Foto da geico-spa.com

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L'automotive affonda? Buttati in mare. Una storia di innovazione

Daniele Bonecchi

"Abbiamo notato un mondo dei cavi marini, nell'area dell'offshore sottomarino stranamente trascurato dall'industria. Da qui è nato il nostro interesse", parla Daryush Arabnia l'ad di Geico spa

La profonda crisi dell’automotive, per alcuni, può diventare la via per una nuova frontiera di sviluppo. E’ il caso della Geico spa di Cinisello Balsamo, della quale il Foglio si era occupato tempo fa per le sue innovative procedure di verniciatura delle auto. Ora, con l’automotive in ginocchio, Daryush Arabnia, amministratore delegato dell’azienda ha scelto di esplorare altri mari e sta lavorando a un paio di progetti destinati a far crescere ulteriormente l’azienda. “Non è un cambiamento totale di strategie – spiega al Foglio Arabnia – perché il nostro core business si amplia. Ma ci siamo chiesti in quali altri mercati potevamo utilizzare al meglio il nostro know-how, inizialmente destinato al trattamento delle scocche delle autovetture. Facendo una profonda analisi di mercato abbiamo notato un mondo dei cavi marini, nell’area dell’offshore sottomarino (uno degli ambienti più difficili) stranamente trascurato dall’industria. Anche perché le norme impongono standard rigorosi. Da qui è nato il nostro interesse per il mondo del mare, soprattutto per la gestione del fouling, quella copertura vegetativa, fatta di conchiglie e organismi diversi, che copre lo scafo delle imbarcazioni, limitandone fortemente la funzionalità. Abbiamo deciso di partecipare al progetto europeo Seasnake+”.

 

Seasnake+ è coordinato da Rise - Research Institutes of Sweden, polo di proprietà statale e indipendente che unisce il mondo accademico col tessuto imprenditoriale svedese anche su scala internazionale, offrendo tecnologie avanzate. Ma in che cosa consiste il vostro impegno? “Con altre aziende abbiamo vinto il bando per la sverniciatura e il trattamento dei cavi dinamici sottomarini, le strutture destinate a trasportare l’energia elettrica dalle turbine eoliche offshore fino a terra. Una necessità perché questi impianti si allontanano sempre più dalla costa e scendono di profondità”. “Per evitare che il fouling danneggi questi cavi abbiamo definito un sistema di trattamento su navi speciali che permette di manutenere l’insieme degli impianti”. Quali saranno i primi interventi operativi? “Nei mari del nord, dove gli impianti sono più numerosi”.

 

Si è aperto un mondo nuovo per l’applicazione delle vostre tecnologie, ci sono altre prospettive? “Direi di sì, ora stiamo lavorando col comune di Venezia e con l’Actv (che gestisce i vaporetti della città) a un sistema di trattamento e pulizia delle imbarcazioni, che col tempo accumulano tonnellate di conchiglie attaccate allo scafo. Fino ad ora i 200 vaporetti della città lagunare dovevano essere tirati in secca per la pulizia, noi stiamo definendo due stazioni di pulizia, una subacquea di passaggio, che con una luce Uvc elimina i germi bonificando la chiglia. La seconda stazione valuta il livello di sporcizia e procede alla pulizia con dei robot subacquei. Un salto di qualità per la pulizia dei vaporetti e per l’ambiente”.

 

In una situazione di crisi Geico ha saputo individuare nuovi mercati e nuove applicazioni per le proprie tecnologie e ora guarda ai porti del Mediterraneo dove migliaia di imbarcazioni potranno giovarsi dei suoi sistemi. Sì, si può fare.

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