Ansa

Gran Milano

Incroci pericolosi a Milano: Renzi e Calenda, Lupi e Majorino

Il segretario di Italia Viva attacca la premier Meloni, Azione prende tempo, il leader di Noi moderati si scalda e il Pd si smarca: il centro e il centrosinistra iniziano a muovere le pedine in vista delle comunali milanesi

Chiamali se vuoi, incroci pericolosi. Venerdì scorso Matteo Renzi, Carlo Calenda, Maurizio Lupi, tre segretari di partito tutti di centro, hanno parlato nella sede di Assolombarda, alla manifestazione Futuro Direzione Nord organizzata dalla Fondazione Stelline. E hanno offerto spunti per capire che strada sta prendendo la politica della capitale economica (che sta particolarmente a cuore a Lupi, che già parla da candidato sindaco). Ma andiamo per ordine. Renzi sceglie solo temi nazionali, andando frontale contro Giorgia Meloni. “Il futuro di Milano lo vedremo a tempo debito, ma intanto preoccupiamoci che la premier è talmente terrorizzata dalla possibilità di perdere che sta cambiando la legge elettorale”. “Calenda meloniano? Non parlo di cose che sono imperscrutabili”, spiega sorridendo a metà. Arriva Carlo Calenda e subito gli viene chiesto se sosterranno Pierfrancesco Majorino candidato sindaco: “Lo valuteremo. Bisogna stare molto attenti perché Milano è una città che sta vivendo un periodo molto complesso, che ha un tema di sicurezza percepito gigantesco. La sicurezza è la prima cosa che bisogna assicurare ai cittadini. Su temi che hanno a che fare con un approccio non ideologico all’ambiente. Su questo noi valuteremo le varie opzioni e non è escluso che ci sia un candidato nostro”.

Arriva Majorino, poche ore dopo, in dibattito con Lupi. Praticamente un antipasto di campagna elettorale. Butta acqua sul fuoco: “Io credo che parlare adesso dei candidati sia un po’ strano e incredibile perché mancano due anni alle elezioni comunali. E’ davvero presto. Detto questo, io mi auguro che sia un’alleanza la più ampia possibile. Anzi, mi auguro che Azione, tra l’altro, faccia parte anche dell’alleanza a livello nazionale perché mi pare che su questo terreno ancora non è tutto chiaro. Mi auguro che ci sia un’alleanza ampissima delle forze di centrosinistra a Milano”. Nel giro di qualche minuto si presenta Maurizio Lupi in versione conclave meneghino: “Abbiamo visto che chi entra Papa esce cardinale. Oggi non è questo il tema. Io sono pronto insieme agli altri protagonisti del centrodestra: a Milano c’è Matteo Salvini, ci sono io, c’è Ignazio La Russa, c’è Letizia Moratti. Il centrodestra ha sempre generato una classe dirigente di altissimo livello”. Però poi sul palco parla di una città che ha smarrito le idee, ingaggiando una battaglia verbale, più che con Majorino, con l’altro “moderato” (ma di sinistra), l’assessore al Bilancio Emmanuel Conte, che da più parti vorrebbero come nome della terna su cui il centrosinistra potrebbe puntare per riconquistare per la quarta volta il capoluogo. I riformisti Dem, gli stessi del circolo Matteotti nascituro, puntano sulle primarie: “Ci hanno portato bene”, dice Lia Quartapelle.

Sì, ma l’incognita sarebbe chi partecipa, non chi le vince (ovvero Majorino). E’ questa la strategia? Dalle parti della segreteria metropolitana e regionale del Pd albergano dubbi. Sul fronte opposto, i dubbi prendono corpo con le parole di Alessandro Sorte, segretario regionale di FI: “E’ assolutamente legittimo che a Milano si faccia il nome di Lupi come candidato sindaco del centrodestra, è stato un ministro del governo Berlusconi, non diremo mai una parola né contro gli amici, né contro i nostri alleati, né contro Maurizio Lupi che è una persona in gamba e capace. Ma noi siamo convinti che dobbiamo metterci sul binario di un candidato civico perché se politicizziamo il voto a Milano abbiamo più difficoltà”.