
Ansa
Gran Milano
Il pallottoliere instabile di Beppe Sala traballa tutto a sinistra
La maggioranza comunale è in fibrillazione: i Verdi hanno votato contro su San Siro e potrebbero uscire dalla maggioranza. Sembra invece sicuro l'approdo di Azione in giunta. L’altro passaggio delicato riguarda il Consiglio dove i gruppi del centrosinistra sono dilaniati da crisi intestine
Non c’è pace per Beppe Sala, neanche il tempo di festeggiare il voto tribolato su San Siro e ha dovuto assistere a una serie di rivolgimenti che rischiano di complicare ciò che resta del suo mandato. L’impressione forte è che la maggioranza sia in fibrillazione, solo l’esigenza di portare a casa la delibera sullo stadio ha consentito sinora una compattezza che sta venendo meno, urge un intervento politico da parte del sindaco. I passaggi da fare sono due, il primo riguarda la giunta: il rimpasto era stato posticipato alla conclusione della vicenda San Siro e si sarebbe dovuto risolvere senza intoppi con l’ingresso del dodicesimo assessore. E’ insorta, invece, la grana dei Verdi che hanno votato contro su San Siro e potrebbero uscire dalla maggioranza.
Domenica è convocata un’assemblea con gli iscritti, i rumors escludono un atto radicale, più probabile che scaturisca una richiesta di garanzie su alcuni punti del programma cari agli ambientalisti. C’è poi da considerare che una rottura avrebbe ripercussioni anche a livello nazionale sul campo largo di cui Avs è una componente importante. In caso contrario la situazione sarebbe complicata, con la geografia del centrosinistra ridisegnata e la necessità di un più ampio rimpasto. Non basterebbe sostituire Elena Grandi all’Ambiente, potrebbero entrare in discussione altri assessorati come la mobilità di Arianna Censi e lo sport di Martina Riva. Al momento l’unica operazione sicura sembra l’approdo di Azione in giunta cui potrebbero andare alcune deleghe in mano ad Anna Scavuzzo che però manterrebbe l’urbanistica conquistata con la brillante prova offerta sulla vicenda stadio. Per il partito di Calenda la scelta in giunta è quasi obbligata, Giulia Pastorella è anche deputata, Daniele Nahum è stato eletto con il Pd e il suo ingresso in giunta farebbe perdere al gruppo un consigliere. Resta Francesco Ascioti, responsabile regionale del partito, che spiega al Foglio la sua posizione: “Abbiamo dato sinora un nostro contributo in Consiglio non solo sullo stadio, adesso bisogna definire il cronoprogramma sino al 2027 e fissare i punti più importanti da affrontare come l’abitare, la vivibilità, l’urbanistica”.
L’altro passaggio riguarda il Consiglio dove i gruppi del centrosinistra sono dilaniati da crisi intestine. La situazione più delicata è nel Pd con il capogruppo Beatrice Uguccioni che ha sferrato un durissimo attacco al sindaco: un fatto reso ancora più inusuale dalla moderazione sempre riconosciuta ad un esponente di estrazione centrista che si è formata nella Margherita. La reazione alle parole di Sala sul coraggio declinato al singolare riguardo San Siro è stata solo l’occasione per manifestare il disagio che regna in un gruppo che ha perso tre componenti nel voto sullo stadio e a fatica è riuscito a mantenere l’unità. Il monito di Uguccioni richiama sindaco e giunta a una maggiore attenzione verso la maggioranza e il suo partito più importante, in particolare ad una concertazione sui dossier strategici che sinora – è l’accusa di gran parte del centrosinistra – sono stati gestiti quasi in solitudine dal sindaco. Caos anche nella lista Sala, dopo le dimissioni di Marco Fumagalli non si riesce a trovare un sostituto, il posto è stato offerto a Marzia Pontone che ha rifiutato. Persino i Riformisti, che hanno tenuto la barra dritta non solo sul Meazza e adesso vanno giustamente all’incasso, si trovano indeboliti per la defezione di Carmine Pacente che lascia gruppo e Azione di cui era segretario metropolitano per andare nel misto. I suoi malumori erano noti ma la sua uscita resta clamorosa e, soprattutto, indebolisce Azione che si ritrova con due consiglieri, il terzo del gruppo è Gianmaria Radice che fa capo a Italia Viva.
Una dimostrazione plastica di questo sconvolgimento si è avuto nella seduta di lunedì scorso in cui si è discusso un ordine del giorno per revocare il gemellaggio con Tel Aviv. Il centrosinistra si è spaccato con i Riformisti che sono riusciti a bloccare l’iniziativa uscendo dall’aula con il centrodestra per fare mancare il numero legale. Un’operazione trasversale già vista che potrebbe ripetersi non solo per le divisioni politiche ma anche perché la maggioranza si trova con numeri ridotti: fuori il verde Carlo Monguzzi, molto critico (eufemismo) Enrico Fedrighini, poi c’è Pacente che si riserva di votare i provvedimenti volta per volta. Significa che i consiglieri che si riconoscono in pieno nella maggioranza sono 28, se poi dovessero lasciare anche gli altri 2 verdi si arriverebbe a 26, uno in più del minimo per fare passare le delibere. Poco per arrivare al 2027, una data su cui pochi sono disposti a giurare di arrivarci. Per ora l’unica certezza è che si va avanti fino a febbraio, ci sono le Olimpiadi e si cercherà di offrire un volto adeguato all’importanza dell’evento internazionale.
Poi toccherà al sindaco trovare la quadra, i temi da affrontare restano tanti e delicati: “Salva Milano (e ora il commissario), famiglie sospese, nuovo Pgt, piano casa, blocco di cantieri importanti come Loreto, Cadorna, Pirellino. L’offerta di una collaborazione via commissario ad acta di Forza Italia è stata respinta al mittente ma se i numeri dovessero ballare potrebbe tornare utile un’intesa con parte dell’opposizione per salvare le iniziative importanti. Com’è appena successo con San Siro.