Disservizi per l'estate. Non è Roma, ma qualche problemino c'è

La Milano dei “servizi al cittadino” qualche brutto scherzo ai milanesi l’ha giocato

È tornato anche il freschetto, dopo il caldo-microonde di fine giugno. Del resto è l’estate pazza di Greta, ma anche ai milanesi rimasti in città sembra di stare sull’ottovolante. Non solo climatico, ma di quelle che un tempo si chiamavano “le municipalizzate” (chi le rimpiange? Nessuno) e che oggi sono le utilities di una metropoli smart. Intendiamoci, rispetto alla Roma dei rifiuti per strada e dei trasporti pubblici semiclandestini qui è il migliore dei mondi possibili, anche se il comune ha deciso di non mandare in vacanza, come accadeva negli scorsi anni, il ticket dell’Area C.

 

L’ideologia verde e le toppe al bilancio sono un mix micidiale per il cittadino, ma tant’è: è il cip da pagare per entrare nel giro delle smart city che contano. Però, caldo e trombe d’aria tropicali a parte, la Milano dei “servizi al cittadino” qualche brutto scherzo ai milanesi l’ha giocato. E anche trascurando l’impennata dell’ozono (non si vede, ma si sente respirando), l’aria della città metropolitana è messa a dura prova dagli incendi dolosi, che non conoscono tregua. Non più tardi di martedì scorso, mentre la commissione parlamentare di inchiesta sulle Attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (commissione Ecomafie) faceva la sua ricognizione in Lombardia, con base alla Prefettura di Milano, è scoppiato l’ennesimo incendio (doloso?) in un grosso deposito di rifiuti speciali, l’EffeC2 di Settimo Milanese. Come dire: noi siamo qui, e voi che fate? No, la monnezza illegale non è soltanto un problema di Virginia Raggi.

 

Fronte trasporti. A Trenord, in attesa di vedere sulle rotaie lombarde quel centinaio e rotti di treni nuovi di cui si parla da tempo, con tanto di aria condizionata funzionante, non è rimasto che chiedere scusa ai pendolari. Sui vecchi treni infatti, in qualche caso addirittura inservibili, il caldo è insopportabile. Unito a qualche ritardo e alle solite soppressioni somiglia a un girone infernale. Scuse, quelle di Trenord, corroborate da Attilio Fontana che ha messo uno stop sull’aumento (Istat) delle tariffe “finché il servizio non sarà migliorato”. Mentre i convogli Trenord “cuociono” i passeggeri a puntino, i treni del metrò corrono in galleria accompagnati (salvo qualche eccezione) da un fresco accattivante. Al punto che i passeggeri, a volte, dimenticano di scendere alla loro fermata per godere di qualche altro minuto di frescura. Si sono diradate pure le frenate “assassine”, quelle che, di punto in bianco, scaraventano a terra i passeggeri: uno dei più gettonati “tutta la città ne parla” degli ultimi mesi. Il problema però non è risolto: si vedrà a settembre, quando i treni torneranno a correre veloci, se il viaggiatore potrà sentirsi tranquillo.

  

Ma forse i danni maggiori al fragile equilibrio del milanese in città li ha piazzati (involontariamente) A2A, un’azienda modello (che ha appena piazzato in un battibaleno 400 milioni di bond in tutta Europa, per dire) andata completamente in tilt per giorni con una serie infinita di blackout durati alcune ore, ma assolutamente democratici: hanno colpito il centro come la periferia. E la spiegazione “eccessiva crescita dei consumi”, non fa onore a un management molto ben pagato. Pare che anche il sindaco abbia superato a piè pari il suo abituale aplomb “chiedendo conto” dei ripetuti blackout ai vertici di A2A. Ma tra poco l’estate è finita, si vedrà.

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