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Da Expo all'innovation ecosystem che anche Osaka vuole imitare
Oltre mille startup e hub scientifici trasformano l’area Expo in un modello di partnership pubblico-privata e sviluppo sostenibile. L’esperienza italiana che ispira collaborazioni globali
Come di dice “ecosistema di innovazione” in giapponese? A Osaka – sede dell’ultima riuscitissima Expo internazionale – certamente lo sanno; ma sanno anche che ci sono modelli di successo cui guardare e ispirarsi. E con cui dialogare. Dall’Expo di Milano del 2015 a Osaka 2025, conclusasi il 13 ottobre scorso, sono trascorsi esattamente dieci anni. E non sono trascorsi invano, anzi: quella dell’evento milanese e di ciò che ha generato nel dopo Expo è una storia di successo, un modello innovativo. Prima con Arexpo e poi con la nascita di MIND-Milano Innovation District, il luogo in cui si era svolta la manifestazione milanese (presupposto da non dimenticare: l’area, la famosa “piastra”, era stata dotata di infrastrutture tecnologiche e digitali tra le più avanzate a livello mondiale) è divenuta un modello di trasformazione post-evento d’eccellenza: l’ospedale Galeazzi, la sede di Human Technopole, il campus delle facoltà scientifiche in costruzione, hub di ricerca e innovazione e aziende private. Un modello nuovo anche per la visione tradizionale del Bureau international des expositions (Bie) che gestisce questi eventi mondiali.
All’interno delle precise regole che governano le Expo, l’esperienza di Milano ha dimostrato che un’Esposizione universale può generare governance, comunità e continuità: non solo per quanto riguarda le infrastrutture, ma nel generare ciò che viene definito un “innovation ecosystem” per la scienza, l’industria, la salute: in particolare Milano ha incrementato la vocazione del suo “titolo”, le scienze della vita. Gli organizzatori di Osaka 2025, dove la presenza italiana a tutti i livelli stata un successo, hanno guardato con grande interesse a quanto fatto in Italia, “un chiaro segnale, tra le altre cose, che il successo della nostra Expo è stato vero e duraturo: vale la pena di ricordarlo in questo periodo in cui sembra diventato di moda dire che ‘i guai di Milano sono iniziati con Expo’. E’ vero il contrario”. A dirlo al Foglio è Fabrizio Grillo, presidente di Federated Innovation @MIND, il “driver” per l’innovazione nato nel 2021, promosso da Lendlease con il contributo di Cariplo Factory, con l’obiettivo di implementare progetti e collaborazioni innovative, pubbliche o private, all’interno dell’ecosistema di innovazione che sta prendendo forma là dove c’era Expo. Per spiegarlo in parole semplici, chiediamo a Grillo, manager di lunga esperienza nel settore farmaceutica e poi delle relazioni istituzionali internazionali, è come se MIND-Milano Innovation District fosse “l’hardware” del progetto, mentre Federated Innovation @MIND “il software”, il network che si occupa di attirare, ampliare, mettere a terra progetti e collaborazioni. “L’immagine è calzante, e proprio per presentare questo nostro modello siamo stati invitati a Osaka – il cui tema, ‘Delineare la società del futuro per le nostre vite’ era appunto molto centrato sull’innovazione sostenibile, terreno con molti contatti con ciò che sta accadendo a Milano”, spiega Grillo, “e il primo messaggio frutto della nostra esperienza che abbiamo lanciato, per preparare il futuro post Expo, è stato: ‘Sustainability as a prerequisite, not as a goal’”.
Il primo risultato è stato l’avvio di una collaborazione tra Federated Innovation @MIND e Kyoto Research Park due hub di innovazione di rilievo internazionale – nei campi della salute e delle città del futuro, attraverso sinergie e scambi di eccellenze tra Europa e Asia che coinvolgeranno tanto il pubblico che il privato. L’incontro svoltosi al Padiglione Italia di Osaka, con il sostegno di Regione Lombardia e di Principia, la società pubblica italiana che gestisce progetti complessi di rigenerazione urbana, rebranding di Arexpo. società , aveva un titolo esplicativo: “How innovative ecosystems move forward - a model of public-private partnership”. Ricerca medica, tecnologie sanitarie e di assistenza, ma anche idee innovative per la sostenibilità urbana o la mobilità intelligente: una visione olistica di ciò che è il futuro sostenibile, all’incrocio tra scienza, industria privata e investimento e regia pubblica. “Un incontro che ha segnato un passo importante nel dialogo tra ecosistemi che condividono una stessa visione: quella di un’innovazione capace di generare impatto reale su salute, città e persone”, spiega Grillo.
Ma di che cosa si occupa, più precisamente, Federated Innovation @MIND e perché è un modello cui guardare, sia all’estero ma anche per un paese come l’Italia, non sempre così ricettivo sull’innovazione tecnologica? L’idea, ovviamente nel rispetto delle normative antitrust, è quella di andare oltre la “open innovation” e l’innovazione proprietaria, attraverso un framework legale unico che consente di raccogliere nuove idee, progetti e visioni, di svilupparle in maniera rapida con modalità operative e procedure predefinite, al fine di metterle a disposizione di tutti. “Quello che intendiamo diventare, o per meglio dire già siamo, è di essere uno ‘sviluppatore dell’innovazione’. C’è una rete di imprese di alcuni enti pubblici che già collabora, crea connessioni tra ricercatori e innovatori e il mondo industriale, oltre che con le comunità locali”. Federated Innovation @MIND è insomma il motore per guidare e coordinare i processi di innovazione messi in atto da MIND. Non si tratta solo di un bel successo di diplomazia scientifica; il modello portato avanti Federated Innovation @MIND, è anche un motore economico oltre, e anzi attraverso, la conoscenza: oltre mille startup e aziende attive in settori innovativi e di Life Sciences. “Oggi MIND è già attiva per oltre l’80 per cento dell’area complessiva, ci sono già più di 5 mila persone che vivono quotidianamente quest’area, diventeranno 20 mila con l’arrivo della Statale e in prospettiva saranno oltre 40 mila, il nostro modello è anche un valore economico, sociale e ambientale, poiché si basa su presupposti certi di sostenibilità, dal verde al riuso dei materiali”, insiste Grillo. Che chiude con un’immagine suggestiva: “La prova concreta che la legacy non è ciò che resta, ma ciò che comincia dopo. La vera sfida per il futuro, che parte dall’esperienza fatta nel post Expo di Milano, è che occorre ora passare da essere un ‘innovation district’, pur di una grande città internazionale, a essere una ‘innovation nation’: un modello da replicare su scala regionale e nazionale, promuovendo nuove filiere di innovazione sostenibile”.