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Gran Milano
Ops, l'impresa del campus della Statale a Mind ha qualche freno
Il progetto, pensato come polo moderno e interdisciplinare, affronta ora importanti criticità logistiche e organizzative, dal trasferimento dei laboratori alle carenze infrastrutturali. Preoccupano i costi (circa 2 miliardi), i ritardi previsti e l’accessibilità limitata, soprattutto in vista della futura apertura nel 2027
Posata la polvere degli entusiasmi iniziali per l’avvio dei lavori del nuovo Campus delle facoltà scientifiche dell’Università statale a MIND, in molti hanno iniziato a prenderne le misure. Il Campus, progettato da Starching srl., si svilupperà intorno a cinque corti circondate da altrettanti edifici in mattoni: un tributo alla tradizione architettonica milanese e in modo specifico alla Ca’ Granda. Generosi spazi verdi, che dominano tutti gli ambienti all’aria aperta, dalle corti ognuna dedicata a un diverso tipo di vegetazione fino alla grande piazza centrale, dieci mila metri quadri affacciati sul cardo dell’ex area Expo. Fin qui le gioie, poi i dolori: perché spostare come fosse una costruzione di mattoncini Lego la più grande università di Milano non sarà un gioco. E poi il dedalo di istituti, laboratori, aule di Città Studi entrerà a fatica nell’area ex Expo. La collocazione a MIND risponde alla necessità di dare una struttura moderna e interdisciplinare all’ateneo: una grande sfida organizzativa, accompagnata da decine di collaudi e nuove attrezzature.
“La questione del trasferimento della Statale è sempre stata complicata – spiega Sara Carrapa di Flc Cgil, che siede nel Senato accademico – anche perché l’operazione costa circa due miliardi e, per quanto l’ateneo sia piuttosto solido, è impegnativa. Ci siamo resi tutti disponibili, ma ci sono preoccupazioni. Sono soprattutto emerse difficoltà sul trasferimento dei laboratori. Infatti i tecnici hanno eccepito per la gestione degli spazi: non è previsto nemmeno un ufficio per la loro attività”. Ora, sempre che si trovino gli spazi adatti, toccherà a Lendlease modificare il progetto. “Anche i docenti sono preoccupati, perché il trasferimento di strumenti ingombranti, costosi e molto delicati dei dipartimenti scientifici e è destinato a procurare grossi ritardi sulla famosa annunciata apertura del nuovo polo a metà 2027. Serve capire come verrà organizzato il passaggio da Città Studi, e quando. “Ora – grazie all’intervento della rettrice Marina Brambilla che ha insediato un prorettore ad hoc – è stato istituito un tavolo per affrontare tutti i problemi”. Qualche preoccupazione filtra anche dagli addetti ai lavori della Statale, perché il trasferimento di strutture complesse come quelle che servono ai laboratori prevede l’intervento di tecnici qualificati ma anche i necessari collaudi.
Domenico Carlomagno esponente della Cisl Università, a lungo impegnato sul progetto Statale, conferma le difficoltà e aggiunge: “Stanno ancora discutendo come portare a MIND tante persone ogni giorno”. Perché le maggiori critiche emerse durante la discussione del progetto riguardavano proprio la distanza: la Statale è a pochi passi dal centro, ma questo non dovrebbe essere un problema concettuale in una metropoli moderna, però è ancora difficile raggiungere l’area. Il problema è relativo al collegamento col trasporto pubblico, per i lavoratori della Statale e gli studenti – parliamo di 23 mila persone. Ma sull’area MIND non ci sarà solo il campus, c’è l’ospedale Galeazzi, operativo da tempo e una miriade di aziende e laboratori coi loro dipendenti. Le stime parlano, a regime, di 60 mila presenze al giorno: una città nella città. La risposta c’è, si tratta della fermata ferroviaria MIND-Merlata, nel tratto della linea Milano-Varese compreso tra Rho-Fiera e Milano Certosa. Che dovrebbe consentire a 45 mila persone ogni giorno di raggiungere sia il Milano Innovation District che il quartiere di Cascina Merlata. A suo tempo è stata sottoscritta una convenzione attuativa tra Rete ferroviaria italiana, Comune di Milano, Regione Lombardia e Arexpo spa. Traffico previsto: 12,6 milioni di utenti l’anno.
I lavori della fermata avranno un costo complessivo di 33,5 milioni di euro, di cui 10 milioni a carico del Comune di Milano e 23,5 milioni finanziati attraverso il Contratto di programma Investimenti tra Mit e Rfi relativo ai City Hub e alle linee metropolitane. Secondo Rfi i lavori civili, quelli più impegnativi, inizieranno nella primavera del 2026, per essere completati nel 2028. Incombe dunque il rischio “navette” di collegamento con la M1, che però è distante dal sito del Campus, anche perché dal 2027 inizierà il massiccio trasferimento delle attività. Il rischio è di avere un distretto internazionale di eccellenza scientifica e tecnologica, con una marcata vocazione ad esportare il modello, difficile però da raggiungere.