Foto LaPresse

Perché è Malpensa l'hub sud-europeo dei cargo (cosa si muove per Sea)

Daniele Bonecchi

Il sistema aeroportuale milanese è diventato il cuore della ripresa italiana e mette a segno anche nei primi dieci mesi del 2017 una crescita dei passeggeri che sfiora il 10 per cento

Con tutto il rispetto per Pelizza da Volpedo, sembrava di vedere il “Quarto Stato” dei grand commis della logistica, l’altra mattina sulla pista di Malpensa, nell’hangar Sea. Solo che al posto di contadini e operai in marcia verso il sol dell’avvenir, sotto il sole invernale della brughiera varesina, muovevano i loro passi i protagonisti del cargo merci e delle infrastrutture. A partire dal ministro Graziano Delrio, dai presidenti di Sea e Adr, Pietro Modiano e Ugo de Carolis, per arrivare ai manager di Federtrasporto, dell’Agenzia delle dogane, dell’Associazione italiana dei corrieri aerei, del Cluster cargo Aereo, di Confindustria, dell’Enac. Tutti assieme per disegnare la road map del trasporto merci aereo e per certificare anche la leadership indiscussa (nelle segmento e non solo) dello scalo di Malpensa e della Sea. Perché “con il trasporto merci aereo viaggia il valore aggiunto dell’Italia, l’eccellenza del made in Italy”, ha spiegato Delrio.

 

Il sistema aeroportuale milanese è diventato il cuore della ripresa italiana, complice Expo, oltre il cargo, mette a segno anche nei primi dieci mesi del 2017 una crescita dei passeggeri che sfiora il 10%, con una quota che sfiora i 27 milioni, 18 dei quali solo a Malpensa. Ed è proprio lo scalo varesino, al centro del triangolo padano, a esercitare un’attrazione fatale per le merci. L’aeroporto di Malpensa, con 575.000 tonnellate trasportate (+7,5% rispetto al 2016) e un market share del 56% sul totale delle merci aree in Italia, è il primo aeroporto italiano per il traffico cargo e uno dei più grandi del sud Europa. Oltre il 60% dei prodotti italiani destinati all’export vengono realizzati nel raggio di 250 chilometri da Malpensa, dove hanno sede il 40% delle imprese nazionali che rappresentano quasi la metà del pil del paese.

 

Lo scalo lombardo è il solo aeroporto – tra i primi 10 europei per traffico merci – collocato nel sud Europa a costituire il più importante punto d’approdo per l’air cargo in quest’area strategica del continente. Non a caso compagnie come FedEx e Dhl hanno fatto di Milano Malpensa il principale gateway del sud Europa. La Cargo City occupa una superficie di circa 500.000 metri quadri e dispone di due piste adeguate per far decollare a pieno carico l’aereo cargo più grande del mondo, il Boeing 747-800. Inoltre dispone di un piazzale di sosta per 20 aerei all cargo. Sono 20 le compagnie che operano a Milano Malpensa con voli all cargo. Sono circa 210 i voli cargo alla settimana tra arrivi e partenze, a questi si aggiungono altri 200 voli passeggeri settimanali intercontinentali operarti con aeromobili “wide body” con buona capacità cargo. Numeri impressionanti che però, secondo la Sea, possono migliorare aumentando la quantità di merce trasportata sui voli passeggeri. Al momento il 65% delle merci che transita da Malpensa utilizza voli cargo e il restante 35% viaggia nelle stive dei jet passeggeri. Il mix ottimale, spiegano gli esperti, è 50-50. Quindi la crescita prevista a Malpensa nel settore degli intercontinentali pari al 3% medio annuo nel periodo 2016-2021 (piano industriale Sea), passando dai 5,6 milioni di passeggeri intercontinentali del 2015 a 6,6 milioni nel 2021, potrebbe risultare decisiva per una ulteriore espansione. Risultati ottenuti grazie agli investimenti degli ultimi 5 anni, con 70 milioni di euro per strutture dedicate al traffico merci. Ma anche gli operatori della logistica, che utilizzano lo scalo, hanno messo sul piatto delle infrastrutture altri 60 milioni.

 

Malpensa e galline dalle uova d’oro dunque.

 

Il destino dell’assetto societario di SEA (attualmente il Comune di Milano col 54,81%; F2i col 44,31%; Provincia di Varese, Comune di Busto Arsizio e altri con lo 0,88%) resta nelle mani del sindaco Beppe Sala che, proprio oggi, riferisce al consiglio comunale (su richiesta delle opposizioni) il suo orientamento sulle partecipate. Ma la ravvicinata scadenza elettorale lo costringe alla cautela. Benchè la sua visione laica, sull’assetto societario di SEA, sia arcinota a chi lo conosce bene. Il boccone è goloso e mentre le opposizioni sarebbero dell’avviso di “vendere, se necessario, per un buon motivo”, come il risanamento delle periferie, il governatore Maroni sembra cauto e in perfetta sintonia col sindaco: “Noi siamo interessati a coordinare il sistema della logistica dei trasporti degli aeroporti, ma senza prendere il posto di qualcun altro, degli enti locali o dei privati. Se serve sono pronto a farlo ma non è che voglio a tutti i costi entrare nel capitale sociale di Sea o di Sacbo, non mi interessa. Mi interessa fare il gioco di squadra e questo si può fare anche stando fuori”. Pietro Modiano, presidente Sea ed artefice di questo miracolo italiano (aver rilanciato il sistema aeroportuale milanese con Alitalia, al tracolo), non sembra preoccupato: “Tutto poteva avere un percorso diverso se l’operazione di fusione con Bergamo (Sacbo) si fosse concretizzata in tempi rapidi, a questo punto si sarebbero forse aperte prospettive sugli assetti azionari. La stabilità e la forza dell’azionariato, per una qualsiasi azienda, conta, nel caso di Sea, con un grande ciclo di investimenti alle spalle, le scelte strategiche sono già state fatte. Poi l’attuale assetto è solido e tra gli azionisti c’è piena collaborazione”.

Di più su questi argomenti: