Nonostante la botta alla procura, cose turche succedono a Milano

Mariarosaria Marchesano

Guerra sull’edilizia, niente commissario ad acta: il comune lancia con delibera “misure rimediali”. Alcuni dubbi

Cose turche succedono a Milano, mentre governo e opposizione fanno praticamente finta di nulla. Il tribunale del Riesame e la Cassazione hanno di fatto smontato il teorema della procura nell’inchiesta per corruzione che ha coinvolto assessori, professionisti e i piani alti del real estate, e questo è un fatto. Ma è anche vero anche che il Consiglio di Stato, con la sentenza del 4 novembre, arrivata come una doccia gelata, ha dato torto al Comune sulle procedure edilizie adottate in passato e oggetto indagini che riguardano cantieri specifici. Il Consiglio di Stato, ricalcando il parere già espresso dal Tar Lombardia, ha infatti sancito che per costruire un certo palazzo in via Fauché al posto di un garage occorreva un “piano attuativo” e non una semplice Scia (Segnalazione certificata di inizio attività). E’ una sentenza pilota e fa paura, perché potrebbero essere centinaia gli edifici milanesi nella stessa situazione. E siccome non si riesce a trovare una soluzione politica e legislativa per gestire questo intricato nodo urbanistico, e per adesso la proposta di un commissario ad acta avanzata da Forza Italia non ha riscosso grandi consensi all’interno della maggioranza, né tantomeno dell’opposizione, la giunta del sindaco Beppe Sala ha proposto una sua soluzione. Si chiama “Misure rimediali per la verifica della conformità urbanistica” ed è stata messa nero su bianco in una delibera approvata dalla Giunta il 13 novembre. In pratica, viene chiesto ai costruttori di mettersi in regola con i permessi, che lo stesso Comune ha rilasciato, versando i connessi oneri di urbanizzazione. Poi, con questo provvedimento in tasca, gli stessi costruttori dovranno presentarsi davanti al giudice nella speranza che il gesto di buona volontà consenta loro di ottenere il dissequestro del cantiere, oppure di evitare i sigilli per quelli, moltissimi, non ancora bloccati. Il processo penale, quello no, in questo caso non si può evitare, se viene accertato l’abuso. Negli ambienti di Palazzo Marino lo dicono tra i denti: “Percorso amministrativo e percorso penale sono due rette parallele, che non si incontrano”. Magari, però, l’imprenditore può sperare in una condanna ridotta.

 

Può funzionare? Che cosa ne pensano gli imprenditori che hanno partecipato alla riqualificazione urbana di Milano, ignorando che un giorno sarebbero finiti in una trappola? Il Foglio lo ha chiesto a uno degli avvocati d’affari che da anni sta seguendo la vicenda: Guido Inzaghi, specializzato in diritto urbanistico: “Qualcuno sta già valutando la convenienza della strada indicata dal Comune – dice – Del resto, se stai affogando e ti gettano una ciambella di salvataggio la accetti anche se è mezza sgonfia. Non ho dubbi che la soluzione del commissario ad acta sarebbe tecnicamente la più efficace e veloce, anche per consentire l’ingresso delle famiglie negli appartamenti che hanno acquistato. Ma se non è possibile questo, è normale che gli operatori provino a uscirne in un altro modo, anche se personalmente continuo a ritenere legittimi i permessi edilizi contestati dalla procura”. In pratica, spiega Inzaghi, pur non estinguendo il reato edilizio, il provvedimento di conformità ex post proposto dal Comune può indurre il giudice penale a non disporre la demolizione o, addirittura, la confisca dell’immobile, che per lo sviluppatore vorrebbe dire perderne la proprietà. “E’ il male minore”. Ma chi potrà intraprendere la procedura suggerita da Sala? “La verifica ex post si può applicare – prosegue l’avvocato – nei casi in cui l’intervento edilizio e il permesso di cui è in possesso il costruttore siano oggetto di contestazione da parte della procura, con un procedimento penale tuttora pendente”. È il principio del “ravvedimento operoso” che in diritto si applica anche nei casi di evasione ed elusione fiscale. Solo che, in questa fattispecie, l’imprenditore non ha fatto di testa sua ma ha seguito la prassi messa in atto dal Comune. Ma tant’è e le “misure rimediali” di Sala, che comunque un po’ si ispirano alla soluzione commissariale proposta da Forza Italia, sembrano al momento l’unica via d’uscita dal ginepraio sebbene i tempi potrebbero essere lunghi. E, si può anche notare, sono misure “rimediali” pure per il Comune, che di fatto non verrebbe coinvolto nella procedura, lasciando ai costruttori l’onere del “ravvedimento”. Chiarisce comunque Inzaghi che “per ottenere dal Comune un piano attuativo al posto di una Scia ci può volere minimo un anno”, confermando che nel frattempo le 4.500 famiglie sospese che hanno comprato casa negli immobili contestati resterebbero nell’incertezza. Il fatto è che la procura di Milano ha perso su un tavolo, dove ha costruito un teorema corruttivo che avrebbe fatto da sfondo al funzionamento della Commissione paesaggio, rivelatosi infondato, ma ha trovato nella giustizia amministrativa un alleato. Nella pratica, vuole dire che i permessi edilizi rilasciati dal Comune per opere di rigenerazione urbana e ristrutturazione sono tutti da rivedere perché in molti casi potrebbe, invece, trattarsi di nuove costruzioni che come tali avrebbero dovuto seguire procedure edilizie ben più complesse. Il Comitato delle famiglie sospese ha denunciato che sono 1.200 gli edifici costruiti negli ultimi 10 anni potenzialmente abusivi, vuol dire 40 mila case e 100 mila cittadini coinvolti. Il Comitato, presieduto da Filippo Maria Borsellino, è nato per tutelare le famiglie che hanno comprato casa negli edifici finiti nelle recenti indagini della procura di Milano, ma, dopo aver condotto una ricognizione, ha lanciato l’allarme su un fenomeno che potrebbe essere più esteso nell’area milanese. Sembrava un’esagerazione, un modo per ottenere attenzione dalle istituzioni. E se invece fosse la punta di un iceberg? Il sequestro avvenuto qualche giorno fa del cantiere di viale Papiniano, dove era in corso l’abbattimento di una palazzina di quattro piani per costruire un edificio di otto, avendo ottenuto una Scia, dice che la fine di questa storia è ancora lontana.

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