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Enzo Fragalà, un processo da seguire con attenzione

Massimo Bordin

Deputato di An e avvocato penalista a Palermo, venne ucciso sette anni fa mentre usciva dal suo studio

Enzo Fragalà, per tre legislature deputato di Alleanza Nazionale e per una vita avvocato penalista a Palermo, venne ucciso sette anni fa mentre usciva dal suo studio. Venne ucciso barbaramente. Un uomo, col volto coperto da un casco integrale, infierì su di lui colpendolo più volte alla testa con un grosso bastone. Fragalà morì tre giorni dopo senza aver ripreso conoscenza. Un delitto efferato che ora ha portato in Corte d’assise sei imputati accusati di avere, ognuno per la sua parte, partecipato all’omicidio. Sono tutte persone precedentemente implicate in vicende di mafia, considerate dagli inquirenti affiliate alla famiglia del Borgo Vecchio di Palermo. La procura ha individuato il movente in un processo dove un imputato assistito dall’avvocato Fragalà patteggiò la pena, ammettendo alcune responsabilità che si riverberarono sulla posizione di alcuni coimputati. L’avvocato sostenne la decisione di patteggiare del suo cliente, come era suo dovere di legale, visto che era la soluzione più conveniente per l’imputato. Ai mafiosi però ovviamente non piacque. “Lo sanno anche i bambini che non si deve patteggiare. Mai”, dice uno di loro in una intercettazione. Enzo Fragalà si è comportato da avvocato e persona retta qual era stata per tutta una vita. La tesi accusatoria ha un suo innegabile fondamento almeno nella matrice mafiosa del delitto, eppure a Palermo si è già formata una corrente d’opinione scettica. Addetti ai lavori, fra i quali anche qualche magistrato, smorzano, per una volta, la pista mafiosa. Non vorremmo che Enzo Fragalà pagasse le sue posizioni politiche “politicamente scorrette”. Il processo va seguito con attenzione.

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