
Myung-Whun Chung (Ansa)
GranMilano
Lo stil novo del neo direttore della Scala, in partenza per l'Asia con la sua Filarmonica
La tournée verrà inaugurata il 17 settembre a Seul, proseguirà a Busan, la cui sala da concerto è stata inaugurata di recente proprio da Myung-Whun Chung che ne è direttore artistico, e proseguirà poi in Giappone
La definitiva scomparsa del direttore d’orchestra muscolare, bacchetta brandita come un fioretto in estensione di potenza, soprano querula tenuta a bada perché “Arturo in bed, on stage Maestro”, si rappresenta plasticamente in una calda mattina di settembre milanese nella celebre Sala gialla del Teatro alla Scala, dove si tengono le conferenze stampa en petit comité, quando il direttore emerito della Filarmonica della Scala, Myung-Whun Chung, e direttore musicale designato della Scala dal 2027 con una nomina che ha creato parecchi attriti con Daniele Gatti, incrocia le braccia sul tavolo e, mentre Maurizio Beretta parla, vi posa sopra la testa, socchiudendo gli occhi.
E’ rientrato da una serie di concerti all’estero, è in prova da due giorni, lo hanno più volte invitato a riposarsi e quei pochi minuti di prolusione del presidente, prima che tocchi a lui raccontare del suo rapporto con il Teatro e soprattutto della nuova tournée con la Filarmonica in Asia a diciassette anni dall’ultima, datata 2008, devono essergli sembrati preziosi. Sembra niente, ma rispetto ai tempi anche dei suoi maestri più temuti e gentili, Carlo Maria Giulini per esempio, si tratta di un cambio di passo epocale, punteggiato peraltro da continui riferimenti ai suoi “amici” del Teatro, al bel clima di lavoro, alla gioia di ritrovarsi anche alle cene, all’unione di sentimenti e di passioni (notoriamente, Giuseppe Verdi) con il nuovo sovrintendente, dal febbraio scorso, Fortunato Ortombina.
Nulla appare più lontano dalle sfuriate di Riccardo Muti e dell’attenzione guardinga di Riccardo Chailly del senso di comunità e di rilassatezza che Chung, è evidente, vuole imprimere alla Scala nel suo nuovo corso. Vedremo se questa impronta, molto inserita nello spirito del tempo, molto adatta a una società occidentale che cerca di smussare, lenire e sopire tutto, si manterrà con gli anni. Nel frattempo, al Piermarini sono tutti molto contenti di questo ritorno asiatico, che valutano come un investimento in termini di immagine e di relazione (insomma, molte spese, nonostante i grandi teatri dove andranno ad esibirsi in Corea risultino esauriti e i due sponsor Allianz e Unicredit non si siano risparmiati). La tournée della Filarmonica, già programmata nel 2020, ovviamente saltata e oggi ripresa con nuove scelte musicali, verrà inaugurata il 17 settembre a Seul, proseguirà a Busan, la cui sala da concerto è stata inaugurata di recente proprio da Myung-Whun Chung che ne è direttore artistico e proseguirà poi in Giappone: Sapporo, la Suntory Hall di Tokyo, la Mirai Hall di Yokohama, lo Aichi Art Theater di Nagoya e infine Osaka, negli ultimi giorni di Expo. Chung si dice come ovvio entusiasta di poter tornare a lavorare al Piermarini e con la Filarmonica, “un’orchestra che unisce l’eleganza della tradizione italiana con una sensibilità musicale in grado di parlare a tutti”. Quando aggiunge di essersi sempre sentito capito e accolto, è chiaro che sul fronte scintille e saette ci sarà sempre meno da scrivere.