GettyImages

I “no data center” all'assalto della Lombardia digitale

Daniele Bonecchi

Dopo i no vax e i no Tav, arrivano gli oppositori dei poli digitali, da Bollate ad Abbiategrasso. Ma Milano punta a diventare una “flap city” europea, con investimenti miliardari e strutture sempre più green, motore della digitalizzazione italiana. Il settore chiede regole chiare

Non ci sono solo gli hacker russi e quelli nostrani a insidiare i data center ma anche gli eredi naturali dei no vax, dei no 5G e dei no Tav (tutti ancora all’opera). Sono i “no data center”. E la Lombardia, capitale italiana della tecnologia digitale, è costretta a misurarsi con i sedicenti difensori dell’ambiente: i comitati no data center che si moltiplicano da Bollate ad Abbiategrasso. Ma il progresso, come spesso accade, ha già preso un’altra strada.


Alberto Caccia, direttore di L22 DC, il brand dedicato di Lombardini 22, gruppo leader nella progettazione di data center e molto altro, ne sembra convinto. Gli chiediamo: il cuore dello sviluppo batte digitale e i data center sono il motore, qual è lo stato di salute di queste strutture? “C’è ancora molto da fare, Lombardia e Milano sono sicuramente il luogo del grande sviluppo dei centri dati. Il concetto delle ‘flap city’ come Francoforte, Londra Parigi, è consolidato e Milano può entrare in quest’area, anche se, valutando i parametri, registriamo che nelle altre grandi metropoli ci sono molti più megawatt installati, nell’ordine di 3-5 volte. Questo vuol dire che la nostra economia si sta basando ancora su ecosistemi stranieri, l’Italia è la terza economia dell’Ue ma il sesto sistema ecodigitale. Avere più infrastrutture sul territorio genera impatti positivi, come la penetrazione di servizi digitali, crescita economica, occupazione e lavoro qualificato per i giovani”. Il tema delle regole per l’insediamento dei data center agita il mondo della politica e delle istituzioni. Servono regole precise? “Il settore sta chiedendo norme ma ha bisogno di una uniformità di interpretazione. Non credo che il settore possa svilupparsi se i data, a livello nazionale, vengono valutati come infrastrutture strategiche, mentre a livello regionale ci sono considerazioni diverse. Poi a livello dei comuni non si sa se un data center è un sito da terziario o produttivo, con tutta una serie di implicazioni. Penso ci siano delle interpretazioni sull’impatto ambientale che devono essere un po’ più informate. Spesso il data center è assimilato a una centrale di produzione elettrica”. Prevale la classica cautela preventiva italiana? “Il data center viene ancora visto in un’ottica difensiva, guardando all’impatto negativo che può portare sul territorio. Ma oggi si può realizzare un data center green, sostenibile, che porti benefici anche alla comunità. Noi stiamo lavorando a progetti che puntano alla rigenerazione dei territori: non solo per diminuire un impatto negativo ma per promuoverne uno positivo”, conclude Caccia.


Luca Dozio, direttore dell’Osservatorio data center del Politecnico, spiega al Foglio la situazione dei data center sul territorio di Milano e della Lombardia. “La Lombardia si candida a essere il primo polo nazionale per data center istallati, ce ne sono una sessantina; noi li misuriamo abitualmente in megawatt e se in Italia abbiamo 513 megawatt, in Lombardia ce ne sono 317 e quindi un po’ più del 60 per cento; il 47 per cento sono nella Città metropolitana di Milano. C’è una stima, al 2026, che permetterebbe di arrivare a 477 megawatt raddoppiando la presenza. Una crescita forte e rapida anche perché siamo rimasti indietro rispetto agli altri paesi europei”.  


Uno degli argomenti più discussi riguarda il loro consumo energetico, molto superiore ad altre attività: ci sono soluzioni per un risparmio di energia? “La premessa è che i consumi dei data center li determiniamo noi cittadini consumatori, quando usiamo il cellulare, i social, i servizi di streaming, l’e-commerce, i servizi bancari: ormai tutto è digitale e passa dai data center. Se vogliamo, una prima soluzione sarebbe imparare a risparmiare, magari interrogando Google. Ci sono soluzioni su cui si sta lavorando per ridurre i consumi, anche perché chi li gestisce è interessato a farlo, proprio perché queste strutture funzionano giorno e notte. Ci sono diverse strade, a partire dall’efficienza degli impianti di condizionamento, poi ci sono i compiti di chi gestisce i server che dovrebbero essere più efficienti. Infine c’è l’approvvigionamento di energie rinnovabili, ci si sta lavorando ma la richiesta di energia è alta e la filiera è lunga”. Sul fronte digitale, il tema del giorno è sempre l’Intelligenza artificiale, quanto incide sulla struttura dei data center? “L’Ai aumenta i consumi: nel momento in cui devo addestrare un algoritmo ho bisogno di un hardware importante, con consumi elevati ma poi si posso impiegare le Gpu e cioè un server tradizionale, che consuma meno. Se un server consuma 6 kilowatt al metro quadro, con l’Ai arriviamo a 30. Bisogna verificare il layout degli spazi e avere una rete elettrica importante, tenendo d’occhio il calore e il sistema di raffrescamento. Con le Gpu si punta al raffrescamento liquido, ad acqua o altro”. E qui veniamo al futuro di questi grandi acceleratori di consumi digitali. “Il ridisegno dei data center ci sarà tra una decina d’anni, con l’arrivo dei computer quantistici ma con la diffusione dei Gpu (circuiti elettronici in grado di eseguire calcoli matematici ad alta velocità) saremo in grado di lavorare in parallelo. Noi ci aspettiamo che la crescita dei data center continui, anche perché la società sta marciando verso una digitalizzazione spinta. E’ una naturale evoluzione”, spiega Dozio. Giusto per confermare le previsioni del direttore dell’Osservatorio del Poli, a breve verrà insediato Mxp2, a quindici chilometri dal centro di Milano, precisamente a Castelletto. Si tratta di un campus e di un enorme data center da oltre 350 milioni di euro. Fornirà una capacità complessiva di 32 megawatt su una superficie di circa 10 mila metri quadrati. E’ la seconda struttura che  Vantage Data Centers, uno dei leade globai del settore, realizza in Lombardia, dopo Mxp1 di Melegnano.
 

Di più su questi argomenti: