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La comunità scientifica è unita: la biodinamica resti fuori dall'università

Luciano Capone

Appelli degli scienziati contro la deriva esoterica

Roma. Il Convegno internazionale di Agricoltura biodinamica, organizzato dall’omonima associazione e dall’Università Federico II di Napoli, con il patrocinio del governo attraverso il ministero delle Politiche agricole, non ha meravigliato solo il Foglio. L’attenzione delle istituzioni politiche e accademiche nei confronti di una teoria senza alcuna validità scientifica ha suscitato una presa di posizione decisa da parte della comunità scientifica contro il dilagare del pensiero magico. “Non siamo contrari o prevenuti verso alcuno dei diversi sistemi di coltivazione, tradizionale, integrata, biologica, transgenica. Riteniamo anzi che una integrazione fra le caratteristiche migliori di ciascun sistema sia auspicabile – scrivono in un documento sul convegno la Federazione italiana di Scienze della vita, la Società italiana di Genetica agraria e la Società italiana di Biologia vegetale – Ma tutti questi sistemi si basano essenzialmente sulla scienza, cioè su un metodo di conoscenza della realtà che giunge a conclusioni verificabili in modo il più possibile oggettivo, condivisibili e aperte a revisioni basate sull’osservazione e il giudizio critico competente”.

 

 

Non è invece il caso dell’agricoltura biodinamica, un metodo inventato da un esoterista austriaco e basato su un rituale e su preparati omeopatici che dovrebbero far confluire le forze spirituali, cosmiche e astrali nelle piante, che però a fianco a tanta trascendenza ha anche un lato molto materiali (“Forse non tutti sanno che il termine “biodinamico” è un marchio registrato di Demeter International, un’associazione privata di produttori presente in numerosi paesi, fra cui l'Italia, e dunque può essere legalmente utilizzato solo a seguito di certificazione – a titolo oneroso – da parte di Demeter”, ricordano gli scienziati). “Non stiamo discutendo le scelte delle singole aziende o singoli agricoltori: se questi sono soddisfatti non c’è alcun problema – dice la lettera –. Da scienziati, agricoltori, o semplici cittadini dovremmo tuttavia interrogarci sull’efficacia del metodo, chiederci se veramente abbia delle basi razionali e se sia opportuno che le Università, in particolar modo i Dipartimenti scientifici, lo sostengano co-organizzando convegni o addirittura con corsi dedicati, ponendo così sullo stesso piano del confronto scientifico la scienza e ciò che scienza non è. Quali basi scientifiche hanno le pratiche descritte poc’anzi? La risposta è: nessuna”.

La lettera, rivolta al Dipartimento di Agraria della Federico II e al ministro Maurizio Martina, “che lo scorso anno aveva giudicato interessante l’idea di attivare corsi universitari specifici sull’agricoltura biodinamica”, ricorda che gli studi effettuati con un rigore scientifico accettabile non mostrano alcun effetto positivo: “La verità è che queste pratiche sono esoteriche, ignorano il metodo scientifico, sono basate su forze mistiche e cosmiche e, ovviamente, sono incapaci di fornire risultati controllabili sperimentalmente”. Il documento, poi sottoscritto da altre 9 società scientifiche (AAI, ABCD, AGI, SIB, SIBBM, SICA, SIMA, SIPaV e SIBE), contiene una condanna che non lascia spazio a interpretazioni: “L’approccio logico è del tutto simile a chi propone di usare i metodi degli stregoni per combattere il cancro o si oppone all’uso delle vaccinazioni contro le malattie infettive, ragionamenti che, lo sappiamo anche troppo bene, sono presenti nella società contemporanea a dispetto degli enormi successi della medicina moderna”. E si conclude con un appello a coltivare ciò che meglo può servire per affrontare le sfide del futuro: il metodo scientifico, la tecnologia, l’innovazione e il pensiero razionale: “Il resto è magia: fino a prova contraria preferiremmo rimanesse fuori dalle università”.

Non è la prima volta che la comunità scientifica si esprime sulle pressioni politiche per far entrare l’agricoltura biodinamica in percorsi universitari. L’Accademia nazionale delle Scienze detta dei XL (dei Quaranta), una delle più antiche e prestigiose società scientifiche italiane, e l’Unione nazionale delle accademie per le Scienze applicate all’agricoltura (Unasa) in un documento di pochi mesi fa scritto dal fisiologo vegetale Amedeo Alpi, affermano che “alcune motivazioni degli agricoltori biodinamici possono essere relegate tra le idee personali circa la concezione del mondo e della vita; si possono non condividere, ma sono rispettabili. Ciò che ci sentiamo di respingere sono le tecniche proposte, certamente non basate su criteri scientifici”. In termini più espliciti Emilia Chiancone, biologa molecolare e presidentessa della società scientifica che ha avuto tra i suoi soci sette premi Nobel e i più importanti scienziati italiani, disse al Foglio che “l’Accademia dei XL esprime sconcerto alla sola idea che fondi pubblici vengano destinati al finanziamento di corsi universitari su temi privi di contenuto scientifico, come l’agricoltura biodinamica”. 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali