Miti napoletani in laguna, tra le opere di Nitsch e De Novellis

Michele Masneri

Alla Galleria Alberta Pane di Venezia c'è la mostra “Voyage à Naples”. Le opere dell'esponente di punta dell’azionismo viennese

Fino al 2 febbraio è aperta alla Galleria Alberta Pane di Venezia la mostra “Voyage à Naples”, un dittico classico e dialogante tra l’artista consacrato Hermann Nitsch (1938) e la giovane fanciulla in fiore Romina De Novellis (1982). L’artista austriaco è l’esponente di punta dell’azionismo viennese, versione austriaca dell’action painting, ma più cruenta perché in origine praticata mescolando sangue di animale ai colori, quando non squartava direttamente un agnello come performance – motivo per cui nel 1974 fu espulso dall’Italia dopo una di queste, in tempi non ancora vegan. Negli anni ’70 Nitsch andò spesso a Napoli invitato dal gallerista Giuseppe Morra che ora ha costituito un compound nel quartiere Mater domini, dove sono stati restaurati diversi palazzi come quello Ayerbo D’Aragona Cassano per allocare la Fondazione Morra, il suo archivio, un museo stabile di Nitsch e un laboratorio. Si tratta insomma di un vero compound dell’arte (contemporanea) a Napoli, ma la mostra veneziana non è fuori luogo.

 

Intanto perché la gallerista Pane è napoletana di origine, così come l’artista De Novellis, autrice di una performance girata di notte a Pompei con un carretto rituale chiamato Gradiva di proustiana-freudiana-felliniana memoria. La performance, la body art e Napoli accomunano insomma i due artisti, almeno secondo la curatrice francese Léa Bismuth, che ha allestito anche una serie di citazioni e rimandi filosofici e letterari nella galleria. Non deve stupire che la liaison Venezia-Napoli si rifletta sui miti e i rituali ancestrali pompeiani/napoletani a Venezia: già il maestro Franco Califano nel 1994 a San Remo cantava “guardo Venezia e vedo Napoli, sarà la nostalgia del Sud… gondoliere ti prego portami a Napoli, una gondola lì non corre pericoli”.

Di più su questi argomenti: