Marina Berlusconi (foto LaPresse)

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Marina Berlusconi, la kingmaker del centrodestra in cerca di idee

Fabio Massa

Nel silenzio ovattato di Corso Venezia, la presidente di Mondadori tesse la rete che prepara la battaglia per Milano: tra pranzi riservati, alleanze in movimento e un centrodestra in cerca del nome giusto, la primogenita del Cavaliere emerge come la possibile kingmaker della prossima sfida sotto la Madonnina

La casa della primogenita del Cavaliere è uno di quei luoghi dove passa la politica di Milano. In modo discreto, silenzioso. Senza strepiti e senza traumi. Senza asperità. A poche ore dalla chiusura dei seggi in Campania e Puglia, Marina Berlusconi ha ospitato Antonio Tajani a pranzo. Un appuntamento di quelli periodici, hanno detto i bene informati. Che si colloca in una striscia ininterrotta di interlocuzioni con i vari territori, dal Piemonte (molto rilievo sulla stampa nazionale al nuovi incontro milanese con Alberto Cirio) alla Calabria di Occhiuto. Eppure, se c’è una città che Marina ha nel cuore, proprio come il padre Silvio, è Milano. L’origine di tutto, il luogo dove ogni sogno è diventato realtà, dove il duro lavoro ha pagato. Una Milano che, tra pochissimi mesi – appena dopo la pax olimpica, inizierà a ballare il minuetto della campagna elettorale. Dapprima a ritmo lento, ben cadenzato. A sinistra ogni tanto un colpo, un nome, un quesito sulle primarie si o no, una riflessione sull’ampiezza del campo largo (larghino, larghissimo, boh). A destra, scandito invece dalle domande ai maggiorenti del territorio (La Russa e Salvini in primis): chi sarà il candidato? Sulla coalizione c’è poco da dire: il centrodestra si mostra tradizionalmente più compatto. Eppure a Milano non vince da tre giri. Salvini e La Russa rispondono già ora, ipotizzano road map e pure qualche nome. Come quello di Maurizio Lupi, che però vede le sue quotazioni in  ascesa a Roma, se davvero la legge elettorale lo favorirà – attribuendogli un peso di certo superiore soprattutto in vista della grande sfida della presidenza della Repubblica, tuffo al cuore di Giorgia. E Forza Italia? Ogni tanto il coordinatore regionale Alessandro Sorte tira un colpo, per avvertire gli altri che gli azzurri ci sono. Ma il lavoro è soprattutto oscuro: fa campagna acquisti, continua a vivificare il territorio con appuntamenti, incontri, ascolto. Un po’ sottotraccia, salvo quando prende la via dell’innovazione ampia che fa pure titolo: un esempio è l’apertura ad Azione di Carlo Calenda. Il quale – nel suo tour milanese di tre giorni tra università e la bellissima “Tribuna elettorale” organizzata da Francesco Ascioti, non solo non chiude a Forza Italia in chiave di alleanze sulla città di Milano ma rifila un bel calcione al Pd (suo sport preferito) e a Pierfrancesco Majorino (altro suo vezzo) aprendo al contempo a quella che può anche essere una apertura organica all’intera coalizione di centrodestra. “Del resto – allarga le braccia e sorride, sornione – ci sono addirittura posti dove governiamo con il Movimento 5 stelle”.

 

Quindi, Forza Italia. Manovra, costruisce, ipotizza. E le orecchie di Marina ascoltano, in Corso Venezia. Tanto che qualcuno inizia davvero a ipotizzare che possa essere lei la vera e decisiva kingmaker sotto la Madonnina, come un tempo lo fu Silvio dalla sua Arcore. Che spetti a lei la primogenitura del nome per le urne. Una figura non divisiva, magari nota, sicuramente stimata, certamente liberale. Una figura che rassicuri le tante imprese spaventate dall’attivismo della procura di Milano sull’urbanistica, che ora è completamente paralizzata, tra la paura dei funzionari a firmare qualunque cosa e la necessità di prolungare ancora un po’ il sogno che Milano accarezza di essere città internazionale, globale, tra le migliori del mondo. Del resto che Marina Berlusconi sia questo lo sanno tutti: atlantista, fortissima sui diritti, e visione imprenditoriale. Nel passato in tanti hanno pensato proprio a lei come sindaco (e pure come premier). Ma come potrebbe mai fare la prima cittadina? Le giornate hanno pur sempre 24 ore, e poi la perseguiterebbero in ogni istante. No, oggi la tesi prevalente è che sarà lei a levare le castagne dal fuoco proponendo un campione (o una campionessa) della milanesità. Qualcuno che sappia interpretare lo spirito più profondo della metropoli andando a smontare quella  narrazione secondo cui tanto ormai Milano è perduta, irrimediabilmente di centrosinistra perché “è cambiato il suo dna” (cit.). Qualcuno che spaventi quel centrosinistra proprio perché radicale sui diritti, liberale in economia e dotato di giusta autorevolezza. Di nomi ne girano, anche o soprattutto di donne. Un tempo l’incoronazione avveniva ad Arcore. Oggi potrebbe essere Corso Venezia, a 10 minuti da piazza Scala.​

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