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il figlio

L'epidemia di insonnia nel libro di Karen Russell

Giacomo Giossi

Un virus colpisce il mondo e in particolare gli Stati Uniti: le persone non riescono più a prendere sonno. In libreria l'ultima pubblicazione di Edizioni Sur

Un’insonnia collettiva si diffonde in tutto il paese, qualcuno è riuscito a resistere per una ventina di giorni, poi la morte coglie i corpi stremati e ingrigiti da una veglia perenne e angosciata. I donatori di sonno (Edizioni Sur) di Karen Russell, tradotto da Martina Testa, appartiene al genere letterario della fantascienza. Genere sempre più labile perché ormai affine all’incredibile quanto ormai lo sa essere la nostra contemporaneità. Tanto che le dinamiche che nel romanzo portano all’epidemia e al suo contrasto, a noi lettori e cittadini più o meno vaccinati di questo tempo, ricordano da vicino la pandemia quella vera, che ci ha tenuto incollati ai nostri divani (e alle terapie intensive) per più due anni in maniera angosciata. 

Karen Russell che pure ha scritto il libro nel 2014 - sarebbe facile tirare in ballo doti più o meno profetiche - coglie appieno il senso di una tragedia collettiva. L’autrice tratteggia alla perfezione gli scostamenti emotivi dettati dalle onde mediatiche ossessive, come dalla paura che attraversa la popolazione in maniera spesso irrazionale.

 Al centro del libro una no profit che da sette anni (da tanto dura l’emergenza epidemiologica) opera grazie al finanziamento dei fratelli Storch, filantropi e famosi produttori di WC ergonomici. Due personaggi che sembrano usciti direttamente da La scopa del sistema di David Foster Wallace. Le Brigate Morfeo, questo il nome dell’organizzazione, si occupano, in tutto il paese, di fare trasfusioni di sonno ai bisognosi. Questo è infatti il metodo con cui sembra possibile contrastare la veglia perenne che colpisce i contagiati. Dei camper attrezzati si recano a casa dei donatori sottraendo loro, secondo un calcolo preciso, delle ore di sonno da dare a chi non ne ha più. Tuttavia il rigetto è diffuso e gli unici che sembrano garantire ore di sonno adatte a tutti sono i bambini, in particolare i neonati, in particolare una neonata chiamata la Piccola A. 

Trish, una delle volontarie delle Brigate Morfeo, è riuscita ad ottenere l’assenso dei genitori per prelevare il sonno dalla Piccola A. che si è rivelata l’unica donatrice universale finora conosciuta. Le sue ore di sono vengono così miscelate per arricchire quelle comuni: perché anche solo un trattamento con il sonno della Piccola A. può liberare dal conteggio dell’insonnia. 

I donatori di sonno ha una protagonista dunque che non parla, una piccola neonata che immersa in un sonno placido e sognante sta offrendo la salvezza agli Stati Uniti. Al polo opposto si palesa invece il Donatore Y., che ha offerto sonno infestato da incubi, al punto che molti contagiati preferiscono una veglia dolorosissima alla possibilità di tornare a dormire. Il paese rischia il caos mentre si sviluppa un conflitto pericoloso tra la volontaria Trish che perse la sorella colpita dall’insonnia e i genitori della Piccola A., i coniugi Harkonnen. Entrambi preoccupati dall’eccesso di prelievi a cui è sottoposta la figlia, i genitori della Piccola A. sviluppano dinamiche protettive diverse che rispecchiano lo sguardo della madre come quello del padre. Trish si ritrova così nel triangolo della famiglia Karkonnen, come una seconda figlia adottiva che a tratti viene protetta - anche per la storia dolorosa che porta con sé - e che a tratti viene allontanata perché vista come un pericolo per la Piccola A. 

I donatori di sonno esprime la capacità dell’infanzia di connettere mondi opposti, gli svegli con gli addormentati, i vivi con i morti. Tutto vive allo stesso livello e nello stesso sguardo. La realtà e la fantascienza, appartengono allo stesso mondo, avverte Russell, basta crederci.

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