Foto ANSA

GranMilano

Dall'Ue una boccata d'aria per l'automotive, ma molti settori chiudono un brutto 2025

Daniele Bonecchi

Produttori di macchine utensili, robot e automazione hanno vissuto un 2025 fiacco con un export ridotto del 13,2 per cento. Ma l'AI potrebbe essereci una chiave per la competitività per la manifattura

Panettone senza canditi per’l'industria manifatturiera lombarda. Complessivamente resiste (0,7 per cento) ma ci sono settori in grave difficoltà, a partire dall’automotive che segna un -13,2 per cento, a livello nazionale, nei primi 9 mesi 2025. L’Unione europea ha finalmente deciso di voltare pagina, approvando l’atteso “pacchetto automotive”, che rimanda lo stop per i motori termici nel 2035 e approva la riduzione al 90 per cento dell’obiettivo di taglio delle emissioni di CO2 al 2035. Arrivano scelte utili anche su e-fuel e biocarburanti. “Sembra un passo in avanti – spiega con grande cautela Guido Gudesi, assessore lombardo allo Sviluppo, che molto si è speso anche in Europa per rilanciare le politiche industriali – da verificare nei documenti tecnici. Comunque, per noi, servirà molto altro. Ma l’apertura che arriva da Bruxelles è frutto di un intensissimo lavoro che è partito dal 2022 per cercare di evitare un suicidio industriale. La Lombardia – ricorda Guidesi – ha guidato il confronto diretto con la Commissione e oggi il cambio di rotta ci consente una speranza”. Conclude Guidesi: “Continuo a pensare che serva una piena ‘neutralità tecnologica’, liberando la capacità di innovazione del settore che in Europa che negli ultimi anni è stata limitata a un’unica soluzione, avvantaggiando i costruttori extraeuropei”.

                   

 

Ma i settori industriali in sofferenza non sono pochi, tra questi i produttori di macchine utensili, robot e automazione. Ucimu, dopo un 2024 complicato, ha vissuto un 2025 piuttosto fiacco, con una crescita limitata della produzione, frenata dal calo dell’export a cui non si è contrapposta una sufficiente ripresa dell’attività sul mercato interno. L’export infatti si è ridotto a 3.710 milioni, il 13,2 per cento in meno dell’anno precedente. Risultati poco soddisfacenti perché restano ancora molto inferiori ai valori ottenuti negli anni scorsi.  

L’export è la nota dolente anche nel legno-arredo, che solo nel mese di agosto ha registrato una flessione del 4,7 per cento sullo stesso mese del 2024, mentre il cumulato dei primi otto mesi dell’anno, pari a 12,7 miliardi di euro, risulta fermo a -0,2 per cento. Ancora peggio un segmento collaterale all’arredo, l’industria dell’illuminazione. Secondo le stime di ExportPlanning, nel 2025 le esportazioni italiane di illuminotecnica dovrebbero ridursi di circa il 3 per cento. Dal 2026 è atteso invece un ritorno alla crescita, con un progressivo rafforzamento dei ritmi di espansione, anticipando la ripresa della domanda mondiale del settore. Segnali però positivi esistono: “La digitalizzazione e lo smart lighting rappresentano i fronti più promettenti” – spiega Carlo Comandini, presidente di Assil (associazione di categoria). “Cresce la domanda di sistemi intelligenti di controllo, soluzioni per l’efficienza energetica, building automation e applicazioni avanzate come l’illuminazione adattiva e lo human centric lighting. Le imprese vedono in questo ambito non solo un vantaggio competitivo, ma un nuovo mercato da presidiare attraverso l’integrazione di hardware, software e servizi. Un’altra leva strategica è l’apertura a nuovi mercati internazionali. L’export continua a offrire prospettive di crescita, grazie alla domanda globale per prodotti di qualità e design italiani e alle opportunità nei mercati extra-UE ad alto potenziale, come nord America, medioriente, estremo oriente. Per molte aziende, rafforzare la presenza estera attraverso partnership e reti commerciali è ora una condizione essenziale”.

Per Assolombarda la chiave di volta della crescita futura è tutta nel digitale. “Aumentare la produttività è vitale per la nostra competitività. In questa direzione, l’IA è la chiave per colmare il divario delle nostre imprese, valorizzando al massimo l’enorme patrimonio rappresentato dai dati industriali. Il tessuto produttivo italiano è composto per il 95 per cento da microimprese, che registrano anche a livello lombardo un ritardo del 16 per cento nella produttività del lavoro rispetto ai competitor tedeschi. Allo stesso tempo – spiega il presidente di Assolombarda, Alvise Biffi – il mercato italiano dell’IA ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, ma la sua adozione rimane sbilanciata: riguarda il 59 per cento delle grandi aziende, il 15 per cento delle medie e solo il 7 per cento delle piccole. E’ proprio da questa consapevolezza che nasce ‘ForgIA’, il nostro principale progetto, nato con l’obiettivo di aumentare la produttività costruendo un vero ecosistema di dati da cui ‘forgiare’ soluzioni di IA su misura per il nostro sistema produttivo”.  

Di più su questi argomenti: