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Il Figlio

La storia di Hans Christian Andersen, che alla vita preferiva l'infanzia

Giacomo Giossi

La biografia del poeta e scrittore di fiabe danese, raccontata nel romanzo di Giovanni Montanaro, non è solo un racconto di riscatto sociale e culturale, ma contiene gli indizi fondamentali per comprendere l’opera di un autore

La storia di Hans Christian Andersen, poeta e scrittore danese (conosciuto principalmente per le sue fiabe) ha gli ingredienti del romanzo di formazione, e Giovanni Montanaro con Come una sirena (Feltrinelli) ne fa un vero e proprio ritratto dell’artista da cucciolo: dall’infanzia povera fino alla fama letteraria. Come una sirena non è solo una storia di riscatto sociale e culturale, ma contiene gli indizi fondamentali per comprendere l’opera di un autore. Le sue fiabe infatti rispecchiano pienamente il percorso esistenziale e sentimentale, complicato e a tratti tragico, di un uomo segnato da insicurezze mai risolte, nemmeno dal successo letterario.

Montanaro indaga la vita di Andersen su più piani con una ricostruzione biografica che intreccia le favole dell’autore danese. Da La principessa sul pisello a La sirenetta, da I vestiti nuovi dell’imperatore a Il soldatino di stagno dal Il brutto anatroccolo a La piccola fiammiferaia. Tutte le fiabe infatti rivelano aspetti significativi, punti di svolta, nodi insoluti e complessi che segnano la vita di Andersen. L’infanzia, per cominciare è segnata da una profonda povertà: nato a Odense, Andersen vive la quotidianità di una vita di provincia ancora totalmente agricola. Il padre è un poverissimo calzolaio, ma a suo modo stravagante e con originali illuminazioni culturali che finirà però per abbracciare la retorica del mito di Napoleone partecipando ad una guerra che gli lascerà profondi segni sulla sua psiche che lo porteranno alla morte. La madre per quanto affettuosa e premurosa con il figlio denuncia evidenti problemi dettati da un disagio psichico latente. Tuttavia è proprio in questo ambito in cui la cultura contadina, anche nei suoi aspetti più rituali e mistici, prevale ancora fortemente che Andersen sviluppa una poetica favolistica che contiene anche una denuncia immanente dello stato sociale da cui proviene. Attraversato da una spinta a fuggire da una condizione disagiata e di estrema povertà, Andersen non ripudierà mai le proprie origini, vivendo in un ricordo straziante della madre e del suo affetto sincero. 


In un tempo in cui l’altezza di statura non era ancora considerata una virtù estetica e anzi segno di una goffaggine irriducibile, Andersen dinoccolato e spigoloso nei lineamenti prova ad emanciparsi dalla sua condizione di brutto, sporco e cattivo inventandosi di volta in volta cantante, ballerino e poi attore. Andersen rivela infatti un’irriducibile convinzione nelle proprie possibilità. Un movimento che è sia di estenuante auto convincimento che di tragica perdita della realtà. Infine fama e successo arriveranno con la scrittura, l’arte meno immaginabile per un uomo che agli inizi è sostanzialmente un semianalfabeta. Andersen esplicita una poetica potentissima e seducente, ma nonostante un’infelicità perenne. Intimamente Andersen resta infatti fermo al tempo dell’infanzia. Se le sue fiabe rivelano mondi nuovi, la sua vita stenta tra relazioni mancate, amori non corrisposti e una fluidità sessuale a tratti da sé stesso negata.

Montanaro entra nella vita di Andersen rivelando il senso di un percorso artistico intrecciato in una biografia fortemente dolorosa. Come una sirena offre un ritratto efficace e attualissimo di uno scrittore complesso e raffinato, infatti ben oltre la banale apparenza, i testi di Andersen vivono di una straordinaria stratificazione tra realtà e immaginazione che si alternano su più livelli. Non di meno una visione contemporanea e nostalgica della società contadina e una lettura consapevole della mutevolezza del corpo e della forza che l’eros può avere sugli umani. Uno scrittore che fu grandissimo, ma tragicamente attraversato dalla vita e che non perse mai il tocco ironico e favoloso di un’infanzia sempre trattenuta in sé come il sogno di una felicità possibile.