile gestire la tempesta mediatica dopo il successo del suo esordio, "Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire". Ma a distanza di vent’anni Melissa Panarello ha deciso di farci i conti con una grande lucidità. "Storia dei miei soldi", a oggi il suo libro più forte, è appena uscito per Bompiani, ed è un modo per affrontare il passato, senza nostalgie o recriminazioni. È un modo per capire la persona che è stata, quando minorenne venne gettata in pasto ai talk-show, insultata sui giornali per aver parlato candidamente di sesso.


Nel libro, invece di cadere nel memoir, Panarello usa uno stratagemma narrativo che funziona bene. Parte tutto dall’incontro della narratrice – che si chiama Melissa, come lei, e fa la scrittrice, come lei – con l’attrice Clara, che la interpretò quando dal suo libro venne tratto un film. Il tema erotico del romanzo e poi del film trasformò sia la carriera di Clara che di Melissa. “Ci hanno truccato come bambole e trattato come delle incapaci solo perché non ci vergognavamo di stare nude”. Dopo un incontro casuale a Monti le due iniziano a vedersi. Clara racconta la sua storia a Melissa, e il passaggio da giovane promessa del cinema – Polanski, Coppola… – a ragazza disperata costretta a convivere con delle coinquiline. Melissa, che è riuscita a costruire una famiglia, che vive serena curando le piante del suo terrazzo, capisce che far conoscere la storia di Clara è il modo migliore per aiutarla. Ma allo stesso tempo è anche un modo per pensare al suo passato. E’ un continuo gioco di specchi e di doppi, dove il confine tra fiction e non-fiction è labile e affascinante, tanto quanto misterioso. 


I soldi sono al centro, perché i soldi sono il motore e l’oggetto del desiderio, sono la benzina di tutta l’industria dell’intrattenimento, e l’arma che gli uomini – e a volte anche le donne – usano per esercitare il controllo sugli altri. Tra le pagine più brutali del libro ci sono quelle del rapporto tra Clara e sua madre, dove i bonifici diventano strumento di affetto e di recriminazione. Gli estratti conto possono essere poetici, “è lì che trovi le storie della gente. È così che conosci le persone. Da cosa scappano, da cosa si sono fatte sedurre, se vuoi conoscere il passato e il futuro è lì che devi guardare, lascia perdere le stelle, le carte, le linee della mano”. Il sesso ormai è stato sdoganato – pensiamo a Euphoria, a Sex education… – e il vero tabù sono i soldi, così come “la generosità è il fatto più privato di tutti”. Un tema narrativo che piaceva tanto ai grandi romanzieri ottocenteschi – Balzac, ma pensiamo anche a Il denaro di Zola – qui sopravvive nel mondo romano e all’epoca dell’homebanking. Ci sono anche varie comparsate dell’ambiente – Ammaniti, Garrone, Elena Stancanelli e tutta la crew di Piazza Vittorio (ci sono anche i Magazzini allo Statuto, R.I.P.) – che rendono tutto molto realistico. 


Ma Storia dei miei soldi è anche un libro sulla maternità. Sul fare e sull’avere figli, e su quella parte in mezzo che si chiama gravidanza. Le due protagoniste, l’attrice e la narratrice, vivono il generare in modo completamente diverso. Melissa dice una frase che è verissima. Forse è una di quelle cose di cui ci si accorge solo se si hanno dei figli (ci si ripromette di non dire mai, prima di diventare genitori, frasi come: “Un giorno quando avrai dei figli capirai”, ma forse è inevitabile, come lo sono i dad jokes e il ripetere gli errori dei propri genitori). La frase è “i figli insegnano il tempo, che è una cosa crudele ma necessaria”. I figli acquistano un funzionamento simile al ritratto di Dorian Gray, diventano il modo per capire il passare del tempo e quindi, se si è bravi, anche a superare il passato e vederlo con serenità. 
 

Di più su questi argomenti: