Alessia Cappello (LaPresse)
gran milano
Punto per punto, Alessia Cappello mette in fila i “cambi di passo” necessari in giunta
“Non siamo New York, ma possiamo cambiare passo”. Casa, lavoro povero, integrazione dei trasporti e welfare territoriale: l'assessore di Iv rilancia la sfida amministrativa dopo 13 anni di centrosinistra, puntando su servizi e inclusione più che sulle battaglie identitarie
Milano non merita una campagna elettorale scivolando tra le piste ciclabili. Ignazio La Russa, con un colpo di pedale a oltre un anno dall’inizio della Grande Boucle sotto la Madonnina – ha promesso di abbattere la ciclabile più contestata, quella di corso Buenos Aires e la mobilità sarà uno degli argomenti centrali della prossima campagna per il sindaco. Mentre la promessa del nuovo simbolo della sinistra sinistra, quello nuovo di New York Zohran Mamdani, di far viaggiare gratis i cittadini della Grande mela ha eccitato gli animi. Anche se Milano non sarà mai New York, proviamo a mettere in fila con Alessia Cappello, enfant prodige di Iv e di giunta Sala (con deleghe allo Sviluppo economico e al Lavoro), i capitoli di quel cambio di passo chiesto da molti. “Incominciamo col dire che Mamdani ha vinto una sfida come Davide contro Golia, in un mondo dominato da Trump”. Bene, ma chiedere un “nuovo inizio” dopo 13 anni di governo della sinistra non è un po’ fuori luogo? “È cambiato il mondo però in 13 anni – spiega al Foglio Alessia Cappello – Milano si è consolidata come capitale europea, facendo lievitare però il costo della vita. Oggi – continua Cappello – è evidente che c’è il tema casa da affrontare. Il comune ha messo mano a un piano straordinario, gestito dall’assessore Conte – e nessun’altra amministrazione locale o nazionale sta affrontando – grazie al quale alcuni quartieri di Milano vengono riqualificati con residenze a costi calmierati. I risultati naturalmente si vedranno tra qualche anno”. Poi c’è il grande problema del lavoro povero. Milano vive a due velocità. Quale strada prendere? “Vengo spesso sollecitata sul tema del salario minimo che il comune dovrebbe stabilire. Di sicuro il tema è gigantesco ma va affrontato a livello nazionale. Ma un comune non è una città-stato e non ha la possibilità di intervenire in materia. Invece di insistere sul salario minimo comunale, irrealizzabile, perché non ci mettiamo al lavoro per sperimentare, al tavolo del Patto per il lavoro, una contrattazione collettiva di secondo livello, puntando sui servizi, il welfare territoriale, la sanità, le necessità delle famiglie, i trasporti?”
A proposito dei servizi, da Mamdani arriva la proposta del metrò gratis. Forse a Milano basterebbe affroontare il grande problema della integrazione tra i servizi comunali (Atm) e regionali (Trenord). Che fare? “Sono sempre ottimista e disponibile alla collaborazione con la Regione ma Trenord dovrebbe rispettare meglio le esigenze dei pendolari. Oggi poi c’è un governo che taglia i contributi sulla M4 e questo non aiuta. Venendo all’idea di facilitare i costi sui mezzi pubblici, già oggi gli abbonamenti Atm scontati, per lavoratori e studenti” Le grandi città europee soffrono il disagio delle periferie, che incrocia la presenza di numerosissimi gruppi di immigrati. Dal punto di vista del lavoro e della integrazione cosa è possibile fare? “Abbiamo avviato con un forum per lo sviluppo delle attività di vicinato, con le imprese artigiane, anche perché la metà di queste ultime sono guidate da immigrati. Questo è un grande volano d’integrazione perché oggi manca ricambio generazionale e l’immigrazione può venire in aiuto per tramandare mestieri che rischiano di scomparire. Sul versante della formazione e del collocamento abbiamo fatto un progetto con la Regione e l’Area metropolitana, da realizzare entro il 2026, che prevede l’apertura di 5 centri per l’impiego in città oltre a una nuova struttura polifunzionale per il lavoro, a porta Genova. Il primo dei 5 è già attivo nel quartiere popolare di San Siro, conpersonale specializzato nell’accoglienza che parla le lingue delle etnie presenti nel quartiere. Sempre a San Siro, in piazza Selinunte c’è una grande comunità di donne di etnie diverse, che non lavorano e hanno difficoltà con la lingua, offrire loro prima la formazione poi un lavoro permette alle famiglie di avere nuove opportunità”. Alessia Cappello, in conclusione, parla anche delle novità che riguardano i 13.500 dipendenti comunali, sia sul versante del salario integrativo che del welfare, a partire dalle prestazioni sanitarie. Un esempio di welfare territoriale che potrebbe fare da apripista per il mondo dell’impresa. Segnali di quel “cambio di passo” che dovrebbe andare oltre l’appassionante discussione sulle piste ciclabili.