(foto LaPresse)

Far sembrare facile quello che è difficile, anche adesso, e anche nella mia Milano

Giulia Casanova

Questa tragedia collettiva, ma non egualitaria, che per alcuni è anche e soprattutto privata, non ci rende né migliori né peggiori, ma svela di più chi siamo

Cara Annalena, quando dici che questa tragedia sta mostrando in modo inoppugnabile chi è bravo e chi no, chi è buono e chi no, per non dire di chi ha pensieri e di chi ci vuole bene, parli degli altri o anche di noi stessi? Nel mio caso, parli di entrambi. Non è la prima volta che mi succede: lutti e nascite sono fenomeni opposti ma simili nel renderti più recettivo alla tua vera essenza e a quella di chi ti sta accanto. Poi dimentichiamo quasi tutto.

 

Questa tragedia collettiva, ma non egualitaria, che per alcuni è anche e soprattutto privata, non ci rende né migliori né peggiori, ma svela di più chi siamo. Accantonata, non senza snobberia, la retorica dei guru della motivazione sulla crisi come opportunità, guardiamo la nostra vita e la paragoniamo. Vediamo nei medici persone che trovano un senso in ciò che fanno e vorremo un po’ essere loro, ma senza i dieci anni di studio possibilmente.

 

Leggiamo compiaciuti sui social il pezzo del Manzoni sulla fuga dei nobili verso le campagne: almeno siamo riusciti a rimanere sul divano. Tiriamo un sospiro di sollievo quando ci spiegano che non dobbiamo utilizzare questo tempo in modo produttivo per forza, perfino gli scrittori fanno fatica a concentrarsi per leggere.

 

Ma guardando la puntata di Romanzo Italiano in Lombardia, con la Milano bellissima e affaccendata che mi manca da morire, ho sentito Doninelli dire fra le cose più utili per questo periodo: “La disciplina è una cosa che conta, in tutto. Una cosa fatta bene è difficile, sempre”. E forse comprendiamo che questo tempo un po' sospeso ci dà un po' le vertigini perché molti sembrano fare qualcosa ed essere bravi. Ma quelli bravi, non lo sono diventati ora, per illuminazione. Richard Yates, ne “Il vento selvaggio che passa”, fa ricordare al protagonista una frase sentita durante il periodo di addestramento militare: “Ciò che distingue un professionista in qualunque campo – e intendo qualunque campo – è che riesce a far sembrare facile quello che è difficile.”

 

Grazie che mi hai fatto pensare a tutto questo e a quel senso di possibilità, senza ossequi, che Milano infonde.

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