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GRAN MILANO

Eppur si muovono gli azzurri che guardano ai riformisti. Ipotesi

Fabio Massa

Mancano due anni alle elezioni che chiuderanno un’epoca. Nel vuoto lasciato da un centrosinistra logorato e un centrodestra in cerca di se stesso, riaffiorano idee e convergenze che potrebbero riscrivere l’orizzonte politico milanese

Eppur si muove, la riflessione sulla città. Lentamente, come un enorme ingranaggio che inizia a lavorare sui temi e sulle idee. Confusamente. Fuori dal circuito ufficiale degli intellettuali che sempre di più, invece di essere trend setter sono follower buoni per mettere cuoricini su Instagram a giochi ormai fatti e conclusi. Mancano due anni alle elezioni che chiuderanno un’epoca, iniziata con Giuliano Pisapia e continuata da Beppe Sala che pure al tempo del predecessore è stato protagonista, con il lungo viaggio fino alla conclusione di Expo. Che la città rimanga solidamente a sinistra, come è probabile anche in base ai risultati milanesi dei referendum, o che invece viri verso il centro-destra, resta però un’unica cosa certa: termina un ciclo. O forse è già terminato: tra i tormenti, peraltro, di una maggioranza divisa profondamente non solo sui fondamentali (esteri, lavoro, giustizia) ma anche sui temi locali (stadio, urbanistica, trasporti). Tormenti che fanno il paio con le incertezze di un centrodestra divaricato tra populismo di destra e moderatismo.

In tutto questo, però, qualche ragionamento si muove, nel mondo moderato. E non succedeva da troppo tempo. Dopo il lancio dl circolo Matteotti, tutto giocato a sinistra, ora ha un certo interesse l’iniziativa che l’associazione Milano Merita, chez Giulio Gallera e Alessandro De Chirico, ovvero due pesi massimi degli azzurri cittadini, ha organizzato presso l’Acquario Civico giovedì 19 alle 18. Perché è sicuramente qualcosa che nasce in seno alla Forza Italia milanese-lombarda, ma si apre in modo interessante. A guardare gli ospiti – moderati da Giannino Della Frattina – si leggono i nomi di Sergio Scalpelli (riformista storico), di Martina Riva (lista civica Sala), di Daniele Nahum (ex Pd, ora Azione) e Filippo Campiotti (ex Italia Viva, ora FI), di Piervito Antoniazzi (Pd ma sempre eretico e visionario). Insomma, la maggior parte degli ospiti non proviene da destra, ma dal fronte opposto. “E’ normale che sia così”, spiega al Foglio Giulio Gallera. Lui il sogno, neppure troppo segreto, di fare il sindaco l’ha accarezzato a lungo. Ma ha pagato da assessore regionale il Covid e il concomitante e forsennato attacco a Regione Lombardia.

“Oggi il tema è immaginare Milano non partendo dal totonomi, ma dai temi”. Il programma, che noia… “Più che un programma vorrei capire se ci sono assonanze. Poi su queste si provano a costruire dei concetti. Non è che si parte dal dire: noi siamo bianchi e quindi siamo giusti e stiamo insieme. Si parte dalle singole questioni e si verifica quel che ci potrebbe unire”. Il corteggiamento di Azione continua? “Diciamo che si prova a rendere solida una apertura. Fin quando l’accordo è tra linee politiche, si parla di qualcosa di fragile. Quando invece si mettono in campo i contenuti tutto diventa più solido. Sennò il rischio è che oggi guardino a noi come una alternativa perché temono la candidatura di uno come Pierfrancesco Majorino. Poi però magari non è Majorino, e allora tornano di là, senza capire che chiunque sia il sindaco i problemi di quella maggioranza di sinistra sono assai più profondi. Voglio essere ancora più esplicito: noi evidenziamo con questa iniziativa che l’area riformista che oggi è collocata nella giunta Sala ha moltissimi punti in comune con noi. Viceversa ci sono per esempio delle distanze con una parte di chi oggi siede accanto a loro nei banchi del Consiglio comunale. Noi vogliamo dire loro: ma con chi volete costruire il futuro di Milano?”. Maggioranza divisa... “Beppe Sala è sicuramente una persona molto autorevole. Eppure oggi quella maggioranza è divisa su tutto quello che conta. Ci sono delle contraddizioni e delle distanze enormi tra di loro. Neppure uno come Sala è stato in grado di fare sintesi. Il messaggio che io voglio provare a dare è che se noi vogliamo far crescere Milano abbiamo bisogno di mettere insieme delle forze che abbiano delle idee simili”. Nel centrodestra, però. Ed è questa la sfida più complicata per i riformisti di centrosinistra.
 

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