“Borsopoli”. Come imparare la finanza giocando sotto il “dito medio”

Mariarosaria Marchesano

Proprio di fronte alla sede di Borsa italiana, per qualche giorno (dal 12 al 14 settembre) i passanti possono giocare a fare gli speculatori

Quale posto migliore per una provocazione in tema di investimenti se non a Piazza Affari, ai piedi del “dito medio” di Maurizio Cattelan? Un gigantesco cartellone del Monopoli – il gioco da tavolo più gettonato al mondo inventato all’inizio del Ventesimo secolo dall’americana Elizabeth Magie – è stato allestito tutt’intorno alla celebre, e discussa, scultura milanese con tanto di caselle, “imprevisti” e passaggi dal “via”. Proprio di fronte alla sede di Borsa italiana, per qualche giorno (dal 12 al 14 settembre) i passanti possono giocare a fare gli speculatori, totalizzando punti con investimenti nelle operazioni più azzardate, di cui prendono pienamente coscienza solo proseguendo lungo il percorso che è stato ideato, invece, per ricordare quali sarebbero le regole più corrette da osservare.

 

  

Al di là dell’intento ludo-provocatorio, l’iniziativa di Banca Etica, “Borsopoli”, che è patrocinata dal Comune di Milano, ha il merito di dare una piccola scossa a quanti vivono l’anniversario dei dieci anni dal crac di Lehman Brothers come una celebrazione più o meno ipocrita inventata dai media, perché tanto nulla è cambiato e nulla cambierà nelle stanze dei bottoni della finanza.

 

In realtà, è tutt’altro che inutile porsi qualche domanda: cosa abbiamo imparato da allora come cittadini e risparmiatori, come collettività e istituzioni? Quanto ne sappiamo oggi di investimenti, economia e finanza? Secondo l’ultimo rapporto Consob, il 50 per cento degli italiani non conosce neanche le nozioni di base. Quindi il problema esiste, e lo stesso Comune di Milano ha promosso progetti d’informazione e di educazione finanziaria in vari quartieri della città, in collaborazione con università e istituzioni del settore, e un ciclo di incontri didattici partito i proprio i primi di settembre.

 

“Se c’è un segnale di speranza rispetto a dieci anni fa è proprio nella crescita del movimento di chi vuole una finanza al servizio dell’economia e delle persone, e non viceversa – afferma il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri – ma le campagne di educazione finanziaria sembrano più mosse dal tentativo di addossare ai consumatori le responsabilità dei disastri che da una reale volontà del mondo della finanza di favorire maggiore consapevolezza e piena trasparenza dei propri comportamenti”. Di opinione diversa è Francesco Saita, ordinario di Economia degli intermediari finanziari alla Bocconi e responsabile dell’unità di ricerca di educazione finanziaria all’interno dell’università. “Rispetto a dieci anni fa il sistema bancario è molto più capitalizzato e le nuove normative introdotte a tutela dei risparmiatori come la Mifid II garantiscono maggiore trasparenza soprattutto in termini di costi per gli investimenti – dice – La crisi scatenata dal fallimento di Lehman Brothers ha fatto comprendere, per esempio, all’Italia l’importanza di adottare una strategia nazionale in tema di educazione finanziaria, allineandosi agli altri paesi occidentali. Cosa che è accaduta con la nascita del Comitato in seno al Mef”. E l’unità di ricerca della Bocconi ha formato oltre 2.500 persone negli ultimi quattro anni in Lombardia, tra “studenti di scuole superiori e lavoratori”.

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