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GranMilano
Su fondi e opere del Pnrr Milano è avanti. Il problema verrà dal 2027. Il tema casa
L'amministrazione comunale sta facendo un ottimo lavoro con il Piano, ma senza sostegno europeo non si garantiscono i progetti strategici. Dall’housing alle periferie, poi la sicurezza e la rigenerazione urbana: per Carmine Pacente (Renew Europe) “è arrivato il tempo di rafforzare le competenze del comune”
La buona notizia, tutt’altro che scontata, è che l’amministrazione comunale sta facendo un ottimo lavoro con il Pnrr. Stiamo parlando del Piano nazionale di ripresa e resilienza elaborato dal governo per la gestione dei fondi del Next generation messi a disposizione dall’Unione europea per fare fronte alla pandemia: Milano ha ottenuto 980 milioni e può vantare 91 interventi sui complessivi 96 previsti già completati o in fase di esecuzione. Considerando che la deadline è fissata per il 31 dicembre 2026, è facile prevedere che in questo anno e mezzo che rimane l’operazione sarà ultimata in scioltezza. La notizia meno buona è che il Pnrr è stato un intervento legato all’eccezionalità del lockdown, al momento non è previsto un piano sostitutivo di cui la città avrebbe bisogno se si pensa che i fondi europei disponibili ammontano a 1 miliardo 250 milioni: il Pnrr rappresenta quasi l’80, di fatto l’asse portante delle opere targate Ue.
Per evitare il rischio di ritrovarci con un budget quasi azzerato nel 2027, lo scorso marzo Carmine Pacente, consigliere di Renew Europe e membro del Comitato europeo delle Regioni a Bruxelles, ha presentato un documento – approvato in commissione Politica di coesione territoriale, fondi strutturali e bilancio europeo – che ieri è arrivato all’esame dell’assemblea plenaria del Comitato europeo delle Regioni a Bruxelles.
L’iniziativa ha un duplice obiettivo, come spiega Pacente al Foglio: “Purtroppo senza sostegno europeo le città non riescono più a garantire né progetti strategici né servizi essenziali. Per questo è fondamentale una agenda urbana europea forte che garantisca alle città sia protagonismo decisionale che sostegno finanziario da parte dell’Unione europea anche dopo il Pnrr”. Più risorse, dunque, ma non solo. Secondo l’esponente di Renew – nonché presidente della Commissione consiliare Fondi europei e Pnrr – vanno rivisti i meccanismi con cui vengono definiti i progetti: “Non può più essere il centro a decidere, i comuni che conoscono meglio le priorità vanno coinvolti nei processi decisionali”. Un punto, quest’ultimo, che rappresenta l’unica incognita, dato la totale condivisione di tutti i gruppi europei sulla necessità di un maggiore impegno finanziario per le città. La posizione di Pacente si spiega anche con l’articolazione assunta del Pnrr milanese sbilanciata sulla mobilità cui sono andati 561 milioni (oltre il 50 per cento) e 40 progetti: “E’ stata data la priorità alla transizione ecologica e anche alla digitalizzazione, da qui il massiccio stanziamento per i trasporti. E’ rimasta però penalizzata la casa cui complessivamente sono stati assegnati circa 130 milioni su 1 miliardo 250 milioni: una cifra insufficiente per affrontare un tema che è molto delicato a Milano”. Appare scontato che un prossimo piano andrà impostato con criteri diversi: “Oltre l’housing oggi le priorità sono il welfare, le periferie, la sicurezza, la rigenerazione urbana: abbiamo dimostrato di sapere gestire le risorse. È arrivato il tempo di rafforzare le competenze del comune”.
Il Comitato europeo delle Regioni dispone solo di un potere consultivo, il documento licenziato ieri arriverà all’attenzione di Consiglio, Commissione e Parlamento europeo: tra le istituzioni e le forze politiche che le animano sarà determinata la linea post Covid sul sostegno alle città. Difficile ipotizzare che nella nuova Agenda urbana europea saranno messe a disposizione le somme ingenti che hanno caratterizzato il periodo 2021-2026 anche se Pacente non nasconde l’ottimismo: “Le città stanno assumendo un ruolo sempre più importante, sono al centro di una nuova urbanizzazione, è importante che l’Ue definisca politiche di sostegno”, spiega. Un contributo particolare è atteso da Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione europea e commissario per la politica regionale e di coesione, lo sviluppo regionale, le città e le riforme, che ha seguito i lavori sin dall’approdo del testo in commissione.